lunedì, giugno 06, 2005

Orgoglio e pregiudizio

Dopo il fantasmagorico raduno di Milano, scintillante omaggio al gay pride italico, sono in grave crisi d'identità.

Ho assistito con interesse alle varie fasi della manifestazione ricavandone una profonda frustrazione.

Né tra i partecipanti, né tra il pubblico di contorno, ho intravisto scambi di effusioni tra uomini e donne, ma solo tra uomini e uomini e donne e donne.

Non dubito che nella folla ci fossero anche soggetti culturalmente legati al passato, dai costumi improntati a preferenze eterosessuali, ma ritengo che soffrissero anch'essi come me di una sorta d'inibizione nei confronti dell'altro sesso, convinti ormai di contenere le vecchie abitudini dell'edonismo reganiano in un ambito rigorosamente privato, a casa o in appositi club, senza manifestare apertamente le proprie diversità di gusti.

Oggi, mentre cammino per le strade evito di guardare le poche donne appetibili in circolazione, perché mi sembra una grave mancanza di riguardo per il mondo femminile avanzato, che predilige più guardare che essere guardato e per quello gay, in ascesa irresistibile e giustificatamente vincente nella società contemporanea.

Mi domando se le coppie anomale, rispetto a questa tendenza, possano praticare, senza sentirsi passatisti, l'eterosessualità nel chiuso degli androni, dietro i portoni degli anditi di periferia, in campagna, dentro l'auto, in vetta alle montagne o sotto le acque del mare, o in qualche albergo ad ore, evitando di urtare la predominante sensibilità femminista e terzista.

Il mio potente senso estetico ad indirizzo classico ha subito un vulnus irreparabile, comportando conseguenze incalcolabili nella mia vita di relazione.

Vado infatti convincendomi di aver sbagliato gravemente, fin dalla più tenera età, considerando tale attitudine un fattore apprezzabile per le frequentazioni private ed intime.

Devo fare assolutamente qualcosa, d'ora in avanti, per curare questo insorgente complesso d'Origene (non so chiamarlo in modo diverso), che m'impedisce di pensare alle donne come unici oggetti di desiderio e mi sforzo di controllare il mio fortissimo senso di colpa per aver baciato solo labbra femminili, incerto tra il prediligere la concezione del sesso del Davide biblico o quella del Casanova moderno, costantemente abbacinato dal fascino muliebre, più che del suo cinico rivale Don Giovanni (intento soprattutto a contare il numero di donzelle sedotte nelle varie regioni europee).

Per assumere comportamenti più adeguati all'epoca presente, non basta abbeverarsi agli episodi televisivi della comunità gay diffusa dai teleschermi della 7, direttamente importati d'oltreoceano, né seguire diligentemente le conferenze educative dell'Arci gay.
Credo che sia molto opportuna anche la psicanalisi, di cui comincio a nutrirmi con insaziabile curiosità tra Freud e Jung, sorpreso di scoprire( se ho capito bene) che la fase anale è uno stadio da superare e non un punto di arrivo.

Sono alla ricerca di un valido professionista del settore, ma nel fondo del mio animo, nel più remoto spazio del mio retrocervello, forse per l'imprinting della mia personalità, frulla costantemente l'idea che il miglior pisocoterapeuta, per la mia delicatissima situazione, sia pur sempre una donna, magari di gradevole aspetto e dotata di un certo glamour, che si prenda cura di me, delle mie complesse problematiche e riesca a trarmi d'impaccio con le dovute attenzioni.

Che dite . E' un pregiudizio anche questo?

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