venerdì, luglio 29, 2005

Tocqueville, buon anniversario!


Duecento anni fa nasceva Alexis de Tocqueville, lucido scrittore, uomo di squisita sensibilità, analista politico di prima grandezza, esaltatore e critico della democrazia moderna, vero maitre a penser dell'Europa moderna, spesso dimenticato, ma sempre attuale e vivo nel pensiero del nostro tempo.

Nella Democrazia in America vide vizi e virtù del nuovo sistema politico affermatosi oltre oceano, da tenere presente nel vecchio continente per un avvenire da protagonista della storia.

I princìpi enunciati dall'illustre scienziato sociale sono tuttora validi?

Alla domanda non può che rispondersi affermativamente, avendo cura di estrarre dalle sue riflessioni quanto è ancora essenziale per la salvaguardia di un sistema politico insostituibile nella contemporaneità e quanto invece è necessariamente riformabile per adattare le regole passate - con nuovi apporti intellettuali e fresche elaborazioni d'idee - al terzo millennio, nella speranza di una rinascita europea.

La figura del giovane studioso francese, sintesi mirabile di educazione aristocratica e spirito liberale, si propone oggi come simbolo di rinnovamento nella continuità.

Un pragmatico punto di riferimento per chiunque conservi la convinzione che la strada dell'eguaglianza e della libertà, non possa essere disgiunta dal culto della qualità, delle migliori capacità dell'uomo ad autogovernarsi, senza retorica né eccessi giacobini.

Le insegne del suo blasone sono infine sostegno alla "Città dei liberi", recente sito web di aggregazione in difesa della libertà senz'aggettivi, luogo d'incontro che, in pochissimo tempo, è riuscito a raccogliere tante opinioni non conformiste e a divenire un laboratorio intellettuale significativo per la costruzione di una nuovo assetto della società italiana ed europea.

Buon anniversario Tocqueville ed auguri vivissimi agli uomini liberi.

Il parco di Caronte



Il Parco Nazionale dell'Arcipelago della Maddalena nasce da un'ottima idea, che si realizza male.

Succede spesso in Italia e in materia di ambiente i casi si sprecano.

E' probabile che uno solo tra i parchi marini d'Italia abbia finora funzionato, ma solo per ragioni geometriche.

L'Isola di Ustica, infatti, ricade in un'area protetta limitata e quindi facilmente gestibile come un parco giochi.

Ma anche là, ricordiamo che le difficoltà non mancarono all'inizio, per le proteste dei pescatori che si sentivano defraudati.

Affidato al Comune, poi, piano piano, la situazione si stabilizzò e crediamo che ora viva decorosamente a vantaggio del turismo.

Degli altri parchi, meglio non parlarne - perché sono semplici carrozzoni clientelari, con divieti, spesso non rispettati per mancanza di controlli adeguati, che impediscono iniziative economiche con ricaduta generale positiva per le popolazioni delle zone dove sorgono.

Ma alla cronaca di questi giorni è venuta alla ribalta la diatriba sul Parco Nazionale dell'Arcipelago della Maddalena, candida a divenire internazionale, con l'allargamento all'intera area delle Bocche di Bonifacio tra Sardegna e Corsica.

La polemica nasce da battibecchi tra politici di sinistra e di destra.

Il Presidente della Regione sarda Soru, in visita alla Maddalena, ha sparato bordate contro il Presidente del Parco, Cualbu, di nomina ministeriale, succeduto a sua volta ad altro designato di area diessina, il quale aveva tenuto a battesimo la nascita dell'Ente.

Soru ha contestato innumerevoli inadempienze e Cualbu ha rivendicato scelte buone e proficue.

Entrambi, nello svolgimento delle proprie argomentazioni sono stati più attenti alla guerra ideologica, che non all'interesse dell'arcipelago.
La realtà è peraltro sotto gli occhi di tutti.

Le isole sono solo relativamente protette, perché la pressione antropica continua incessantemente nei mesi estivi con le barche da traffico stracariche di persone, da riversare sulle spiagge per fare il bagno ed ammirarne le bellezze, creando in compenso stress e tensione ambientale ed una lenta, ma costante, distruzione del patrimonio naturale.

Personale di vigilanza non addestrato sufficientemente e il solito sistema di italico del lassismo congiunto alla volontà di guadagno indiscriminato, sui cui l'ente preleva una parte non indifferente per autofinanziarsi rendono grottesco lo spettacolo.

Il nuovo Presidente ha dovuto tirare la cinghia, per la diminuzione dei finanziamenti statali per i ripiani di deficit e porre rimedio a tutta una serie d'iniziative della sinistra ambientalista, la quale ha cercato di accontentare - con una politica di sperperi ed assistenza - i soliti clientes e nepotes.
Quest'ultimi si sono ridotti di numero, ma sono sempre in agguato, anche sotto la nuova gestione, a conferma del fatto che la destra- come purtroppo dimostrano molti esempi- ha proseguito nella stessa azione: interventi pubblici, che hanno accontentato gli appaltatori e che non producono ricchezza.

Opere e manufatti restaurati a fior di milioni e destinate a degradarsi nel tempo.

Il denaro pubblico impiegato è reso infruttuoso dalla mancanza di iniziative produttive.

La categoria dominante dei traghettatori, cui si unisce quella dei commercianti locali, costituiscono i ceti beneficiari di questo stato di cose, il quale non assicura neppure la tutela ampia ed articolata delle coste e delle isole, del mare e delle spiagge, dei porticcioli e della navigazione da svilupparsi, secondo l'intento originario del legislatore, in armonia con l'ambiente e la natura.

Può ben definirsi il Parco di Caronte, per il quale nessuna sostanziale innovazione si registra nel cambio di cavallo dal centrosinistra al centrodestra, sofferente, fra l'altro, per la dicotomia tra governo regionale di sinistra e gestione dell'ente parco di destra.

Vale anche qui la parafrasi della memorabile frase di Carl von Clausewitz : "L'ambiente è cosa troppo seria per lasciarla in mano ai politici".

mercoledì, luglio 27, 2005

Begli amici!


Dopo lungo penare nella ricerca, ero riuscito a trovare una colf extracomunitaria, una di quelle ragazze che a diciottanni sono già sposate e con figli e pronte a lavorare seriamente nell'interesse della famiglia presso case private, pur non possedendo un'adeguata professionalità.

Serena, questo il nome della giovane rumena, si dimostrò molto attenta ed attiva e soprattutto desiderosa d'imparare: a stirare, a pulire senza fare uso improprio dell'acqua, etc, etc, etc.

Dopo adeguato tirocinio, la giovane donna, a cui corrispondevo la retribuzione concordata e non mancavo di far avere altre piccole utilità, invitandola al desco, per spirito di benevolenza e cortesia, venne presentata ad una coppia di amici, dopo averne elogiato caldamente le qualità innate ed acquisite.

In breve, divenne collaboratrice apprezzata anche in casa loro e poco alla volta di altri stretti parenti.

A causa di un intervento chirurgico, fui costretto ad assentarmi dal mio domicilio, che rimase chiuso per circa dieci giorni.

La notizia era nota anche ai miei amici, i quali cogliendo la palla al balzo, offrirono a Serena la possibilità di aumentare il numero di ore da dedicare ai lavori domestici nella propria abitazione, affrettandosi a dirle che dovevo essere ricoverato in ospedale per un tempo indeterminato...

In conclusione: la ragazza lavora presso i miei carissimi amici ed io ho dovuto cercarmi un'altra domestica, da istruire nuovamente.

Mi piace l'amicizia. E la giudico un valore indiscutibile.

martedì, luglio 26, 2005

L'estate degli ombrellai




In Sardegna, e segnatamente in Gallura, la stagione è appannaggio non solo degl'incendiari in servizio permanente effettivo, ma anche degli ombrellai, di coloro che, per traslato, noleggiano ombrelloni (e sedie a sdraio e lettini) con licenza di occupare chilometri di arenile, sottraendo la spiaggia pubblica ai cittadini e privatizzandola a proprio uso e consumo.

Le direttive regionali consentivano un massimo di 20 mq. quadrati concedibili ai noleggiatori, per deposito di attrezzature, ma riservavano all'uso generale le spiagge, com'è sacrosanto per i beni di proprietà pubblica.

Il pensatoio dell'ufficio decentrato nella nuova provincia regionale di Olbia -Tempio, ha ritenuto opportuno aggirare l'ostacolo, con l’escamotage di una conferenza di servizi del 2004, ma da considerarsi valida in eterno, con la quale si è deciso di elargire superfici consistenti dell'arenile pubblico a società o singoli, che investono poche lire per soddisfare il preminente interesse marittimo dell'ombrellone sopra la testa e della sedia sdraio sotto il culo - come se non fosse possibile fare altrimenti per tenere docili i fortunati concessionari, solitamente indisciplinati e - a quanto pare - difficilmente controllabili nell'espletamento dell'encomiabile servizio da parte delle autorità.

Sembrerebbe un vero e proprio monopolio legale, anche se largamente discutibile sul piano dei princìpi giuridici e della promozione qualificata e qualificante del turismo, la cui apparente giustificazione è, appunto, l'impossibilità di verificare se i noleggiatori rispettano le norme regionali o statali.

Come dire: non possiamo arrestare i ladri, consentiamo loro di rubare entro certi limiti...., superati i quali interveniamo.

Una beffa per la collettività e gli stessi turisti, che si devono accontentare dei rimasugli di spazi graziosamente lasciati fuori della concessione dell'area ombreggiata (costantemente attrezzata, di giorno e di notte, con ombrelloni, lettini e sedie, che sono permanentemente in offerta ai consumatori).

Aggiungete che la politica delle spiagge sicure, seguita in loco, comporta il sequestro di oggetti, lasciati per avventura sulla spiaggia libera da singoli o comitive, dimoranti o di passaggio nell'isola, qualora abbiano avuto la dabbenaggine di portare al loro seguito attrezzi balneari di loro proprietà, rifiutandosi di fare ingresso nei recinti in concessione, per garantirsi un posto all'ombra al prezzo medio di trenta euro....

L'affollamento di ombrelloni in certi punti è ormai tale che è difficile vedere il panorama e forse addirittura il mare.

Ma, d'altra parte, come si può incrementare meglio la vacanza in Costa, se non proteggendo il turista dai colpi di sole?

La vergogna


Ci sono persone istruite, che non conoscono bene il significato delle espressioni pronunziate.

Le parole sono pietre. Bisognerebbe pesarle prima di lanciarle. Conoscere il loro valore, sia in senso apprezzativo che riduttivo o addirittura distruttivo.

Ma non è così sempre.

Vi sono alcuni, specialmente tra le nuove generazioni, che hanno perso l'occasione d'imparare compiutamente una lingua, a causa del degrado della scuola pubblica, ma anche per pigrizia, e non conoscono neppure l'umiltà di verificare grammatica, sintassi, vocabolario onde accertarsi se quel che dicono abbia un senso logico compiuto, una giustificazione epistemologica ed un valore.

Il logos. Il verbo.

Abbiamo dimenticato quale alta vetta rappresenti e non siamo in grado d'insegnarlo ai giovani o giovanissimi.

E' vero quel che ha osservato un commentatore del post dedicato all'oscenità del linguaggio, che sembra divenuta moneta corrente: non è detto che i termini volgari non siano usati frequentemente e con estrema disinvoltura da persone adulte, mature.

Penso che sia una giusta osservazione.

Se i genitori - come spesso capita - imitano i figli o tendono ad arruffianarseli, perché non hanno nulla da testimoniare o da tramandare, né da farsi contestare sul piano delle idee(com'è naturale avvenga tra differenti età), c'è da meravigliarsi se cogliamo, nella bocca del prossimo, insulti gratuiti, accuse senza fondamento, che attingono al gergo peggiore e tendono a colpire, denigrare, annientare con gratuità e criminale leggerezza soltanto chi si reputa distante da se stessi, per cultura, educazione, buon gusto, sensibilità, gentilezza d'animo?

Così va il mondo: perfino la pietà è un'immagine, uno slogan un'icona ideologica, infernale.


Sulla dialettica ricca di vita e di simboli vince lo schematismo dell'ideologia, la mala fede di marca totalitaria, il messaggio di morte.

Tout se tien.

I guru degli ultimi cinquantanni raccolgono i loro frutti avvelenati che nascono sulle labbra di discepoli patetici, poveri di spirito, ma pronti ad aggredire senza motivo per calmare le proprie frustrazioni.


Questa è la vergogna.

Pensare che la verità sia un'etichetta dell'ultimo cd dell'ultimo cantore del nulla.

E coloro che vomitano frasi senza senso sono i figli della stessa tragica miseria: burattini urlanti tra la folla anonima tesi a coprire il vuoto della propria anima.

venerdì, luglio 15, 2005

Le bombe di Giannini



Chi l'avrebbe detto che il vice direttore di Repubblica fosse capace di analisi così esatte e concise sul terrorismo in Irak ?

Che potesse elargire spiegazioni tanto convincenti e sottili sulle cause degli attentati contro la popolazione civile(compresi i bambini), enunciando il suo geniale ed equilibratissimo punto di vista in materia di bombe?

E' stata una vera rivelazione apprendere dall'esimio giornalista ( spesso in ombra, alle spalle del direttore) che non è ammissibile giustificare il massacro di fanciulli con il fatto che la guerra l'ha voluta Bush e potrebbe, quindi, essere ascritta a lui la vera responsabilità della strage.

In realtà la strage è colpa dei terroristi ! Sentenzia l'illustre pensatore, non mancando di formulare una fondamentale considerazione sulle motivazioni ideali dei "resistenti" iracheni, suggerendo le regole da seguire.

Se proprio devono colpire le potenze capitaliste, lo facciano con attentati diretti contro la Casa Bianca ed i vari parlamenti nazionali !

Sancisce così Massimo Giannini le regole d'ingaggio del nuovo terrorismo, nel nome della resistenza e del progresso, assolvendo e legittimando i metodi proditori dei banditi e degli assassini islamisti.

Essi possono attaccare giustificatamente, seguendo tali argomentazioni, le sedi istituzionali dei paesi occidentali. Come dire che, in quegli ambiti, i massacri sono giustificati.

Un bell'esempio bipartisan, non c'è che dire.

Lasciate da parte le piccole creature, la cui morte - bontà sua - non si può (purtropppo?) far risalire all'America guerrafondaia, i kamikaze si possono impegnare ad libitum contro i rappresentanti e le classi politiche dei paesi occidentali, attentando liberamente in quei luoghi dove ordinariamente svolgono la loro attività o magari soggiornano...

Questo il senso del suo ragionamento.

Il terrorismo rispetti un minimo di faire play, santi numi ! e poi lanci tutte le bombe di cui dispone come e quando vuole.

Non sappiamo bene se attribuire le avventate parole di Giannini ad un transfert, un lapsus freudiano, una comprensione profonda dei fratelli fondamentalisti, ovvero a semplice dabbenaggine o precoce senescenza.

Nei panni del direttore del giornale, comunque, ci preoccuperemmo seriamente della disinvoltura e dello spirito sportivo del suo vice.


lunedì, luglio 11, 2005

Jefferson e gli islamisti



Carlo Lottieri, con argomentazioni non prive di logica, ha proposto una riflessione intorno al pensiero di Jefferson sulla non ingerenza negli affari politici altrui, nonché sulla tradizionale posizione neutrale della Svizzera, in ossequio al principio che i soldati devono servire alla difesa del proprio paese, garantendosi una sicurezza inconcepibile negli altri stati europei.

Si tratta di una meditazione sull'isolazionismo, che postulerebbe, se applicato anche da noi, un disimpegno dell'Europa dall'Irak e dalle mire di conquista dell'Arabia Saudita da parte di Al Qaeda.

L'articolo appare coerente con le proposte di Calderoli e della Lega, che pensano più alla difesa interna, che non all'esportazione della democrazia e alla lotta internazionale al terrorismo islamista, il quale - secondo Lottieri - verrebbe oltre tutto indebolito più dal disinteresse dei governi occidentali nelle questioni mediorientali e dei paesi a religione mussulmana, che dall'uso delle armi.

Ci chiediamo, dubbiosi, se questa tesi possa valere a salvaguardare l'occidente, dopo gli ultimi attentati a Londra.

Provenendo da un intellettuale abituato a soppesare le parole a far seguire le proposte da ragionamenti ordinariamente persuasivi, sentiamo maggiormente il peso delle perplessità nello sforzo di comprendere ed accogliere il suo atteggiamento e le sue ipotesi.

Pensiamo a ciò che, da qualche tempo un altro pensatore brillante come André Glucksmann va sostenendo: che l'offensiva fondamentalista, in realtà, non è nata con l'11 settembre, ma prima, nel periodo komeinista, mentre oggi è del tutto evidente l'offensiva nichilista del terrorismo internazionale islamista, con coperture incontestabili da parte di stati padrini.

Allora le nobili idee di Jefferson, sul mantenimento di ottimi rapporti con le altre nazioni, in nome della non ingerenza e del commercio, in un quadro mondiale radicalmente mutato, rispetto ai tempi del grande statista americano, possono ritenersi valide ed efficaci per difendere la libertà?

Non sarà opportuno considerare il problema del nuovo terrore da un punto di vista più ampio, meno ristretto agli ambiti economici e dei buoni affari di stampo svizzero, per valutare le lezioni che ci provengono dall'assalto del relativismo, esistente all'interno della stessa comunità occidentale, e dalla presenza del cosiddetto nichilismo muto, come lo definisce lo stesso scrittore francese, richiamandosi all'insegnamento di Machiavelli, il quale ammoniva sulla necessità di non dimenticare che il partito della pace è pure quello che non commette assassinii, ma permette il loro compimento?

Apprezziamo molto l'opera divulgativa sul libertarismo di Lottieri e la vivida, acutissima continuazione dell'opera di Bruno Leoni, meritoriamente collegata alla sua attività di studioso attento e perspicace, ma ci pare che il pensiero neo-jeffersoniano mostri, in questa circostanza, l’inadeguatezza e l’incapacità di governare la drammatica e complessa situazione attuale, al di fuori di un rischioso utopismo.

venerdì, luglio 08, 2005

Inglesi anche noi


Dopo i molteplici attentati e l'orrenda strage ad opera degli odiosi estremisti islamici nella metropolitana ed in altri punti della città di Londra, nessuno degli europei può sottrarsi alla partecipazione addolorata al lutto della nazione britannica.

L'Inghilterra, che non da oggi ha dato prova di lealtà nei confronti dell'Occidente, di grande rispetto per le etnie culturali e le guarentigie personali in nome della libertà, non può essere considerata estranea alla comune patria europea e, naturalmente, ai valori incarnatisi in questa entità - a difesa della sua millenaria civiltà, nata dalla matrice greco-romana, cristiana e liberale (nel senso più elevato e pregnante del termine).
Seppure sottoposta a critiche non sempre fondate ed in fase di profonda crisi d'identità, in molti casi agevolata dalle posizioni particolariste degli stessi suoi governanti, l'Unione europea esiste, è una realtà concreta da decenni, prima ancora di allargare i suoi confini a nuovi paesi.
Qui non è tempo di riaprire polemiche per addebitare responsabilità a chi dell' Europa vuol fare una passiva ancella dei propri egoistici interessi, ma è necessario richiamare invece il comune impegno nel processo d'integrazione e con vigore riaffermare la realizzazione di un organismo politico rinnovato, che esalti - coordinandole- le varie soggettività nazionali.
La strage di Londra ci porta tutti a riflettere sugli errori del passato per chiedere un maggiore coinvolgimento contro il terrorismo, l'intolleranza, il fanatismo per la salvaguardia dell'anima europea ed occidentale, superando i vieti schemi del mercantilismo fine a se stesso in una visione più propriamente politica e spirituale, capace d'imporsi al mondo quale modello avanzato ed equilibrato, culturalmente radicato e portatore di nuovi progetti e speranze anche per gli altri popoli extraeuropei.
L'inghilterra siamo noi.
Dovremmo essere tutti come gl'inglesi fieramente determinati a combattere più di prima, in nome della nostra civiltà, la barbarie terroristica.
Dovremmo avere la stessa compostezza, la stessa dignità, lo stesso riserbo nella sofferenza, e al tempo stesso la ferma volontà nel credere in se stessi piegare la fanatica delinquenza internazionale, la bandiera della morte e della bestialità, la stupidità di menti manipolate dal fondamentalismo omicida.
Evviva l'Inghilterra, esempio solenne di orgoglio e di forza morale per i veri europei.

martedì, luglio 05, 2005

AmeriKano ?



A leggere certi interventi sui blog, in questi ultimi tempi, si rimane spesso stupiti.In alcuni scritti, da una parte, si manifesta violentemente l'ossessione antiamericana (per dirla con J.F. Revel) e, dall'altra, si esibisce una pari ed opposta ossessione americana.A fare da contrappunto all'odio viscerale contro gli yankee, c'è una miriade di dichiarazioni d'amore per la patria americana.

Ma laudatori e detrattori appaiono poco credibili con l’indossare abiti non propri ma presi in prestito, come accade a chi non abbia strumenti critici e maturi per la lucida valutazione della realtà contemporanea.

Patetici imitatori privi di personalità autonoma o alla disperata ricerca di un carattere definito.

Maschere posticce.

Quanto sopravvivrebbero costoro senza i prodotti derivati dalle scoperte Microsoft, ovvero come si troverebbero ad affrontare seriamente il costume i ritmi gli stili di vita americani?

Mi viene in mente uno dei film più incisivi di Alberto Sordi, il quale, indossati jeans e berretto a visiera, calvalcava la moto del "selvaggio" Marlon Brando, per poi tornare a casa ed avventarsi, con forchetta appuntita, su un piatto fumante di spaghetti dalle dimensioni gigantesche, evitando accuratamente cibi e condimenti esotici.Ma ho anche l'immagine delle folle no global alla festa del primo maggio, a base di rock, coca-cola ed hamburger, pronti ad applaudire cantanti e band, che si esibiscono in musiche d'oltreoceano, vere o contraffatte.Ora, io dico: non è possibile che si possa attingere, o ritrovare, un'identità più prossima alle nostre radici culturali d’ italiani e di europei?E'proprio necessario che, da un lato, ci sia un atteggiamento razzista nei confronti degli Usa e, nel contempo, si faccia tutto quello che l'industria dei consumi impone per essere sempre più simili agli americani, mentre, dall'altro, si perda di vista la semplice constatazione che gli abitanti dei vari paesi d'Europa non sono esattamente destinati, per storia e vocazione, a divenire cittadini degli States?



lunedì, luglio 04, 2005

Va tutto ben Madama la Marchesa...


Tutto è bene quel che finisce bene.

Al congesso dell'Udc, dopo i proclami di Follini e Tabacci, il discorso ecumenico del Presidente della Camera, il quale riconosce i meriti di Berlusconi per la creazione della Casa della libertà e indica inequivocabilmente, all'interno di essa, la posizione del suo partito, impegnandosi per una politica unitaria del Centrodestra in vista delle elezioni del prossimo anno, sigilla una nuova armonia con gli alleati dell'esecutivo.

La successione al premier rimane sullo sfondo, in prospettiva, non come autocandidatura, ma per investitura unanime, sebbene non urlata, dell'intero UdC.

Meglio di così non poteva chiudersi il congresso neo centrista.

A destra, il vice premier Fini si pone come naturale erede della leadership berlusconiana, difendendo la politica del Governo e, contro il tentato strappo delle correnti interne post referendarie, riesce ad ottenere la ricomposizione intorno ad un ordine del giorno, che riafferma l'identità di Fiuggi, la validità e perfettibilità della legge 40 sulla procreazione, secondo l'impianto normativo esistente e l'impegno uniforme, senza frammentazioni, per la costruzione del bipolarismo e l'alternativa moderata.

Poteva esserci un esito meno auspicabile per A.N. ?
Quindi tutto bene sul fronte moderato?

A di là degli unanimismi apparenti, temiamo che le lacerazioni all'interno della cosiddetta area liberaldemocratica permangano e che le suture abbiano bisogno di un po' di tempo per compiersi.

Lo stato di necessità imposto dalla prossima competizione ha stabilizzato, giocoforza, gli umori interni, per un elemetare principio di autoconservazione.
Anche il masochismo e le tendenze suicide hanno un limite.

E la corsa verso l'autodistruzione è apparsa, evidentemente, una soluzione assurda per le due componenti di governo, chiamate ad una pausa di riflessione dalla batoste delle regionali e dalla rissosità dei mesi precedenti, nonchè dai segnali ricavabili dal referendum (quasi un richiamo all'autocoscienza e all'identità etico-culturale della maggioranza).
Ma la partita si apre ora.
Dipenderà dalla capacità di autorigenerazione dello schieramento, che finora ha governato il paese, mettere a fuoco i problemi da affrontare nell'immediato e nel prossimo futuro, con serie convinzioni unitarie, creando una piattaforma ideologica persuasiva per l'opinione pubblica, dando segni di effettiva e corale vitalità, reagendo al pessimismo diffuso e agli attacchi sempre più concentrici del Centro sinistra, per evitare di fermarsi alle apparenze, ad un consenso di facciata, al solito refrain del " Va tutto ben Madama la Marchesa".

domenica, luglio 03, 2005

Inaudito: torna Buscaroli !


Perdonatemi, ma non se ne può più. L'invadenza di Piero Buscaroli è inaudita.

Egli pareva scomparso tra i suoi scartafacci e le piramidi di libri antichi ed antiquati della sua biblioteca labirintica, dedito alla pignolesca ricostruzione della vita dei musicisti, dei loro vizi e delle loro virtù, pubbliche e private.
Ci aveva lasciato con la memoria di uno scrittore erudito e puntiglioso, ferocemente saccente ed intollerante verso il mondo intero e chiunque non la pensasse come lui, il grande Ayatollah della cultura reazionaria, implacabile nei confronti della modernità nelle suo complesso e nelle più varie sfumature.

Una figura astorica ormai, che continuava ad aleggiare nelle pagine del "Domenicale", tramite la figlia Beatrice, manco a dirlo, minuziosissima conoscitrice d'arte (immaginaniamo quanto deve averla perseguitata il padre per tutta la sua tormentata esistenza di studentessa!) ed apprezzata, vivace collaboratrice del settimanale.

Tranquilli, rammentavamo le sue gloriose scorrerie da ribaldo sulle colonne del "Giornale" montanelliano e prima ancora i profluvi polemici, acuminati ed inesorabili dalle pagine del "Borghese" di Tedeschi.

Ma non pensavamo che potesse ritornare alla ribalta culturale, dopo lunghi periodi di assenza dalla carta stampata quotidiana e settimanale, con un inserto, denominato "L'Italiano", che andrà avanti per chissà quanto, a partire dal numero in edicola dello stesso "Domenicale".

Ha cominciato sabato due luglio, con il saggio dedicato a Leo Longanesi, nel centenario della nascita, e non promette nulla di buono per i prossimi numeri.
Fate attenzione al diavolaccio Buscaroli, è un pericolo pubblico!

E chissà per quanto tempo ancora incomberà sopra le nostre povere teste...

sabato, luglio 02, 2005

Paternità oggi


"Si bucava in macchina con il figlio". "Padre e figlio coltivavano hashish".

Le notizie sono sul giornale di oggi.

A caldo è lecito imprecare contro il leviathano ?
Uno stato incapace di combattere la droga e la sua diffusione, che anzi fagocita i suoi cittadini, consentendo questo massacro di generazioni?

Chi ridarà un padre a quel figlio? E chi un figlio a quel padre?

Ma perché sposarsi o unirsi per avere figli in queste condizioni?

A che cosa è ridotta la coscienza di sé, oggi? Dov'é la responsabilità?

Ammiriamo il mondo animale: almeno ha delle regole naturali, che non vengono violate e dove paternità e maternità hanno ancora un senso.

Frollini


Il centrodestra può costituire un movimento unitario?
Credo sia difficile al momento ipotizzare una conversione futura verso il partito unico da parte del centro cattolico, anche dopo la competizione dell'anno prossimo, dopo che probabilmente constaterà quanto sia poco radicata la sua presenza nel paese, al di fuori dei giochi clientelari.
Le dichiarazioni di Follini, tutte rivolte a crearsi uno spazio proprio e separato dagli alleati della coalizione, rendono ancora più difficile il cammino verso un polo moderato, sebbene non ci sia da sorprendersi: le nostalgie della vecchia DC allignano anche nell'UdC e così pure il rimpianto del vecchio sistema proporzionale.
Come sperare che le cose cambino dopo le elezioni del 2006, data a cui il leader di F.I ha rinviato la nascita della costituente?
Non c'è da illudersi.
S'intravedono vecchi giochi di potere, ambizioni personali, la solita ambiguità del centrismo vecchia maniera (un colpo al cerchio e l'altra alla botte), pronto ad offrirsi in compromessi per qualche carica in più ed ottenere posti di sottogoverno, che aiutino ad emergere nell'establishement.
Altro che rinnovamento e riforme.
Si può creare in un autentico rassemblement per la modernizzazione dell'Italia e d il suo ingresso compatto nel parlamento europeo, per tentare di costruire l'Europa politica?
Con i frollini no.
Questi vanno bene per i cappuccini.
Tanto vale prenderne atto e guardare avanti.
Ci riflettano coloro i quali hanno fatto segnare il passo al progetto unitario.
A fine luglio, potrebbe esserci l'ultima occasione per presentare agl'italiani un programma nuovo, capace di aggregarli non per realizzare affari, ma per costruire un futuro migliore per tutti.

venerdì, luglio 01, 2005

I bicchieri e il buon gusto



Barbara Ronchi della Rocca è una gentile giornalista con l'hobby del galateo.

Qualche tempo fa, scrisse un post sull'uso dei bicchieri a tavola, che partiva da una premessa intelligente, secondo la quale la loro scelta non deriva da norme ingessate, ma da un modo raffinato di apprezzare nella giusta misura le qualità delle bevande.
Proseguiva elencando forme, dimensioni, caratteristiche precise per servire sia l' acqua che i vari tipi di vini, in maniera tale da esaltare vista, tatto, udito, oltre che profumi e palato.
Le sue considerazioni dettate da razionalità, buon gusto, eleganza, mi son venute alla mente durante una cena tra amici generici, cioè non genuini e collaudati. Gli ospiti, una coppia non propriamente assortita, ma conflittuale, in cui la donna, straniera dell'est europeo, più giovane di oltre quindici anni rispetto al marito, uomo giudizioso ed agiato, istruito e di buona educazione, tendeva a svolgere un ruolo dominante nella conversazione tra commensali, con una serie di affermazioni tanto perentorie quanto stravaganti, destinate, nella sua intenzione, a farla apparire, nonostante la disponibilità patrimoniale del coniuge, molto naturale e country, con attitudini alla semplicità di vita, atteggiamenti tipici della gente di recente fortuna ed inevitabilmente snob.
Costei, nel fantasmagorico argomentare, a colpi di mortaretti, per tenere desta l'attenzione del piccolo pubblico di convitati, a cui riservare il cortocircuito di una presuntuosa declamazione, estraeva ad un certo punto dal suo inesauribile reperterio la "chicca" del bicchiere... unico.
Affermava, infatti, la signora che la consuetudine di apprestare sulla tavola due bicchieri, uno per l'acqua e l'altro per il vino, era da evitare accuratamente, priva di logica e di giustificazione adeguata nei tempi attuali e in una visione naif dell'esistenza, quale lei intendeva condurre contro le mode e l'ipocrisia generalizzata della società contemporanea (ciò che peraltro non le impediva di far uso di scarpe Timberland e di macchinone Volvo), dominata dalla globalizzazione e dal consumismo più deleteri.
Lei, considerata la sua scarsa attitudine in cucina e la radicata pigrizia per affrontare le più elementari incombenze casalinghe, nelle rarissime volte in cui accoglieva qualcuno al proprio desco, offriva un unico bicchiere, nel quale mescere acqua e vino d.o.c., tenendo conto ,soprattutto, del fatto che tutto ciò che introduciamo transita in una sola bocca, con buona pace di tutti i galatei, la rinomata lavorazione del vetro, l'importanza delle qualità organolettiche da percepire nell'atto del bere, da soli o in compagnia.

Gli astanti ormai rassegnati al fuoco di fila delle brillanti genialità, esposte con perentoria determinazione dalla gentildonna ed anche per una spontanea forma di solidarietà nei confronti del consorte, visibilmente in difficoltà, preferirono starsene in silenzio, riservando a se stessi ogni opinione diversa.
Si sarebbe potuto, altrimenti, far presente alla signora che piccole bottiglie di vino e di acqua, da trangugiare direttamente dal collo, distribuite alla maniera dei boy scout, o dei campeggiatori della domenica, avrebbero sicuramente assicurato l'originalità del servizio e la separatezza dei sapori, per i malcapitati invitati alla sua mensa, senza neppure preoccuparsi dopo... di lavare i bicchieri.

Probabilmente questo è il destino dei nuovi ricchi, autoinvestitisi con arroganza della facoltà di emettere giudizi sommari su quanto non conoscono o non riescono a capire né ad apprezzare, sono purtroppo, per loro, costretti a subire la miserevole condizione di schiavi della propria ignoranza e della conseguente mancanza di educazione al buon gusto, perfino nel parlare.