lunedì, gennaio 31, 2011

Baffino non ha torto


Massimo D'alema rimane uno dei politici di riferimento della sinistra italiana.

La sua personalità non risulta appannata, nonostante i rovesci della sua fortuna politica.

La sua figura insieme con quella di Fini, rappresenta l'unico nuovo possibile, in questo panorama di cariatidi della partitocrazia ed in questo cimitero d'elefanti del parlamento nazionale.

Vi chiederete che c'entra D'Alema con il centro-destra. Eppure gli agganci non mancano.

Ricordo un recente articolo di Franco Cardini, molto polemico nei confronti del presidente della camera, che mi lasciò esterrefatto, considerata anche la mia non consentanea visione di un cattolicesimo guelfo ed ammiccante al socialismo europeo dell' illustre medievista ed impareggiabile saggista-romanziere di pura toscanaccia razza.

Il suo attacco al leader di 'Futuro e Libertà' era dettato da motivazioni nobili ed azzardate.

Detta in soldoni la tesi dell'insigne storico ricalcava la tesi della 'grande coalizione' atta ad abbattere il berlusconismo e tutti i guai di cui era stato ed è portatore e, per questo scopo, in sintonia magari col manifesto d'ottobre, era necessario considerare un'alleanza tattica (e fors'anche strategica ) con la sinistra italiana e, segnatamente, con il Partito Democratico, per superare le contraddizioni di un governo fatto ad immagine e somiglianza di un'azienda, che nulla ha da spartire con il paese reale.

Ora, in altro modo, sullo stesso tema, sostanzialmente, torna 'Baffino' con la sua proposta di un'alleanza costituente, per uscire dalla palude in cui i berluscones hanno portato l'Italia, rendendola ridicola agli occhi dell'Europa e del mondo, in un momento in cui, l'assetto della nazione dovrebbe trarre maggior vigore è volontà di rinascita, forte determinazione a rappresentare un soggetto politico protagonista nella crisi continentale e mediterranea.

Vorrà il rassemblement liberal- cattolico- popolare del nuovo polo raccogliere l'invito di D'Alema e della sinistra democratica?

Qualche segno d'attenzione si coglie, interpretando la contingenza attuale come foriera di nuove catastrofi e quindi di una nuova emergenza.

Chi non ha interessi di poltrona forse vorrà badare ai cittadini e alla gente comune, come amava ripetere la buon'anima di Francesco Cossiga.

E probabilmente varrebbe la pena di riflettere sull'urgenza delle riforme e di una transizione, attenta al bene della comunità, verso nuove elezioni ed una nuova stagione politica, che spazzi via i veleni e i disastri di questa seconda cosiddetta repubblica.