giovedì, maggio 11, 2006

Non voglio più caramelle!


A saltellare tra i blog, c'è da stupirsi delle riverenze e delle sconvenienze della maggior parte dei commentatori.


Salamelecchi e frasi opportunistiche, baci, abbracci, tentativi continui di arruffianamento.Perfino sorrisi( ma come si fa a lanciare sorrisi in web, come tanti clown?).

Di fronte al profluvio di poesie mentecatte e monocordi, piagnucolanti, noiose, prive di senso, pietose, assistete ad un coro di ovazioni, da parte di gente che a malapena sa mettere la propria firma.

Un'immensa pentola d'ipocrisia caramellosa, che bolle in continuazione, producendo acqua zuccherata per innaffiare piante rachitiche, terreni aridi, zolle rinsecchite.

Blog come specchio del reale?

Ne dubito.

Ma un collegamento con certi media sicuramente c'è. L'influenza di cattivi maestri si avverte anche qui.

Guardate la televisione in questi giorni, i minuetti dei politici. Tutti bravi ragazzi: un po' di colpi di spillo tra loro e subito dopo ammiccamenti e complicità nascoste...

Francamente credo che il nostro tempo sia il più becero e gesuita, il più volgare e vessatorio, nella storia del paese, dove si va innalzando l'ara del conformismo più vieto e dell'annientamento delle libertà individuali e collettive.

Ci attende un destino soffocante, da pecore matte.

In un falso clima di concordia, in un mare di melassa finisce la nostra civiltà.

E allora?

Non voglio più caramelle!

Basta con le giravolte criminali.

Voglio l'aria pura, i sapori forti, uomini e donne che dichiarino quel che pensano, capaci di un minimo d'indipendenza di giudizio ed anche di qualche paraloccia ben detta.

Faccio un ultimo disperato tentativo, chiamando a raccolta i non conformisti, prima di andare in esilio in qualche terra lontana ed incontaminata, se ancora esiste, in una parte qualunque di questo povero mondo.

lunedì, maggio 08, 2006

L'Europa e La malinconia



Tommaso Padoa Schioppa, illustre docente dell'Università Bocconi, ha dato alle stampe un libro sull'Europa, in cui analizza il generale stato di scetticismo delle nazioni, che ne fanno parte, nella volontà di costruire una Unione non solo economica, ma un vero soggetto politico protagonista fra le grandi potenze.

L'aspetto curioso del libro è il collegamento che l'autore stabilisce tra la mancanza di slancio ideale, la capacità di realizzare un sogno e il male oscuro dell'occidente, la malinconia.
Un accostamento assai interessante, che può meravigliare, ma che invita a riflettere sulla condizione delle società contemporanee del vecchio mondo.

Sembra inevitabile la constatazione di una perdita di energia vitale con l'avanzare del progresso materiale e sociale, quasi fossero due facce della stessa medaglia.

La malinconia pare il vero problema europeo, ovviamente intesa in senso metaforico, ma con addentellati precisi ad un diffuso disincanto.

Storicamente una pessimistica visione del mondo, negli spiriti più attenti è sempre esistita.
Un concetto costantemente presente nella cultura occidentale, un tema di grande respiro, all'interno di discipline tradizionali come la filosofia e la religione, come testimoniano le opere di Aristotele.

Sulle vie che un tale stato d'animo può far intraprendere alle classi dirigenti, agli uomini grandi, i quali - pur avendo la consapevolezza del proprio valore - soffrono dell'incapacità di raggiungere le loro alte apirazioni, avendo ben chiara la propria insufficienza, si sono esercitate menti illuminate.

E' pregnante la definizione della "melancolia" come "nostalgia di ciò che è perfetto".

Variamente interpretata con i termini equivalenti di accidia, spleen, umor nero, noia, essa afflisse nell'antichità eroi come Ercole e nell'età moderna statisti come Churchill, fu studiata da filosofi e dommatici, fin quando la medicina dei nostri giorni, la psicologia, la psichiatria, non coniarono la parola depressione, la quale, nel declino della civiltà occidentale, conta oggi massicce conquiste tra le popolazioni europee e nei reggitori dei governi, ma probabilmente, a nostro sommesso avviso, senza una presa di coscienza adeguata da parte delle vittime e qualsivoglia intendimento di reagire e di vincere la malattia.

Un altro sintomo della massificazione imperante e dell'assenza di élites selezionate.