giovedì, giugno 16, 2005

Vattimo e il Papa

L'appuntamento elettorale ed i conseguenti bilanci post-referendari, forieri di nuove diatribe e polemiche revanchiste, hanno scatenato i commenti esacerbati del Prof. Gianni Vattimo.
Costui, essendo, non tanto un filosofo (scarso ci pare il suo contributo alla ricerca filosofica del nostro tempo, al pari peraltro di quasi tutti i suoi colleghi), quanto un tuttologo eminente (la tuttologia è un'arte, secondo cui è possibile pronunziarsi su tutto lo scibile umano, pretendendo di dire la verità), ha voluto contrapporsi a Benedetto XVI sul tema del relativismo e della procreazione, cercando di essere perfino spiritoso (lui che tutto è meno che divertente, quando pronuncia i suoi dogmi dell'antidogmatismo).

Ha cominciato col dire che si rischia di avere l'ultimo Papa per la Chiesa cattolica, perché dopo ci sarà il diluvio, data la chiusura al mondo moderno.

Ed interrogandosi problematicamente, ma con spirito ecumenico, antirazzista ed egualitario (qual è suo costume abituale), si è chiesto cosa sarà costretto a fare il Pontefice, per salvare l'istituzione in decadenza, se non nominare cardinali "i negri" e sacerdoti "le donne"(horribile dictu!).

Ha rievocato lo spettro del "Sillabo" ed invocato la rivolta dei cattolici per crearsi una Chiesa finalmente progredita, che ammetta i matrimoni gay, la pillola e l'aborto (in prospettiva mai accantonata, la fecondazione eterologa), e... l'unione con il buddismo ( "ma come farà ad incontrare il Dalai Lama?" piagnucolava disperato).

Insomma, una vera e propria scomunica con tutte le regole e con tutta la la forza di chi crede fermamente nei principi del relativismo, il quale stranamente non ammette religioni diverse dalla propria.

1 commento:

Anonimo ha detto...

imparato molto