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giovedì, aprile 26, 2007

Sigfrido Bartolini









"Sigfrido Bartolini è stato pittore, incisore, critico, scrittore ed insegnante. Era nato a Pistoia nel 1932. Si è formato a Firenze, all’Istituto d’Arte. Dal 1947 ha cominciato a esporre i suoi dipinti in numerose mostre in Italia e all’Estero, ha eseguito bozzetti per il teatro, ha scritto articoli di critica d’arte e saggi, e si è dedicato alle incisioni. Nel 1983 ha curato un’edizione di Pinocchio, illustrandola con oltre 300 xilografie. Le xilografie sono state esposte negli Anni Ottanta in Francia, Germania, Grecia, Italia. Sue opere grafiche si trovano al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi di Firenze e alla Biblioteca Vaticana di Roma. È morto a Firenze il 24 aprile 2007."

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Le scarne notizie biografiche, tratte dal comunicato della casa editrice Polistampa, non rendono onore alla complessa personalità dell'artista, formatosi alla scuola dell'indimenticabile Ardengo Soffici, né al carattere dell'uomo, alle sue qualità, al suo talento d'incisore, pittore, critico d'arte e scrittore, a cui mi legava una profonda amicizia, nonostante le differenti generazioni.
Una volta conosciuto non poteva mancare l'apprezzamento alla sua chiarezza morale ed intellettuale, alla sua schiettezza di vero toscano, al suo anticonformismo, al suo radicato attaccamento alla tradizione in campo culturale.
Mi duole ricordarlo a poche ore dalla sua scomparsa, mentre avrei voluto dedicargli parole meritate di stima e di affetto in sua presenza, durante la sua laboriosa ed infaticabile esistenza.
Purtroppo le circostanze della vita ci hanno tenuto lontani e non ci hanno consentito una frequentazione assidua come la squisitezza della sua persona, il gusto aristocratico e popolare insieme avrebbero meritato.
Ho due quadri, contrassegnati da dediche sobrie e preziose per l'attenzione che sempre poneva nel significati delle parole, espressione della sua palpitante creatività e del suo ingegno pittorico, che testimoniamo l'impronta indelebile della Toscana, come microcosmo universale.
Una volta mi disse che il segreto per apprezzare un'opera era sentirsene compartecipe.
"Se ti piace e la senti nell' anima vuol dire che vale".
Dette da da lui, che era uno spietato ed immacolato scopritore di truffe ed un critico competente e rigoroso, queste parole risuonano come un insegnamento kantiano (un filosofo con cui aveva attinenze insospettabili in campo morale ed estetico).
Le sue mani erano consunte dal lavoro artigianale, scrupolosamente eseguito con metodo antico, al fine di ricavarne incisioni uniche, imperdibili, superbe per nerbo e capacità rappresentativa (basta riferirsi al capolavoro delle illustrazioni del Pinocchio di Collodi e alle incisoni dedicate alle tematiche religiose).
Adesso riposa in un cielo ricoperto dei colori dei suoi quadri, soffusi di malinconia e segnati dalla passione per la purezza e la semplicità.
"La vera aristocrazia ha l'onestà dipinta in fronte" diceva Mozart.
Queste parole mi sembrano oggi le più appropriate per ricordare la sua vita.
Addio Sigfrido.


sabato, aprile 14, 2007

Sua Maestà, ci faccia il piacere!


Vittorio Emanuele di Savoia è intervenuto alla televisione per parlare delle vicende giudiziarie iniziate a Potenza e non ancora concluse, nel tentativo di ristabilire la propria immagine, dopo la catastrofica ondata di pettegolezzi ed accuse che l'ha travolto alcuni mesi fa.

L'impressione suscitata dal principe non è stata quella che ci si sarebbe aspettati dall'ultimo custode della monarchia sabauda, che, nel bene e nel male, ha contribuito in maniera determinante alla realizzazione dell'unità d'Italia.

Ci scusiamo nel dirlo, ma l'esibizione è stata semplicemente penosa ed ha quasi (avverbio da usare per carità di patria, perché oggi parlar male dei Savoia è come sparare sulla Croce Rossa) del tutto dissolto il residuo patrimonio di credibilità dell'antico casato.

Ostacolato da una conoscenza approssimativa della lingua italiana e da una erre moscia su cui incespica ad ogni pie' sospinto, proprio come un nobile decaduto, con levità degna di miglior causa, e per niente aristocratica, egli ha riferito delle battute goliardiche, riportate nelle intercettazioni telefoniche e dei suoi gusti sessuali (portandolo a dire, scherzosamente, al magistrato inquirente che lui è, semplicemente, un maniaco ).

Non è mancato l'atteggiamento vittimistico, allorchè ha ricordato di esser stato tratto in inganno (sottraendolo ad un appuntamento semi- mondano piuttosto importante) da alcuni sbirri, i quali lo hanno, manco a dirlo, oltraggiato, trasportandolo, fino a Potenza, su un'auto piccolo- borghese come la Uno.

Per finire, poi, indecorosamente dentro il carcere lucano, contornato da curiosità ed attenzioni da parte di secondini e visitatori, ai quali, come passatempo, rilasciava autografi ed attestazioni di simpatia, nel più puro ed inconfondibile spirito regale.

L'anziano rampollo ha tralasciato, per fortuna, di approfondire il tema dei rapporti familiari, dalla moglie alla sorella al cugino, limitandosi a sottolineare la propria superiorità, su tutti e tutto, con sonore risate ed affettata nonchalance, riaffermando, peraltro, che quanto da lui stesso subito non ha prodotto alcun rancore od acrimonia nell'animo suo.

Alla fine dell'apparizione, penso siano stati in molti a chiedersi come sia possibile allestire, in una manciata di minuti, una così grottesca manifestazione d'insipienza, mettendo in luce una personalità talmente inconsistente e sprovvista di senso della realtà, da far rimpiangere la rivoluzione francese e la ghigliottina, anche per chi, come il sottoscritto, non ha mai avuto eccessive simpatie per i giacobini.

Sua Maestà ci faccia il piacere: la prossima volta rimanga a casa!