mercoledì, luglio 27, 2011

Il topino e la gruviera

Quel genio incompreso di Giuliano Amato ha tirato fuori, dal cilindro di prestigiatore della politica da operetta, l'originale idea d'imporre la patrimoniale per dare sollievo alle casse dello stato, ampiamente depredate da decenni di assistenzialismo e deficit causati da finamziamenti illeciti ai partiti e ai carrozzoni clientelari in nome del socialismo progressista e cristiano.

Per i suoi meriti di topino attaccato alla gruviera, il nostro beneamato esperto di economia statalista e di manovre sotterranee nei palazzi di governo, si è guadagnato l'appellativo di Sottile


Il dottor Sottile tanto raffinato non pare proprio. 

Non pago di aver messo le mani nei risparmi bancari dei ceti meno protetti e virtuosamente dediti al risparmio, 'inventa' una misura di per sé odiosa e degna dei sovrani birbanti del medio-evo, pronti a tosare i sudditi per far fronte alle proprie scialacquature ed agli sprechi di quella  corte dei miracoli  che corrisponde al nome di parlamento. 

Bella prova di sensibilità democratica e di rispetto per la libertà del cittadino.

Più che sottile, il prof Amato (?) è uno dei peggiori esempi di leninismo spicciolo e di furberia borbonica, una figura di furiere dei grandi gruppi economici e dei poteri forti, da cui spera di ricavare qualche prebenda istituzionale nel prossimo avvenire, come se l'attuale assetto sociale e politico possa consentire ancora giochi da saltimbanchi e non sia destinato mai a render conto delle proprie malefatte.

martedì, luglio 26, 2011


George Steiner

Cambridge . 

L' Europa, dice George Steiner, si può scandire in cinque assiomi. Innanzitutto è una mappa di caffè, dal locale di Lisbona amato da Pessoa a quei superbi concentrati di fantasmi che sono i ritrovi della Vienna fin de siècle. Luoghi di gioco e pensiero, arte e massonerie, dove la gente discute, scrive, fa pettegolezzi, tesse speculazioni e intrighi. Il secondo marchio del continente sta nel proporsi come geografia camminabile, a misura di piedi, dunque generatrice di testi impregnati dalla cadenza dei passi di quei molti poeti e pensatori che hanno creato e riflettuto camminando. Il terzo punto comune ai popoli europei sta nel chiamare strade e piazze coi nomi di scienziati, pittori, artisti e romanzieri: tutt' altra logica rispetto agli Stati Uniti, paese allergico ai memoranda. Il quarto assioma condiviso dall' Europa sta nella doppia derivazione da Atene e da Gerusalemme: identità sincretica e conflittuale che può spiegarne le tensioni interne. Pensiero laico e democratico da una parte, spiritualismo e misticismo dall' altra, con l' apparato di dogmi che ne consegue. La quinta caratteristica dell' Europa è la consapevolezza della sua condanna: l' imperativo della fine di un mondo che nel Novecento, tra grandi guerre, bestialità di Auschwitz e orrori del Gulag, ha consentito lo sterminio di cento milioni di esseri umani. Sono le basi su cui Steiner, saggista acuto e provocatorio, esploratore originale di percorsi paralleli, storia e filosofia, letteratura e arti visive, ha costruito il viaggio fulminante di Una certa idea d' Europa. Della sua "idea d' Europa" apocalittica e piena di sdegno, ma anche di ammirazione e nostalgia, Steiner parla nella sua casa di Cambridge, prima di una passeggiata tra le architetture storiche di un' università «dove da settecento anni», racconta il professore, «si sviluppano le scienze occidentali». Nel suo futuro ci sono vari appuntamenti con l' Italia: il 30 maggio l' università di Bologna gli conferirà la sua sedicesima laurea ad honorem, e a fine marzo del 2007 terrà una lezione magistrale alla Fiera del Libro di Torino. Nel frattempo Garzanti sta traducendo il suo nuovo libro, Dieci ragioni per la tristezza del pensiero. In Una certa idea d' Europa lei traccia il quadro buio di un' Europa dominata dal consumismo e dalla globalizzazione, lanciando un grido d' allarme sulle sorti di un continente in balia del «dispotismo del mercato di massa». «La situazione è più che preoccupante. L' istruzione è allo sbando, i giornali di qualità perdono copie, i giovani sanno manovrare i computer ma non leggono più. L' unica religione mondiale è lo sport: nemmeno Max Weber capì che la passione per il calcio avrebbe assunto queste proporzioni. Una rinascita di interessi culturali potrebbe avvenire solo per reazione a catastrofi incombenti: una crisi economica devastante o lo scatenarsi della sfida islamica all' Europa. Quando le cose peggiorano la cultura risorge. A Londra, nei rifugi antiaerei, sotto i bombardamenti, si lessero più libri di quanto non fosse mai accaduto prima. E durante l' assedio di Leningrado circolavano musica, letteratura e poesia». Nella prefazione a Una certa idea di Europa, Mario Vargas Llosa critica le sue prospettive pessimistiche, sostenendo che oggi, nonostante tutto, l' incremento di consumatori di prodotti culturali genuini, romanzi, mostre e concerti, ha raggiunto livelli prima inimmaginabili. «Non sono d' accordo. è vero che la musica riempie ancora le sale, e che i musei sono affollati. Ma l' opera lirica è a rischio, e ovunque il livello culturale sta precipitando. Forse, più che all' Europa, Vargas Llosa pensa all' America Latina, dove cresce una grande letteratura e sono in tanti a voler studiare di più. Concorderei col suo ottimismo se si parlasse del Messico. Non ho mai visto giovani più appassionati e fiduciosi nel futuro di quelli delle università messicane. Ma chieda ai migliori studenti delle università inglesi o francesi come vedono il domani: nelle università europee l' incuria dei docenti è vergognosa, insultante per i giovani. Intanto crolla il livello dell' istruzione scolastica. Sull' argomento scuola bisognerebbe essere un po' stalinisti. In una notte Stalin decise che gli insegnanti di matematica e lingue nelle scuole dovevano avere una preparazione pari a quella dei professori universitari. Fu così che nel sistema sovietico ci fu un' esplosione di qualità. Con risultati come lo Sputnik e molto altro». Una certa idea d' Europa, alla fine, dà spazio alla speranza di un miglioramento in base a due constatazioni: il crollo dell' ideologia marxista e la perdita di forza del cristianesimo, che condurrebbe a un umanesimo laico e a una tolleranza finora ignota all' Europa. è così drastico il suo rigetto dell' ideologia cristiana? Non ne considera i valori positivi? «Il cristianesimo non ha ancora chiarito i termini del suo ruolo nell' Olocausto, e questo getta un' ombra sinistra sulla civiltà cristiana europea. Ci sono stati alcuni riconoscimenti isolati, episodi di papi in visita a sinagoghe... Però non basta: la Chiesa, nel suo sistema educativo, non affronta la responsabilità dell' orrore. E l' Europa non ammette il multiforme ruolo del cristianesimo in quella che è stata la mezzanotte della storia. Il suo antisemitismo è profondo e plurisecolare, radicato nei Vangeli. Finché l' Europa non si confronterà con la lunga preistoria delle camere a gas, molti pericoli avveleneranno questa civiltà. Che oggi si trova a fronteggiare il problema immenso della sfida islamica, e sembra molto impreparata a farlo. Per un verso i fanatici islamici vogliono distruggerci, per l' altro c' è un fanatico come Bush che conversa con Dio. Almeno Berlusconi non ha il suo numero di telefono». Lei parla spesso dell' incubo dell' antisemitismo e del suo riaffiorare odierno. Si possono analizzarne le cause? «L' antisemitismo sta crescendo ovunque in Europa: si assiste a un ritorno della paura degli ebrei persino là dove gli ebrei sono solo un piccolo gruppo di sopravvissuti. è difficile capire perché, e la risposta non può venire solo dall' Islam, il cui monoteismo è tanto vicino al giudaismo quanto lontano dal cristianesimo: la religione islamica condivide con gli ebrei ortodossi la negazione delle immagini. Resta il fatto che un piccolo paese come Israele tiene in pugno i destini del mondo, e questo dà fastidio. Intanto dall' Islam non sorge alcuna leadership filosofica o morale capace di protestare contro l' intolleranza dei fanatici islamici». Rispetto alla potenza dell' America, proiettata nel futuro e sempre capace di dimenticare, l' Europa, lei scrive, è sommersa dal proprio passato. Secondo lei non c' è avvenire per questo continente? «In America l' ascensore è ancora in salita, mentre in Europa il tramonto, sul piano dell' imperialismo e dell' egemonia diplomatica, è avvenuto da tempo. Per quanto riguarda gli investimenti scientifici e tecnologici non c' è confronto. Si può discutere sulle potenze in grado di superare l' America, ci si può chiedere se la sua partita si giocherà con l' India o con la Cina, ma è fuori discussione che si giochi con l' Europa, che oggi è soprattutto un museo, meraviglioso e irritante. Ma anche se in molti settori la situazione è disperata, un tentativo andrebbe fatto. Questa civiltà nata dal pensiero greco e dalla moralità ebraica dovrebbe provare a riaffermare alcune convinzioni oscurate dai peggiori influssi americani. Ritrovare il realizzarsi della conoscenza, la ricerca disinteressata del sapere, la creazione della bellezza. La ridefinizione dell' istruzione secondaria e dei media rientra nei compiti più urgenti».

 - LEONETTA BENTIVOGLIO, Repubblica.it - 11.02.2006