http://notizie.tiscali.it/articoli/collaboratori/giampieromughini/11/02/donne-in-piazza-dignita.html
Chi ricorda "Les hussards"? C'era in Francia, negli anni sessanta,una cultura anti-ideologica, libertaire e joyeuse, irriverente verso le mode del tempo, dai gusti eleganti ed aristocratici,una compagine intellettuale lucida e brillante, acuta e valorosa, ardita e buissonière con fior di scrittori come Roger Nimier,Jacques Laurent,Michel Deon ed altri eminenti personaggi del calibro di Jean Giono, autore de "L'Ussaro sul tetto",una scuola di pensiero intramontabile.
mercoledì, febbraio 16, 2011
Donne in piazza
http://notizie.tiscali.it/articoli/collaboratori/giampieromughini/11/02/donne-in-piazza-dignita.html
lunedì, luglio 19, 2010
UNA CERTA IDEA DELL' ITALIA

mercoledì, giugno 24, 2009
Disintossicazione

Credo sia utile una disintossicazione dai veleni della campagna elettorale, per riappropriarsi di se stessi e ricomporre la propria integrità psico-fisica, guardando oltre la politica ed i 'comitati d'interesse' che sono andati all'assalto di comuni e province nel nome del progresso e del cambiamento - termini che suonano innegabilmente falsi e che nascondono soltanto, nel migliore dei casi, la volontà d'incrementare una nuova professione senza qualità, quella del 'politicante'.
Ho notato che alcuni nuovi eletti presenti su Fb hanno creato nuovi movimenti e nuovi partiti e che cominciano a chiedere iscrizioni e contributi: mi sembra una pantomima già vista decine e decine di volte.
Molti pensano che la salvezza, per loro, verrà dal nuovo proliferare di combriccole, di destra, centro e sinistra. Una vera pena.
Nessuno è contento della situazione generale, né al governo né all'opposizione, ma tutti sono concordi nel dire che le province sono una 'cartina di tornasole' importante, come se non sapessere che si tratta di 'enti inutili' destinati a succhiare l'ultimo latte dell'ultima vacca da mungere.
Una politica seria le abolirebbe d'un colpo destinando i quattrini ad alleggerire il peso della crisi. Ma così non è.
Si continua a parlare di parlamento di' nominati' e non di eletti, dimenticando che l'art.49 della Costituzione reclamerebbe una regolamentazione degli 'enti di fatto', chiamati partiti, mentre nessuno di essi ha messo nel programma un impegno fondamentale per la vita democratica: chiarire obblighi e responsabilità, funzioni e limiti di organizzazioni, che hanno espropriato lo stato da decenni, lottizzando tutto quello che era possibile infeudare, per garantirsi un potere senza fine né controllo, con clientele e nepotismi e sistematici accordi spartitori tra i vari gruppi in gioco.
Non si parla del' voto di scambio' o delle 'scelte uninominali' imposte dalle segreterie dei partiti, prima dell'attuale legge elettorale, che rimane una porcata, ma che va bene a quasi tutti, dato l'esito del referendum.
Si può pensare che la nomenklatura, nella quale si contano per carità anche persone di ottimo livello, voglia autoriformarsi? Sarebbe ridicolo.
Ecco allora crescere l'astensionismo ed il disgusto, non solo per le intossicazioni della politica, ma per tutta la categoria dei politici.
Le cifre sono in pauroso aumento, ma 'lorsignori' fanno finta di non accorgersene...
E' gente che non vota perché o si rifà alla pre-politica o alla meta-politica o addirittura alla metafisica, ovvero ritiene che la cosiddetta 'classe dirigente' del governo e dell'opposizione sarà costretta a dare le dimissioni da se stessa, per autoconsunzione, non rappresentando più nulla e nessuno.
Nel frattempo è meglio occuparsi di altro, senza dare troppo peso alle sceneggiate di queste 'élites non élites'.
martedì, febbraio 17, 2009
Soru, vittima di se stesso

Dopo una domanda, il Presidente della Regione cominciò a rispondere e subito s'interruppe, facendo calare il silenzio tra sé e l'interlocutore, il quale, dopo un'attesa che pareva interminabile, provò a sollecitare il completamento della risposta, rimasta a mezz'aria.
Immediatamente, a quella che gli pareva un'intrusione, Soru reagì stizzito, intimando all'intervistatore: non m'interrompa !
Perché riportiamo questa notizia riesumata da "Il Giornale" in campagna elettorale ?
Perché in questo aneddoto c'è buona parte del carattere dell'uomo e gl'indizi della sua debolezza come uomo politico.
Ora che ha perso con l'onore delle armi, dobbiamo riconoscergli, insieme ad alcune gravi gaffes, almeno l'onestà di essersi dimesso per chiedere all'elettorato un giudizio sulla sua azione di governo, a dispetto del dissenso espresso all'interno della coalizione che lo aveva scelto come premier.
L'apporto dato alla sua rielezione dai partiti movimentisti e radicali ha avuto il sapore di una tattica strumentale per trovare, per essi, spazi altrimenti non conquistabili, alienandogli le simpatie di parte dell'elettorato cattolico.
A nulla, inoltre, sono valsi sia il personale appoggio di Walter Veltroni, che l'uso indiscriminato dei mass-media.
La sua "Unità" e "Repubblica" , la terza rete della radiotelevisione e la 7, "la Nuova Sardegna", "il Sardegna" e le reti radio-visive create dall'amico Nicola Grauso, smentiscono la sua presunta minorità nel campo della comunicazione e non danno la spiegazione della sua sconfitta, la quale, benché sostenuta mediaticamente, è sostanzialmente frutto della sua incompatibilità caratteriale con il mondo della politica militante, traffichina e sleale, ipocrita e affarista, opportunista e miserabile nel decretare la sua fine, con ciniche pugnalate alla schiena ed accordi elettorali trasversali e sottobanco, nell'ambito del centro-sinistra, per favorirne la caduta.
Soru, come buona parte dei sardi di razza, ha perduto paradossalmente per alcune qualità che l'alchimia della patitocrazia trasforma in difetti e colpe irreparabili.
L'inventore coraggioso e geniale di Tiscali, una realtà tecnologica che ha modernizzato il nostro paese e l'Europa, costituendo una spina nel fianco di colossi telematici monopolisti, decise di scendere in campo, forse per sopraggiunte difficoltà della sua azienda, ma soprattutto per conquistare nuove “chance” e quindi maggiore possibilità d'influire sulle scelte di un territorio difficile, qual è da secoli l'isola dei nuraghi.
Egli aveva capito che un buon imprenditore, prima o poi deve fare i conti con chi detiene un potere forte come quello dei partiti, i quali possono essere motore di sviluppo o palla al piede del progresso, con cui occorre, comunque, scendere a patti.
All'inizio, il “Progetto Sardegna” si pose come un movimento al di fuori delle “camarille”, con un programma che puntava principalmente su tre elementi importanti: - ricerca scientifica, con la creazione di un polo universitario competitivo a livello internazionale;
- rivalutazione delle risorse agro-pastorali, con l'adozione delle tecnologie più avanzate per la produzione e la commercializzazione diffusa dei prodotti tipici regionali, protetti e garantiti dalle imitazioni;
-potenziamento dell'imprenditorialità turistica da estendere alle zone interne dell'isola, nell'attenta salvaguardia della natura.
Idee buone che però dovevano perire nel mare magnum della burocrazia dei compromessi e dei giochi di corridoio, una volta stretta l'alleanza con il centro-sinistra.
Errori strategici gravissimi si evidenziarono ben presto nel corso della sua leadership, tutti derivati dall'impostazione salesiana della sua formazione culturale, ancorata al “cattolicesimo rosso” degli anni sessanta e influenzata pesantemente dagli istinti estremisti degli ayatollah del post-comunismo, con cui maldestramente strinse un'innaturale legame ( come possa un fautore del libero mercato entrare in sintonia con l'ideologia assistenzialista, demagogica, antimodernista di una certa sinistra resta ancora un mistero).
A ciò si aggiungano alcuni stravolgimenti dei connotati propri della cosiddetta “sardità”, forieri delle più perniciose conseguenze per l'economia e l'immagine della Sardegna.
L'insofferenza per i pretesi colonizzatori del territorio ed i rigurgiti “revanscisti” contro i nuovi ricchi, maleducati ed arroganti, si tramuta da sentimento d'indipendenza individualista e senso della giustizia sostanziale, l'amore per la natura e la propria tradizione, fortemente connaturati al costume dei sardi, in provvedimenti giuridicamente aberranti e di rozza impronta giustizialista con tasse ed imposizioni fiscali anticostituzionali, in un assurdo braccio di ferro con il Governo centrale ed in vincoli all'attività edilizia privi di logiche giustificazioni ed attinti dal peggior repertorio dell'ambientalismo isterico e fanatizzato.
Le conseguenze negative di simili deviati atteggiamenti non tardarono a manifestarsi in un pervasivo arretramento culturale ed economico.
L'opposizione alla permanenza americana a La Maddalena e alla base della Marina militare italiana, nonostante il pannicello caldo del G8, rischiano di provocare un tracollo economico senza precedenti per la comunità dell'arcipelago “più bello del mondo”, e nascono dall'utopia dissennata di poter attirare imprenditori seri, in grado d'investire e produrre ricchezza, dall'oggi al domani, imponendo una patria potestà burocratica che contraddice i più elementari principi della libera iniziativa.
La contestazione aprioristica della Costa Smeralda e la contemporanea ricerca successiva del sostegno dell'Aga Kan Karim, per importare turismo internazionale nella fascia meridionale dell' isola, con baricentro nella provincia di Cagliare è il grottesco risultato di un campanilismo senza senso né scopi apprezzabili sotto il profilo dell'interesse generale.
Il Presidente si è attorcigliato nei pregiudizi e nelle contraddizioni di una classe politica insipiente portandolo ad enfatizzare il proprio animo di sardo fiero e leale, fino a capovolgersi nel parossismo estremista e declamatorio, nei più nefasti ed autodistruttivi impulsi autarchici.
Il risultato negativo di tale discesa agl'inferi si poteva intuire.
Che cosa poteva portare il connubio tra un imprenditore tutto sommato ingenuo ed i vecchi marpioni dei professionisti della politica se non un abbraccio mortale?
lunedì, settembre 17, 2007
Grillo? Perché no?

Il suo blog l'ho letto e contestato e non mi sarei aspettato alcuna evoluzione nel suo atteggiamento mentale.
Dopo l' 8 settembre le cose sembrano cambiare nel suo modo di vedere la politica e mi pare un passaggio positivo.
La partitocrazia ormai nessuno la criticava più e nessuno metteva nei propri programmi il suo abbattimento, quanto mai necessario per un effettivo rinnovamento sociale.
Non dico che passerei armi e bagagli con lui senz'aver verificato i punti qualificanti del suo programma che apparirà sul suo blog tra qualche giorno, ma ci sto facendo un pensierino sopra.
Si vedrà.
Se - oltre alle flebili voci di autentici contestatori del malaffare dei partiti come Massimo Fini - ci sarà un movimento che affronta seriamente il problema dei problemi del nostro paese -costituito dalla nomenklatura che ci governa come un'oligarchia e che ci riduce in schiavitù ogni giorno che passa utilizzando, con intenti onesti, persone competenti e libere ( a cominciare dalle liste civiche), ritengo sia compito di ogni cittadino dabbene prestare la dovuta attenzione e dare il proprio, piccolo o grande, contributo, per la demolizione sistematica dei privilegi della classe cosiddetta dirigente, arrogante e delegittimata -la quale ha finora badato ai propri comodi, piuttosto che all'interesse del cittadino, burocratizzando sempre di più i rapporti tra potere e sudditi, e sperperando il denaro pubblico.
E allora dico: Grillo? Perché no?
Al di fuori dei vieti schemi della destra e della sinistra, ben venga una rivoluzione culturale, autentica e libertaria, che spazzi via i cialtroni che non ci rappresentano e che ci opprimono.
Attendiamo il nuovo progetto e poi valutiamo e decidiamo di conseguenza.
Intanto, evviva il vaffanculo day!