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venerdì, aprile 17, 2009

Santoro è il popolo !


La mia considerazione è tutta per Santoro.

Avevo anche proposto un contributo dell'otto per mille per sostenere la trasmissione 'Anno Zero', viste le polemiche suscitate con la trasmissione sul terremoto, la quale ha svelato verità inenarrabili e scomode per la protezione civile, a dispetto degli osanna delle TV di regime (Mediaset).

Le dimissioni avrebbero dovute essere un gesto 'volontario', un ulteriore segno di solidarietà nei confronti del 'fondamentalista' Vauro, per sottolineare l'ingiustizia della Commissione di vigilanza contro la libertà d'espressione ampiamente intesa (che comprende,cioè, il vilipendio, l'ingiuria, la diffamazione, il turpiloquio, la diffusione di notizie false tendenziose e magari qualche procurato allarme, per tenere desta l'attenzione nei confronti delle vittime).

Ma esse riguardano i giornalisti 'borghesi', se rilevano che siano venute meno le ragioni della fiducia con l'editore.
Non la Rai. Che è del 'popolo' (in astratto),e non di chi paga il canone!

Perché il popolo, rappresentato da Santoro, dovrebbe curarsi di chi dissente da 'Anno Zero' e non vorrebbe finanziare questa trasmissione con i propri quattrini?

Il conduttore sa bene che, fin quando ci sarà lo Stato a gestire la Rai, lui non deve dimettersi, ma per il bene della causa, suo personale e dei suoi collaboratori, deve generosamente autofinanziarsi con le tasse dei contribuenti.

Rivoluzionario sì, ma non scemo!

giovedì, ottobre 23, 2008

L'identità

Sergio Romano sul "Corsera" s'interroga sulla definizione d'identità di un paese.

Sembra assimilare questo concetto a quello di costume e quindi a classificarlo come impermanente, mutevole nel tempo.

Costume e identità di un popolo non necessariamente coincidono.

Il patrimonio di una nazione o di una regione della gente che vi abita ed ha radici in un territorio, magari da svariate generazioni, che ha assimilati tradizioni e modi di vivere e di pensare non esiste?


E' semplicemente una convenzione, un'accidente, pura casualità destinata a trasformarsi in continuazione?


Cambiare assieme sembra il nuovo imperativo della globalizzazione.
Perché?


Pare che così vada il mondo.


Ma chi guida il cambiamento? Le multinazionali, la tecnocrazia?