domenica, ottobre 18, 2009

Io quoto, tu quoti...



'Le distorsioni del linguaggio'
Dire '
Io mi quoto' andava di moda qualche anno fa ed indicava la spontanea, o quasi, autotassazione a favore di qualche persona od ente da finanziare, in mancanza di sovvenzioni pubbliche.
Recentemente, si parla spesso di quote 'condominiali' che l'amministratore è obbligato a recuperare per la gestione dei servizi comuni immobiliari e che, secondo un progetto di legge, dovrebbe garantire, in futuro, con esborsi personali, in assenza di un'azione esecutiva nei confronti dei soggetti morosi.
Non è neanche da molto tempo, che si parla di quote 'rose', che vanno ad aggiungersi alle locuzioni 'in alta quota' o 'bassa quota', collegate ai voli aerei o alle scalate di montagne.
Quello che risulta però del tutto inusitato alle mie orecchie è il verbo 'quotare' nell'uso disinvolto e moderno, che moltissimi tra noi usano come un segno di distinzione dalla massa d'incolti o di analfabeti o semianalfabeti, di andata e di ritorno, a voler significare che si preferisce una opinione o una posizione o un'iniziativa di qualcuno o di qualcuna particolarmente autorevole e persuasivo.
Ero ben fermo fino a pochi mesi fa alle frasi canoniche : 'è una persona quotata, molto quotata, poco quotata', etc.
Ora, non si vedono che pronunciamenti, dichiarazioni, proclami e sentenze, che si sublimano nel fatidico' Ti quoto', ovvero, quoto Tizio, Caio, Sempronio, Filano,etc. lasciando tutti muti e rispettosi.
Dove mi quoti? verrebbe da chiedere all'entusiasta sostenitore. In borsa? Ma, io non sono una società, un'industria, una banca, un'assicurazione: sono un individuo(absit iniuria verbis!) come te. Che mi quoti a fare? Che ho fatto di male? Se insisti, potrei addirittura offendermi e mandarti a quel paese.

mercoledì, giugno 24, 2009

Disintossicazione



Dopo 'l'overdose' elettorale, confesso che sono stufo di slogan e gossip, di dichiarazioni fasulle e proclami da operetta: la politica è un male necessario e per fortuna non è tutto, sia nella vita privata sia nelle relazioni sociali; neppure si può pretendere che sia un fondamento della società civile, che magari in quest'italia ridotta a un colabrodo, non sarà un granché, ma è, comunque, sotto-rappresentata da partiti e partitanti al potere.

Credo sia utile una disintossicazione dai veleni della campagna elettorale, per riappropriarsi di se stessi e ricomporre la propria integrità psico-fisica, guardando oltre la politica ed i 'comitati d'interesse' che sono andati all'assalto di comuni e province nel nome del progresso e del cambiamento - termini che suonano innegabilmente falsi e che nascondono soltanto, nel migliore dei casi, la volontà d'incrementare una nuova professione senza qualità, quella del 'politicante'.

Ho notato che alcuni nuovi eletti presenti su Fb hanno creato nuovi movimenti e nuovi partiti e che cominciano a chiedere iscrizioni e contributi: mi sembra una pantomima già vista decine e decine di volte.

Molti pensano che la salvezza, per loro, verrà dal nuovo proliferare di combriccole, di destra, centro e sinistra. Una vera pena.

Nessuno è contento della situazione generale, né al governo né all'opposizione, ma tutti sono concordi nel dire che le province sono una 'cartina di tornasole' importante, come se non sapessere che si tratta di 'enti inutili' destinati a succhiare l'ultimo latte dell'ultima vacca da mungere.

Una politica seria le abolirebbe d'un colpo destinando i quattrini ad alleggerire il peso della crisi. Ma così non è.

Si continua a parlare di parlamento di' nominati' e non di eletti, dimenticando che l'art.49 della Costituzione reclamerebbe una regolamentazione degli 'enti di fatto', chiamati partiti, mentre nessuno di essi ha messo nel programma un impegno fondamentale per la vita democratica: chiarire obblighi e responsabilità, funzioni e limiti di organizzazioni, che hanno espropriato lo stato da decenni, lottizzando tutto quello che era possibile infeudare, per garantirsi un potere senza fine né controllo, con clientele e nepotismi e sistematici accordi spartitori tra i vari gruppi in gioco.

Non si parla del' voto di scambio' o delle 'scelte uninominali' imposte dalle segreterie dei partiti, prima dell'attuale legge elettorale, che rimane una porcata, ma che va bene a quasi tutti, dato l'esito del referendum.

Si può pensare che la nomenklatura, nella quale si contano per carità anche persone di ottimo livello, voglia autoriformarsi? Sarebbe ridicolo.

Ecco allora crescere l'astensionismo ed il disgusto, non solo per le intossicazioni della politica, ma per tutta la categoria dei politici.

Le cifre sono in pauroso aumento, ma 'lorsignori' fanno finta di non accorgersene...

E' gente che non vota perché o si rifà alla pre-politica o alla meta-politica o addirittura alla metafisica, ovvero ritiene che la cosiddetta 'classe dirigente' del governo e dell'opposizione sarà costretta a dare le dimissioni da se stessa, per autoconsunzione, non rappresentando più nulla e nessuno.

Nel frattempo è meglio occuparsi di altro, senza dare troppo peso alle sceneggiate di queste 'élites non élites'.

mercoledì, giugno 10, 2009

Gheddafi è un dittatore !


Gheddafi è un dittatore!, si urla dall'opposizione.


Nessuno se n'era mai accorto prima.Anzi egli godeva della simpatia e della solidarietà di tutti i progressisti nostrani, che lo hanno sempre considerato una vittima delle nefande imprese coloniali italiane dal 1911 in po, nonché dell'accurata e partecipe attenzione accurata di storici partigiani come Del Boca, che ogg finalmentei dichiara chiusa la partita dei debiti da risarcire, almeno sul piano economico, al Capo del Governo libico.


Gli accordi del Colonnello con la Fiat non destarono, al tempo in cui avvennero (c'era ancora l'Avvocato), grande scandalo: anzi si sottolineò il 'realismo negli affari' della casa torinese, la quale ne venne fuori a fatica, solo dopo alcuni anni.


Ora, se il realismo si applica al commercio o al capitale (soprattutto automobilistico) 'nulla quaestio', ma se lo si applica in politica, nell'interesse del paese ( leggasi traffico di clandestini verso l'Italia ed investimenti in Libia) non va più bene.


Certo, Gheddafi andrà a parlare in Parlamento, e trattandosi di visita di Stato, l'evento forse era inevitabile.


Ma se questo consentirà alle nostre imprese di lavorare in Libia e l'orrido commercio di schiavi potrà essere, anche grazie a questo tributo, limitato, in fondo, si sarà trattato di un sacrificio utile per tutti gl'italiani.Lasciamo poi che sia la storia a dire una parola definitiva, quando sarà il momento, sulla complessa natura dei rapporti tra le due nazioni.

domenica, maggio 31, 2009

L'usserino Giuseppe Giusti:celebrazioni del bicentenario della nascita.


In occasione delle celebrazioni nazionali del bicentenario della nascita dell'usserino Giuseppe Giusti (1809-1850) vi segnalo che l’Editore Felici ed il Direttore della collana "Collezione del Caffè dell’Ussero" Alessandro Panajia, hanno accolto nella Collezione, visto anche l’oblio con il quale le Istituzioni pisane hanno lasciato cadere l’occasione per rievocare il celebre poeta di Monsummano, la ristampa anastatica della godibile e pregevole Vita di Giuseppe Giusti scritta da lui medesimo, raccolta e compilata da Guido Biagi sull’epistolario del poeta e stampata da Felice Le Monnier in prima edizione nel 1898.


Le sale del Caffè furono frequentate dal Giusti più delle aule della vicina Università.


All’Ussero il poeta di Monsummano si accompagnava con i goliardi più spensierati, aprendo a tutti le braccia ed il cuore.


E tutti insieme giocavano, bevevano, canzonavano gli sgobboni, discutevano di politica ed uscivano, poi, a far la serenata alle belle, o a vociare, per le strade silenziose, i cori dei "tre colori".

La presentazione del volume sarà SABATO 6 GIUGNO alle ore 17:30 al Caffè dell'Ussero a Pisa.


Agostino Agostini Venerosi DellaSeta

martedì, maggio 05, 2009

I veleni della politica


I veleni della politica
"E le tre ragazze entrate effetti­vamente nelle liste delle candi­dature per le europee? :Lara Comi ha due lauree, ha coordi­nato i giovani del Pdl in Lom­bardia, è dirigente della Giochi Preziosi. Mai andata in tv. Licia Ronzulli è una manager della sanità di altissimo livello, è re­sponsabile delle professioni sa­nitarie e delle sale operatorie del Galeazzi; l’imprenditore della sanità Giuseppe Rotelli la stima molto, va due volte l’an­no in Bangladesh. Barbara Ma­tera è laureata in scienze politi­che, me l’ha consigliata Gianni Letta, è la fidanzata del figlio di un prefetto suo amico. Ecco, ha fatto una parte in Carabinie­ri 7 su Canale 5, ma mai la veli­na. Insomma, mi creda, è una montatura. Parliamo di tre ra­gazze in gamba su settantadue candidati. E che male c’è se so­no anche carine? Non possia­mo candidare tutte Rosy Bin­di... "

L'intervista sul 'Corriere' di oggi al presidente del consiglio approfondisce altri temi di natura semi-privata che lasciamo alla valutazione del lettore. Qui pare invece importante sottolineare come in Italia non sia ancora possibile fare un passo avanti verso una politica che non sia intrisa di veleni e non conduca ad sempre più grave imbarbarimento del costume sociale.

Ci viene da pensare che alla fine tutto questo non sia frutto di una democrazia tentata e non realizzata, immatura e inaffidabile perché sorretta da consorterie che badano solo al potere e non ai cittadini e al benessere, in tutti sensi, della società.

Al momento in cui scoppiò il dramma del terremoto, sembrò che l'opposizione all'attuale governo avesse fatto una scelta di solidarietà sociale nel segno della nazione, per garantire la ricostruzione nel modo migliore, e nei tempi più solleciti, delle zone dell'Abruzzo colpite dal sisma.

Dopo poche settimane, la legge della jungla ha prevalso, travolgendo il clima di concordia, che sembrava potesse prevalere sulle fazioni, con distorsioni della realtà, diffamazioni, calunnie ed odi personali.

Non c'è da aspettarsi niente di buono, se la vita privata di un personaggio pubblico, senz'alcuna preoccupazione per la verità, viene usata come strumento di lotta politica, facendo prevalere il gossip sulla privacy ed il trash su alcune regole fondamentali della democrazia autentica.

Altro che federalismo, sussidiarietà, autonomia e tutte le garanzie, che si vogliono attuare nel nome dello stato di diritto e del rispetto della persona.

In questi giorni si assiste ad uno spettacolo indecente, un ritorno alla clava e alla tribù (con tutto il rispetto per la tribù).

Non siamo ancora un paese unito, se di fronte alle tragedie, l'argomento più importante da dibattere consiste nel quesito: veline sì, veline no?

venerdì, aprile 17, 2009

Santoro è il popolo !


La mia considerazione è tutta per Santoro.

Avevo anche proposto un contributo dell'otto per mille per sostenere la trasmissione 'Anno Zero', viste le polemiche suscitate con la trasmissione sul terremoto, la quale ha svelato verità inenarrabili e scomode per la protezione civile, a dispetto degli osanna delle TV di regime (Mediaset).

Le dimissioni avrebbero dovute essere un gesto 'volontario', un ulteriore segno di solidarietà nei confronti del 'fondamentalista' Vauro, per sottolineare l'ingiustizia della Commissione di vigilanza contro la libertà d'espressione ampiamente intesa (che comprende,cioè, il vilipendio, l'ingiuria, la diffamazione, il turpiloquio, la diffusione di notizie false tendenziose e magari qualche procurato allarme, per tenere desta l'attenzione nei confronti delle vittime).

Ma esse riguardano i giornalisti 'borghesi', se rilevano che siano venute meno le ragioni della fiducia con l'editore.
Non la Rai. Che è del 'popolo' (in astratto),e non di chi paga il canone!

Perché il popolo, rappresentato da Santoro, dovrebbe curarsi di chi dissente da 'Anno Zero' e non vorrebbe finanziare questa trasmissione con i propri quattrini?

Il conduttore sa bene che, fin quando ci sarà lo Stato a gestire la Rai, lui non deve dimettersi, ma per il bene della causa, suo personale e dei suoi collaboratori, deve generosamente autofinanziarsi con le tasse dei contribuenti.

Rivoluzionario sì, ma non scemo!

lunedì, marzo 23, 2009

Viva La Monarchia !


'Ballando sotto le stelle' Si è conclusa ieri la fortunata trasmissione condotta da Milly Carlucci con una sarabanda di coppie note e meno note, in gara per ballare a turno, undici difficilissimi balli, che hanno entusiasmato progressivamente il pubblico. Non credevo che la gara evolvesse così positivamente, dopo l'esibizione nella prima puntata del 'noto urlatore' Vittorio Sgarbi. Mi son dovuto ricredere nelle puntate successive anche se viste a tratti. Dopo le grottesche vicende degli eredi di Casa Savoia, la semplicità e l'educazione di Emanuele Filiberto, la sua sincerità unita ai modi affabili, ad uno spontaneo cameratismo nei confronti degli altri concorrenti, ho tratto un sospiro di sollievo, vedendo finalmente smentita l'antica massima, applicabile a tutti i protagonisti della storia patria, secondo cui 'il meglio della famiglia si trova tutto sotto la terra'. Auguriamo di cuore al giovane principe di riscuotere una sempre maggiore simpatia e considerazione negli animi degl'italiani, i quali hanno un disperato bisogno di esempi di correttezza e gentilomeria, dopo lo sfacelo dei giorni attuali, in cui la fanno da padrone Marina Ripa di Meana e Fabrizio Corona, impegnati più che nell'eleganza dei balli tradizionali a sommergersi d'insulti violenti e pecorecci. Ma l'ammirazione più fervida va alla maestra di ballo e splendida dama di Emanuele, il quale senza la presenza di un simile gioiello, non avrebbe neppure lontanamente potuto aspirare alla vittoria di questa competizione. L'immagine di Natalia Titova, dalle movenze armoniose e delicatamente sensuali, priva di qualsiasi esibizionismo ha donato alla platea e al pubblico l'immagine stessa della bellezza e del fascino femminile, il sorriso splendente ed il magico sguardo dei suo incantevoli occhi hanno dominato sulle altre belle concorrenti. Concordiamo senza riserve con il giudizio del Prof. Zecchi che, a commento dello spettacolo l'ha definita 'stupenda'. E alla quale secondo me si può aggiungere anche l'appellativo di 'regina'. Si, Natalia Titova è una stella fissa soggiogante, una vera regina ! Viva la Monarchia !

lunedì, marzo 16, 2009

Questo è il nuovo PLI !



(Intervista all'Avv. Stefano Maffei, membro della segreteria del partito liberale italiano, dopo l'ultimo congresso).

(1) Quanti anni ha, di che cosa si occupa, quando ha iniziato la sua militanza nel pli e perché?

Ho 34 anni e sono un docente universitario. Mi occupo di diritto e giustizia penale e in questi mesi lavoro particolarmente al progetto europeo JUSTIS, attivo a Parma in collaborazione con il King's College e la London School of Economics, che si occupa di misurazione dei livelli di fiducia dei cittadini nella giustizia. Mi sono sempre sentito "liberale" e rimpiango di non avere iniziato prima l'impegno militante. Il mio più che un impegno è un grido di dolore.

(2)Vuole spiegare meglio quest'ultima frase?

Il grido di dolore è legato al riconoscimento del fatto che l'educazione, i mass media e più in generale lo stile di vita degli italiani sembrano oggi ostacolare i "ragionamenti complessi". La politica pare essersi ridotta a slogan e alternative secche: immigrati si/no, inasprimento delle pene si/no, aiuti alle imprese si/no. Il limite di questa classe dirigente è quello di avere illuso gli italiani che tali alternative possano fornire risposte esaustive a quelli che, invece, sono temi straordinariamente complessi, e per i quali servono competenze e qualità, non populismo e demagogia.


(3)Lei fa parte della segreteria del pli, a seguito dell'ultimo congresso. Può indicare quale programma intende attuare il suo partito nel panorama politico attuale?

Sintetizzerei il programma politico del PLI su tre aree: l'alleggerimento dello Stato, la difesa dello Stato laico e la valorizzazione di merito e competenze. In occasione delle elezioni europee il PLI porterà avanti alcune "battaglie" in linea con la propria tradizione culturale. Mi preme qui soprattutto tranquillizzare chi teme che i "liberali" bandiscano ogni impegno dello Stato in economia: un impegno allo Stato lo chiediamo, ed è quello di pagare con puntualità i debiti ai propri fornitori. Uno Stato non può essere "sociale" se non è anche "puntuale".

(4)Non crede che l'alleanza del segretario del pli, il riconfermato Stefano de Luca con Paolo Guzzanti, nominato ex abrupto vice-segretario, accentui l'impronta personalistica che già gravava in passato sul partito?

Se personalità del calibro di Paolo Guzzanti trovano oggi nel PLI l'unico luogo autentico per una critica liberale verso l'attività del Governo me ne compiaccio. Il Presidente Berlusconi ha usurpato il titolo di liberale con un sapiente uso mediatico della bandiera dell'anticomunismo. Ma chi può credere che sia liberale un Governo che rifiuta di inserire nella propria agenda l'abolizione delle province, che regala 6 mila miliardi delle vecchie lire all'Alitalia che non esita a fare uso della decretazione di urgenza anche in una materia tanto delicata come il fine vita? Benvenuto quindi a Paolo Guzzanti e spero che altri si uniscano; in primis penso a Antonio Martino, ex Ministro della Difesa, che proprio nei giorni scorsi ha espresso nei confronti del Governo le stesse riserve che il PLI esprime da tempo, nel più completo ostracismo dei mass-media.

(5)Pensa sia realistico il progetto di un pli autonomo per le prossime elezioni europee? Chi potrebbe essere il papabile? Lo stesso Guzzanti?


La legge elettorale obbliga il PLI, per svariate ragioni, a cercare e promuovere alleanze. Sono in corso negoziati serrati, e questo mi obbliga a una certa cautela in proposito. Un punto però è fuori discussione: il PLI non potrà allearsi con nessuno dei 2 partiti di plastica (il PD con e senza elle) che sono corresponsabili del degrado della cultura politica italiana e, più in generale, del declino del Paese.

(6)
Lei ritiene coerente con le origini storiche del pli una convergenza con i radicali, come pare auspichi il vicesegretario attuale?


Sarei felice di una convergenza con i radicali, che storicamente nascono proprio come la corrente di sinistra dei liberali. Certo, è innegabile che le decisioni politiche del Partito radicali talvolta risultano indistinguibili dalle intuizioni - ma anche dagli umori - di Marco Pannella. Un matrimonio non si può fare senza la sposa, ma io resto ottimista su questo, come su altri fronti.

(7)Le elezioni all'ultimo congresso sono state contestate dalla minoranza guidata da Diaconale e Taradash, sollevando qualche dubbio sul corretto utilizzo delle procedure, sollevando ombre sulla trasparenza del partito, assimilabile per tali 'defaillances' ai vecchi gruppuscoli partitocratici, nostalgici dei pentapartito di antica memoria e dei compromessi sottobanco, per ottenere prebende e poltrone o poltroncine alla vecchia maniera. Che cosa risponde?

E' chiaro che gli screzi congressuali hanno lasciato qualche strascico, ma non credo il punto fossero poltrone e poltroncine, visto che il PLI oggi ne offre ben poche ai propri adepti. Al contrario, Taradash e Diaconale hanno subito dopo fatto valere le proprie "entrature governative", il primo con la nomina a Presidente di un Parco Nazionale, il secondo con la benedizione per la corsa di sindaco a Livorno. Faccio ad entrambi gli auguri di buon lavoro e di successo, ma ci tengo a rimarcare come il PLI sia oggi il punto di riferimento per chi ritiene che i liberali non possano confondersi con un Presidente monopolista, con gli aiuti al comune di Catania, con chi propone un federalismo senza precisarne i costi...Potrei continuare...


(8)
All'incontro di 'Libertiamo', la rivista di Benedetto della Vedova, sono stati esaminati svariati temi politici e culturali, da dibattere all'interno del futuro partito della libertà, con autorevoli interventi di parlamentari e dello stesso Berlusconi, auspicando che la voce della 'polarità liberale' dia corpo ad un progetto futuro per la crescita della democrazia e della libertà nel nostro paese.

Non le viene il dubbio il partitino che si fregia della denominazione di liberale sia ormai superato dalla storia e dalla temperie politica, favorita dalla nascita del pdl e che il suo scarso peso elettorale non faccia che favorire la frammentazione, e comunque la perdita di voti a favoe della sinistra? O pensa che con DeLuca e Guzzanti il pli sia destinato ad essere più di centrosinistra che di centrodestra?

Non sempre avere i numeri significa anche avere ragione. Un'alleanza a livello nazionale con la sinistra è fuori discussione, perchè il nostro progetto politico è un altro. Puntiamo, come ho già detto, a creare una vera e propria palestra per i giovani, in vista del dopo Berlusconi, in cui la politica italiana dovrà necessariamente ricominciare a fare i conti con le competenze e le professionalità, non più con "maggiordomocrazia" e "mignottocrazia". Ecco il senso del progetto dei 300, per i giovani liberali che si riconoscono nel nostro manifesto. Ai giovani dico: cercatemi su facebook, e aggiungetevi al gruppo dei 300. Sarà una bella avventura.


sabato, marzo 07, 2009

Parolacce e femminilità

Sarò un reazionario,
ma considero le parolacce profferite da una donna, senza motivo, tanto per il gusto di assomigliare a qualche camionista ubriaco, e le scurrilità gratuite, in stridente contrasto con la femminilità.

Quindi, se anche dovessi trovarmi di fronte alla donna più bella ed intelligente di questo mondo e la sentissi esercitare il turpiloquio o per vezzo o vocazione, resterei talmente disgustato che mi passerebbe ogni fantasia di seduzione.
Alzerei i tacchi e me la darei a gambe.

venerdì, febbraio 27, 2009

Attenzione


Chi frequenta Facebook è gravemente esposto ai più seri problemi di salute.

Ci riferiamo oltre che al maggiore network, anche a tutti gli altri presenti sul mercato, ovviamente, anche se per il favore di cui gode FB, il numero e la qualità degl'iscritti, una buona parte dei quali appartiene a classi d'istruzione elevata e ai ceti dirigenti della società, esso rappresenta il veicolo più importante di contaminazione.

Non pensiamo però che i pericoli siano rappresentati da ictus e altre malattie legate piuttosto allo stile di vita perseguito da ciascuno dei membri, quanto piuttosto dalle manie ossessivo- compulsive, connesse all'uso smodato degli strumenti di conoscenza e relazione, che il sito mette a disposizione.

In effetti, se ci si fa caso, in esso sono compresenti tutte le possibilità di comunicazione. Dal blog alla chat, ai gruppi di fan o spontanei, dalla politica al giornalismo, alla letteratura, ai film, alla musica, e via dicendo (chi più ne ha, più ne metta).

FB assomiglia moltissimo al grande fratello orwelliano: i dati vengono immagazzinati ad una velocità supersonica, la privacy vacilla, ed i controlli si sentono come il fiato sul collo (alcuni, peraltro, sono indispensabili, per impedire che il caos prevalga su tutti).

La possibilità, illusoria, di far parte di comunità globali o globalizzate rende dipendenti psicologicamente.

Se si sta troppo dietro alle infinite lusinghe telematiche in esso contenute, ci si accorge di essere in trappola: il web ci avvolge, blandisce, stuzzica, solletica il narcisisismo ed il presenzialismo, nonché la presunzione di poter dire la propria su su ogni argomenro e sul prossimo, anche violando i limiti del buon gusto e della discrezione, e, quindi, il rispetto della persona.

In mezzo al cicaleccio instancabile, il nostro io può perdere il senso della realtà, credendo di vivere una vita vera ed

autonoma, da cui le insidie del quotidiano sono state eliminate.

Un mondo ovattato che attenua tutti sensi.

Un universo artificiale nel quale disperdere la nostra personalità.

Per questo sarebbe utile che le conoscenze virtuali si tramutassero in relazioni, personali o di gruppo, effettive.

E' l'unico modo per non inebetire, come già accade con televisione e droghe.

martedì, febbraio 17, 2009

Soru, vittima di se stesso


Un giornalista di " Le Monde", non molto tempo fa, intervistò il Governatore della Sardegna.

Dopo una domanda, il Presidente della Regione cominciò a rispondere e subito s'interruppe, facendo calare il silenzio tra sé e l'interlocutore, il quale, dopo un'attesa che pareva interminabile, provò a sollecitare il completamento della risposta, rimasta a mezz'aria.


Immediatamente, a quella che gli pareva un'intrusione, Soru reagì stizzito, intimando all'intervistatore: non m'interrompa !




Perché riportiamo questa notizia riesumata da "Il Giornale" in campagna elettorale ?




Perché in questo aneddoto c'è buona parte del carattere dell'uomo e gl'indizi della sua debolezza come uomo politico.




Ora che ha perso con l'onore delle armi, dobbiamo riconoscergli, insieme ad alcune gravi gaffes, almeno l'onestà di essersi dimesso per chiedere all'elettorato un giudizio sulla sua azione di governo, a dispetto del dissenso espresso all'interno della coalizione che lo aveva scelto come premier.




L'apporto dato alla sua rielezione dai partiti movimentisti e radicali ha avuto il sapore di una tattica strumentale per trovare, per essi, spazi altrimenti non conquistabili, alienandogli le simpatie di parte dell'elettorato cattolico.




A nulla, inoltre, sono valsi sia il personale appoggio di Walter Veltroni, che l'uso indiscriminato dei mass-media.




La sua "Unità" e "Repubblica" , la terza rete della radiotelevisione e la 7, "la Nuova Sardegna", "il Sardegna" e le reti radio-visive create dall'amico Nicola Grauso, smentiscono la sua presunta minorità nel campo della comunicazione e non danno la spiegazione della sua sconfitta, la quale, benché sostenuta mediaticamente, è sostanzialmente frutto della sua incompatibilità caratteriale con il mondo della politica militante, traffichina e sleale, ipocrita e affarista, opportunista e miserabile nel decretare la sua fine, con ciniche pugnalate alla schiena ed accordi elettorali trasversali e sottobanco, nell'ambito del centro-sinistra, per favorirne la caduta.




Soru, come buona parte dei sardi di razza, ha perduto paradossalmente per alcune qualità che l'alchimia della patitocrazia trasforma in difetti e colpe irreparabili.




L'inventore coraggioso e geniale di Tiscali, una realtà tecnologica che ha modernizzato il nostro paese e l'Europa, costituendo una spina nel fianco di colossi telematici monopolisti, decise di scendere in campo, forse per sopraggiunte difficoltà della sua azienda, ma soprattutto per conquistare nuove “chance e quindi maggiore possibilità d'influire sulle scelte di un territorio difficile, qual è da secoli l'isola dei nuraghi.




Egli aveva capito che un buon imprenditore, prima o poi deve fare i conti con chi detiene un potere forte come quello dei partiti, i quali possono essere motore di sviluppo o palla al piede del progresso, con cui occorre, comunque, scendere a patti.




All'inizio, il “Progetto Sardegna” si pose come un movimento al di fuori delle “camarille”, con un programma che puntava principalmente su tre elementi importanti: - ricerca scientifica, con la creazione di un polo universitario competitivo a livello internazionale;


- rivalutazione delle risorse agro-pastorali, con l'adozione delle tecnologie più avanzate per la produzione e la commercializzazione diffusa dei prodotti tipici regionali, protetti e garantiti dalle imitazioni;


-potenziamento dell'imprenditorialità turistica da estendere alle zone interne dell'isola, nell'attenta salvaguardia della natura.




Idee buone che però dovevano perire nel mare magnum della burocrazia dei compromessi e dei giochi di corridoio, una volta stretta l'alleanza con il centro-sinistra.




Errori strategici gravissimi si evidenziarono ben presto nel corso della sua leadership, tutti derivati dall'impostazione salesiana della sua formazione culturale, ancorata al “cattolicesimo rosso” degli anni sessanta e influenzata pesantemente dagli istinti estremisti degli ayatollah del post-comunismo, con cui maldestramente strinse un'innaturale legame ( come possa un fautore del libero mercato entrare in sintonia con l'ideologia assistenzialista, demagogica, antimodernista di una certa sinistra resta ancora un mistero).




A ciò si aggiungano alcuni stravolgimenti dei connotati propri della cosiddetta “sardità”, forieri delle più perniciose conseguenze per l'economia e l'immagine della Sardegna.




L'insofferenza per i pretesi colonizzatori del territorio ed i rigurgiti “revanscisti” contro i nuovi ricchi, maleducati ed arroganti, si tramuta da sentimento d'indipendenza individualista e senso della giustizia sostanziale, l'amore per la natura e la propria tradizione, fortemente connaturati al costume dei sardi, in provvedimenti giuridicamente aberranti e di rozza impronta giustizialista con tasse ed imposizioni fiscali anticostituzionali, in un assurdo braccio di ferro con il Governo centrale ed in vincoli all'attività edilizia privi di logiche giustificazioni ed attinti dal peggior repertorio dell'ambientalismo isterico e fanatizzato.




Le conseguenze negative di simili deviati atteggiamenti non tardarono a manifestarsi in un pervasivo arretramento culturale ed economico.




L'opposizione alla permanenza americana a La Maddalena e alla base della Marina militare italiana, nonostante il pannicello caldo del G8, rischiano di provocare un tracollo economico senza precedenti per la comunità dell'arcipelago “più bello del mondo”, e nascono dall'utopia dissennata di poter attirare imprenditori seri, in grado d'investire e produrre ricchezza, dall'oggi al domani, imponendo una patria potestà burocratica che contraddice i più elementari principi della libera iniziativa.




La contestazione aprioristica della Costa Smeralda e la contemporanea ricerca successiva del sostegno dell'Aga Kan Karim, per importare turismo internazionale nella fascia meridionale dell' isola, con baricentro nella provincia di Cagliare è il grottesco risultato di un campanilismo senza senso né scopi apprezzabili sotto il profilo dell'interesse generale.




Il Presidente si è attorcigliato nei pregiudizi e nelle contraddizioni di una classe politica insipiente portandolo ad enfatizzare il proprio animo di sardo fiero e leale, fino a capovolgersi nel parossismo estremista e declamatorio, nei più nefasti ed autodistruttivi impulsi autarchici.



Il risultato negativo di tale discesa agl'inferi si poteva intuire.




Che cosa poteva portare il connubio tra un imprenditore tutto sommato ingenuo ed i vecchi marpioni dei professionisti della politica se non un abbraccio mortale?



(Pubblicato anche su "Il legno Storto" ed "Il Mascellaro")


sabato, febbraio 14, 2009

Amore e Matrimonio






C'è una differenza sostanziale tra l'amore e il matrimonio.
Rari, rarissimi i casi di coincidenza tra l'istituzione-contratto e i sentimenti profondi, i legami autentici tra uomo e donna.

L'istituzione matrimoniale è in crisi , non da oggi, ma da almeno un secolo, anche se c'illudiamo che sia un fatto relativamente recente.

Marco Guzzi sta conducendo un'indagine accurata in Rai sui mali del nostro tempo ed i risultati sono sconcertanti, ma veritieri: per il nostro paese, afflitto da calo demografico e della fecondità, abbassamento del livello di responsabilità individuale, di una morale vitale, mancanza di impulsi veri per i giovani ed i meno giovani, sono particolarmente catastrofici.

Sul piano culturale, i drammi di Ibsen, i romanzi di Gide, i saggi di Freud hanno, da tempo, individuato nella famiglia un luogo di "violenza tirannica", d incomprensione rancorosa, di vendette incrociate, di rabbia ineliminabile.

E' dagli inizi del novecento che l'istituto è stato posto sotto accusa, riconoscendo un divario tra forma e sostanza nella convivenza amorosa tra i sessi.


Le coppie di fatto sono in aumento, come separazioni e divorzi.Segni di un cambiamento ulteriore nel costume della società
e nella ricerca non solo della libertà individuale e di coppia, ma di un modo nuovo di ascoltare il proprio spirito, valorizzando l'affettività sincera sull'ipocrisia sociale.

Il prof. Alberoni (honny soit qui mal y pense), esperto d'innamoramenti, ha stabilito la possibilità che, nel corso dell'esistenza, si possa incontrare l'amore al massimo tre volte.
Resta confermata quindi la caducità di relazioni, le qualie, se vengono formalizzate con nozze civili o religiose corrono, comunque il rischio elevato di rompersi.
La media della durata matrimoniale pare sia ormai di due anni.

E allora?


Cerchiamo l'amore vero, privilegiandolo rispetto al conformismo, vincendo insulse resistenze di carattere ideologico: sposiamoci pure se lo vogliamo, ma prendiamo atto della fine di un bellissimo sentimento, quando esso si è esaurito.

Ricordiamo, altresì, le perspicaci parole di un grande, inimitabile pensatore, come Nietzsche, il quale affermava profeticamente: "Non sposarsi è un piccolo atto di non conformismo che va assolutamente fatto".

Viva S.Valentino.

martedì, febbraio 10, 2009

Eluana: né destra né sinistra


“Libero” ha pubblicato alcune dichiarazioni di uno “scienziato” ideologo, il quale, a proposito del caso Englaro, nell’affermare apoditticamente, ma senza adeguato riscontro probatorio,che solo un soggetto pensante, cosciente, può definirsi vivo, si richiama alla finta contrapposizione tra destra e sinistra.

Il problema però non è politico , ma di carattere squisitamente etico.

Dipende dalla nostra sensibilità e dalle decisioni conseguenti alla nostra visione della vita e del mondo.

Non saprei dire come deciderei. se fossi al posto di Beppino Englaro.

Bisogna soffrirle sulla propria pelle certe situazioni, per poter rispondere con onestà intellettuale.

Perciò mi astengo da qualsiasi giudizio e rispetto il dolore della famiglia.

Credo peraltro che la libertà di scelta individuale, a certe condizioni, non possa essere negata dallo stato.
Anche questa, legata magari al testamento biologico, è riconducile ad un irrinunciabile principio di libertà (e responsabilità) personale.

Ecco perché mi pare che lo schema di testamento biologico ,apparso su Facebook, a cura del gruppo dei riformatori liberali, sia condivisibile.

L’invadenza dello stato dovrebbe essere limitata a dettare regole di larga massima, senza voler minutamente disciplinare materie così delicate e cariche di pathos, nelle quali si rischia di compromettere un valore fondamentale come quello della dignità della persona.

lunedì, febbraio 09, 2009

Cacciari e l'ortodossia


Ritanna Armeni, miracolosamente scampata al genocidio perpetrato dai giovani turchi della 7, capeggiati dalla bionda all'arancia Lilli Gruber, ha trovato asilo politico presso la Rai.

In quella sede ha subito messo a segno un intervista, manco a dirlo, sul tentativo di colpo di stato contro Napolitano da parte del premier sul caso Englaro, con il tenebroso sindaco di Venezia, il filosofo Massimo Cacciari, definendolo con le parole del Presidente della Regione Veneto, il leghista Galan, nientemeno che “un eretico”.

L'autorevole maitre à penser della sinistra post-marxista non ha battuto ciglio e sembrava, anzi, molto lusingato dall'appellativo mentre si accingeva a dare il suo responso sul testamento biologico, oggetto del disegno di legge governativo, da oggi all'esame del parlamento.

Pur apprezzando le parole del politologo liberale, il Prof. Angelo Panebianco, il quale dalle pagine del “Corsera”, invitava a considerare argomenti tanto delicati come esclusivi della sfera privata, ribadiva che l'etica non è sufficiente a disciplinare un tema così profondo, occorrendo invece un prodigioso intervento della politica per i riflessi sociali che la scelta di un determinato sistema normativo produce tra la gente e presso il popolo, oltre che in ciascun cittadino.

Ora, a parte la lapalissiana dichiarazione d'intenti iniziale, buona per tutti gli usi, anche il resto delle argomentazioni, svolte dal'illustre primo cittadino lagunare, non sono apparse come uno “strappo”, rispetto alle consuete prese di posizione ideologiche dell'opposizione dell'attuale governo.

Ed allora viene spontanea la domanda: il bieco Galan e la pasionaria di "Liberazione"dove hanno intravisto l'eresia del gattone-pensante, in eterno oscillare tra moderatismo e rivoluzione, mentre rimugina, tra una leccatina ai baffi e l'altra, la risposta ai problemi del mondo?

Nelle uscite pubbliche, e sono ormai innumerevoli, non si è mai notato nulla di diverso dall'ortodossia della grande chiesa post -comunista.

Cacciari va bene così a tutta la sinistra, che non vede l'ora di toccargli sandali e saio, essendo l'unico a dimostrare di avere un po' d’idee e sale in zucca, quando parla delle strategie della sua parte politica.

Anche se profumata da gigli, la strada che indica non è eretica per nulla, tutto sommato è dentro la tradizione del novecento. Al presente per essere un Giordano Bruno dovrebbe allearsi, lui laico e ateo, con Benedetto XVI, come ha già fatto da tempo l’ateo devolto Giuliano Ferrara, il quale infatti rischia di finire sul rogo con il suo sodale Pietrangelo Buttafuoco, altro personaggio da demonizzare e mandare in esilio per aver denunciato la perdita del sacro nel suo ultimo libro “Cabaret Voltaire”.

E allora perché gratificare Massimo Cacciari di qualità superiori a quelle che possiede?

Per essere “eresiarchi” non bastano le parole di qualche collega o qualche fan o qualche ammiratrice in platea o alla raitv.
Ci vuole ben altro.
Andatelo a chiederlo al povero Socrate.

giovedì, febbraio 05, 2009

Soru, l'infelice



In particolare, il richiamo all'età del Cavaliere pare un penoso espediente, per evitare di approfondire i veri temi della campagna elettorale ed sorvolare sugli errori commessi dalla sua giunta, pongono M.R. Tiscali in contrasto con l'ambiente tradizionale sardo e la cultura dell'isola, in cui il rispetto dei “vecchi” è norma fondamentale, e lo riconducono, purtroppo, paradossalmente alla figura tipica del “nuovo ricco”, aduso ai toni arroganti e supponenti, privo di qualsiasi elementare rispetto per il prossimo.

Egli dimentica che “la giovinezza è una malattia da cui si guarisce presto” e che un politico di razza si serve delle idee, r non della volgarità, per conquistare il consenso. Il linguaggio da caserma e gli atteggiamenti spocchiosi si ritorcono, prima o poi, contro chi li usa.

Quel che dispiace maggiormente è l' immagine falsa e squalificante della Sardegna e dei sardi, che scaturisce dalle infelici dichiarazioni rese al giornale.

giovedì, gennaio 29, 2009

Traghetti e poltrone


La recentissima notizia di un incendio a bordo di un traghetto della Tirrenia, ripropone ancora una volta il tema degli aiuti di Stato ed il mantenimento dello status quo nell'organigramma della società di navigazione.

L'attuale Presidente di quest'ultima, come si sa, è stato confermato, anche se per un periodo limitato, senza tenere in debito conto che l'impresa, nel corso degli ultimi decenni, non ha fatto altro che aggiungere sprechi su sprechi, senz'assicurare né comfort né sicurezza ai passeggeri. Pare che anche questa volta, infatti essi siano stati abbandonati e lasciati in balìa degli eventi, senza preoccuparsi di farli scendere immediatamente dopo il frettoloso rientro nel porto di Genova deciso dal comandante della nave al verificarsi dell'incidente.

Com'è possibile che un fatto così grave non richiami l'attenzione sulla necessità di riformare i rapporti tra la ex flotta di stato e l'ordinamento, accelerando la liberalizzazione e l'apertura del mercato?

Lo chiediamo al Ministro dell'economia.

E' possibile che i casi Alitalia si moltiplichino e che sia sempre Pantalone a pagare lo scotto dell'eterna sopravvivenza di carrozzoni clientelari, come le famigerate linee di navigazione di preminente interesse nazionale e... di nessun servizio per il cittadino?

sabato, gennaio 10, 2009

Invito alla lettura di Simone Weil


Forse avete già letto qualcosa di Simone Weil. Se non l'avete fatto, ve ne consiglio la lettura. Adelphi offre un catalogo completo delle sue opere, che in rapporto alla sua breve vita sono un vero e proprio prodigio del suo genio. A me piace soprattutto ricordare "La Grecia e le intuizioni precristiane" e "L'amore di Dio"con un'introduzione di Augusto del Noce su "S. Weil testimone del nostro tempo".

Se penso alle tante "femmes savantes"del nostro tempo, non posso fare a meno di notare la differente statura intellettuale e culturale di questa giovane donna, febbricitante di passione per la mistica e per le fonti della civiltà occidentale, scomparsa prematuramente, ma stella splendente per l'eternità, nel cielo dei talenti di primaria grandezza.

Nelle sue "Lezioni di filosofia", che sto leggendo, ci sono indicazioni succinte, ma acute, sui concetti fondamentali e sulle conquiste del pensiero da parte dei grandi pensatori dell'umanità ascritti all' Occidente.

Molto perspicue le considerazioni sulla conoscenza di sé, attorno a cui, fin dai tempi di Socrate, ognuno di noi s'interroga.

E' semplicemente strabiliante come quest'autrice riesca cogliere l'essenza delle cose, attraverso una logica stringente ed una profonda analisi dell'anima del mondo, con un excursus affascinante e coinvolgente.

Buona lettura a chi voglia approfondire la sua scienza.

giovedì, gennaio 08, 2009

L'ingiustizia tributaria




E’ certamente una buona notizia la richiesta scaturita dal congresso forense di Bologna, attinente alla riforma della giustizia tributaria, finora amministrata da giudici per lo più non togati con tutte le defaillances (per usare un eufemismo) che tale sistema comporta.

Più che la terzietà del processo in tale materia, pare avere privilegio l’amministrazione finanziaria in tutte le sue svariate forme al solo scopo di evitare che il diritto di difesa, con lo specchietto per le allodole di una giurisdizione ad hoc, possa esercitarsi effettivamente ai sensi dell’art.111 Cost.

Si tratta solo di un escamotage per consolidare lo strapotere e gli abusi che l’applicazione di tributi esosi da parte della burocrazia continui indefinitamente, in barba allo stato di diritto e alla salvaguardia della libertà del cittadino (che tramite il potere di tassare può tranquillamente ritrovarsi in una condizione di schiavitù: se lo stato in maniera diretta o indiretta può appropriarsi a piacimento del reddito che ognuno produce, dove finisce l’autonomia della persona?).

L’amministrazione pubblica fa raro uso dell’autotutela per correggere i propri errori formali e sostanziali.

Si vede bene come le cartelle pazze siano diventate la regola nel nostro ordinamento e come pagamenti, divenuti inesigibili per termini scaduti, siano invece inflitti per l’eternità al contribuente, con aumenti dei costi e nessuna garanzia per il singolo.

Avete mai provato a seguire un procedimento di fronte alle commissioni tributarie non presiedute da un magistrato di ruolo?

Nel migliore dei casi si tratta di una pantomima vergognosa ed umiliante, che comporta spese indescrivibili per l’erario e serve unicamente a proteggere imposizioni arbitrarie ed illegittime.

Gli ammiccamenti tra componenti del collegio ed i funzionari, spesso incompetenti e fannulloni, incapaci di applicare correttamente le norme, i quali trovano molto comodo appuntare l’attenzione più sui soggetti onesti che sugli evasori, sono all’ordine del giorno.

Parecchi commercialisti fanno il gioco dell’ente impositore sotto la bandiera del tengo famiglia, soggiacendo al timore riverenziale ed ai ricatti morali degl’impiegati finanziari di ogni ordine grado e dei membri delle commissioni.

Ben venga dunque, anche in questo campo la riforma della giustizia, con parità di diritti per le parti com’è d’uso nei paesi civili, tranne il nostro, improntati a regole di autentica democrazia.

venerdì, gennaio 02, 2009

La guerra del Capodanno



fuochi dAll'indomani del capodanno, è facile constatare come si sia allineati alla tradizione italica in quanto a numero di virttime dei botti: quattrocento feriti ed un morto sono il risultato della guerra di fine anno.



Esse si accompagnano alle ottomila degl'incidenti stradali nell'ultimo decennio, cui si aggiungono quelle della droga e della lotta di mafia.



L'alba del 2009, al di là degli auspici verbali che ciascuno di noi non rinuncia a formulare, non è fausta per nulla.



I superstiti delle classi medio-piccole ormai annaspano.



Dopo la tassazione predatrice, è giunta una crisi economica epocale, alla quale la politica, senza distinzione tra destra e sinistra, imprigionata dalla burocrazia e dal sistema bancario, non sa dare risposte adeguate, con tutto il rispetto per i provvedimenti minimi adottati a favore dei ceti più deboli, grottescamente invitando a consumare, magari indebitandosi...



L'esortazione ha avuto successo. Infatti le somme spese per cenoni e festeggiamenti hanno superato quelle dell'anno decorso, ma purtroppo anche questo fatto non è che un segnale di disagio.



Ormai una società come la nostra, priva di punti di riferimento, non trova altro modo di reagire che rifugiandosi nel più bieco materialismo egocentrico.



Le parole di Benedetto XVI hanno il suono della verità, per credenti e no, laddove denunciano i disastri di una globalizzazione che dimentica l' etica.



Al di là di alcune manifestazioni di solidarietà sociale, di rispetto dell'altro e di onestà individuale, il panorama generale è desolante.



Schiavi di bande di grassatori, impadronitesi della pubblica amministrazione, che gestiscono la burocrazia come un affare personale, ai cittadini è data soltanto la possibilità di esercitare la furbizia come sistema di vita, a danno dei pochi esemplari di gente onesta e di una corretta relazione tra istituzioni e soggetti privati, in un crescente degrado e disfacimento dello Stato e della massima noncuranza per l'interesse generale.



Basta guardarsi attorno per vedere come il mancato rispetto delle regole in ogni campo, il malcostume pervadente, sia divenuta l'unica norma da seguire. La lettura di "Cabaret Voltaire" di Pietrangelo Buttafuoco, pur con tutte le riserve in materia di salvaguardia delle libertà individuali e collettive, è un'utilissima disamina della desertificazione dell'Occidente e dell'Italia in particolare.



La perdita del Sacro coincide con la distruzione delle radici e delle idee, del patrimonio culturale e dell'identità spirituale del vecchio continente, che da decenni non ha più un'anima.



Ora, in un mondo di cartapesta come questo, non sono certamente i consumi a risollevare una comunità.



Ci vuole molto di più per una vera rinascita.

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