sabato, marzo 31, 2007

Il Maestro è suonato?


L'intervento di Ermanno Olmi alla trasmissione "Otto e mezzo" rischia di ottenere l'effetto opposto a quello previsto.

Il regista ha amabilmente risposto alle domande degli intervistatori e fornito chiarimenti sul suo ultimo film, ma ha lasciato sconcertati molti suoi estimatori, fra cui il sottoscritto.

Non crediamo che il cattolicesimo abbia bisogno di cineasti profetici, in un periodo di furibonde polemiche tra laici e cattolici, credenti e non credenti.
E neppure d' intellettuali che pensano di dire una parola definitiva e desacralizzante sul Verbo e la dottrina della Chiesa, contrapponendo - tanto per cambiare - Gesù alle Istituzione religiose.

Nella filmografia del nostro paese, ci è sempre parso meno intellettualista, nonostante le sue variopinte stravaganze, e più aderente allo spirito cristiano ed evangelico, il peccatore Fellini rispetto al candido Olmi, apprezzabile, onesto e laborioso artigiano della macchina da presa, il quale, probabilmente, con quest'ultima opera, più cerebrale di quanto non fosse nelle intenzioni, lascerà più interdetti che convinti gli spettatori.

Chiaramente si tratta solo di impressioni.

Il giudizio estetico va dato solo dopo aver visto il film, il quale peraltro, tra gl'intervenuti alla trasmissione di Ferrara ed Armenni, si è prestato a contrastanti interpretazioni.

Qui ci preme stabilire se quanto ha affermato il Maestro, nel corso dell'incontro televisivo sia condivisibile o no sul piano del costume e delle idee, ovvero se gli argomenti esposti siano talmente ambivalenti e le motivazioni ideologiche così capziose, da indurre a definire le tesi racchiuse in "Cento chiodi" , non tanto rivoluzionarie come ambirebbero essere definite, quanto semplicemente conformiste e del tutto coerenti con le impostazioni relativiste della società contemporanea, italiana ed occidentale.

Desidero riferirmi agli esempi portati nella discussione dallo stesso Olmi, nell'intento di rendere il più trasparente possibile il suo lavoro e la propria concezione del mondo.

Mi ha colpito la sua posizione in merito all'amore, che dovrebbe pervadere ogni attimo della nostra esistenza e che non fa differenza sul piano sessuale tra omofili e no, dandosi pertanto riconoscimento pieno, sotto l'aspetto teologico alla parità tra uomini e donne e persone della stessa specie.

Da libertari diciamo che la precisazione dei vescovi ci pare opportuna, per evitare ulteriori confusioni tra i fedeli.

Ciò che, in uno Stato non confessionale, è lecito disciplinare non è scontato per qualsiasi comunità di credenti, i quali dovrebbero, correttamente, anteporre i princìpi della propria dottrina, alle scelte politiche del momento, atte a risolvere problemi di natura pratica e sociale, riconoscendo diritti anche a chi finora ne è stato sprovvisto, col solo limite di non prevaricare le libertà degli altri cittadini.

Dove va a parare Olmi?

L'amore cristiano è parificato all'amore profano?

Ancora. Il regista ha voluto soffermarsi su un lontano episodio, avvenuto in una scuola d'Italia, che vide una studentessa incinta dare la luce alla sua creatura, in un gabinetto, attorniata, al momento del parto, da bidelli, insegnanti ed allievi. Ed ha paragonato, nel suo immaginario d'artista, la stanza medesima alla Capanna di Betlemme, senza ravvisare differenza alcuna tra i due eventi storici e simbolici.

Che dire?

Tutto avremmo sospettato, ma che la toeletta fosse equiparabile al luogo in cui il Redentore nacque, non avremmo mai osato intuirlo.

Una pietra di paragone del sacramento del matrimonio è stata poi indicata, paradossalmente, da Olmi nella scena (tratta dalla cronaca) di due adolescenti (eterosessuali o no, non pare più importante stabilirlo a questo punto), i quali, con una catena per biciclette, suggellano la loro convivenza, legandosi ad un palo con il lucchetto.

Un modo moderno, spontaneo e creativo, che varrebbe - al pari della dichiarazione resa davanti al notaio come suggerita, per le coppie di fatto, dal parlamentare Biondi - a costituire formalmente una nuova unione.

Lasciamo da parte, infine, la comprensibile commozione del cineasta, nel rievocare la sacralità (per fortuna) della propria nascita e della vita umana, antecedente addirittura il concepimento, e da stabilirsi nell' incontro degli sguardi dei genitori: un quadro idilliaco tanto pregnante quanto raro, in un mondo in cui s'intrecciano bene e male, istinti e poesia, uomini e bestie, intelligenza e brutalità, sentimenti nobili e violenze barbariche.


Alla fine della serata, una conclusione ci sembra indubitabile: si è confezionato un prodotto del tutto compatibile con la dissacrazione della fede ufficiale ed in linea con la ormai compiuta secolarizzazione della civiltà contemporanea.

Una domanda è d'obbligo (e ci scusiamo per l'irriverenza): ma il Maestro, per caso, è suonato?

venerdì, marzo 23, 2007

I cazzeggi di Veronica P.



"Conservatori in un paese in cui non c'è nulla da conservare!"

(Leo Longanesi)


Volete un esempio recentissimo di come avesse ragione Longanesi?

Ascoltavo la scorsa notte la rubrica "A mezzanotte" condotta dalla Pivetti (Veronica) su Raidue.

Ebbene, ho creduto di sognare.

I gridolini e la superficialità con cui la sorella dell'ex presidente del senato (sempre apparsa ai più come una timida monacella), affrontava temi di varia umanità, si fa per dire, conversando con un sedicente scrittore, autodefinitosi "padre eterno"(bella perla di raffinato umorismo), tale Roberto Cotroneo, erano talmente grotteschi e beffardi nei confronti della comune intelligenza e di quello che rimane dell'ormai devastato senso estetico, che ho dovuto spegnere frettolosamente l'apparecchio.
La vispa conduttrice infatti per deliziare le mie orecchie mandava in onda - come espressione di amata trasgressione - la canzone della Nannini, in cui alla parola pazzo faceva da rima la parola c....
Di tale sublime poetica, la ridente anchor woman non smetteva, subito dopo la performance della celebre cantante emiliana, d'inebriarsi ed autocompiacersi,
quasi fosse, quella scelta musicale, una specie di liberazione personale dal rispetto della forma e degli ascoltatori.

Che vanto ci si può dare nel far risuonare nell'etere una parolaccia divenuta ormai d'uso corrente?

Significa semplicemente essere banali e non avere validi argomenti da proporre al pubblico della notte in cerca di programmi meno cretini di quelli televisivi.

Una volta c'era la radio come rifugio dalla volgarità e dai luoghi comuni.

Ora non c'è più neppure quella.


mercoledì, marzo 14, 2007

Il mercato e la responsabilità


Il fotografo Corona è indagato dalla Procura di Potenza, a seguito di nuove ramificazioni del Savoia- gate.


L'Avv. Frigo ha precisato la differenza tra favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, consistente sostanzialmente nella presenza, nel secondo reato, dell'esborso di denaro, che si aggiunge alla semplice messa in contatto tra i soggetti interessati al rapporto sessuale, caratteristica della prima figura criminosa.


Quel che colpisce nella vicenda è l'atteggiamento del celebre creatore d'immagini, ancora tanto giovane quanto estremamente spregiudicato nella sua smania di guadagno a tutti i costi ed il suo perentorio riferimento al mercato, quale spiegazione della sua infaticabile ricerca di denaro.


Sarebbe infatti il meccanismo economico mercantile a favorire certe situazioni e certi intrecci tra divi del pallone e dello spettacolo e facili introiti - anche con ricorso ad un altro grave delitto costituito dall'estorsione.


Ci sembra francamente ridicolo confondere le leggi della domanda e dell'offerta con il codice penale, anche se occorre riconoscere che, specialmente nel nostro paese è difficile realizzare un'etica capitalistica, forse perché qui un vero liberalismo non si è mai realizzato, anche per le insistenti (e resistenti) implicazioni politiche che l'attività d'impresa incontra ad ogni pie' sospinto.


Ora, che Corona si riferisca al mercato come giustificazione del proprio comportamento, è francamente una presa in giro.


Il trash ed il crimine, infatti, non cambiano natura solo perché preceduti o accompagnati dalla contrattazione economica.


Quello che sta divenendo sempre più usuale, putroppo, è la mercificazione delle persone.


Una volta era il marciapiede il luogo deputato a questo genere di affari, ora i luoghi sono i più diversi ed insospettabili.


Non si capisce che gli scambi commerciali sono neutri mentre le azioni più o meno riprovevoli vanno ascritte a uomini e donne.


Indipendentemente dalla sorte giudiziaria del personaggio, da considerarsi comunque non colpevole fino all'esito del processo, è curioso constatare come si stia facendo strada una nuova idea di esimente sociologica.


Alla responsabilità ormai classica della società, invocata da chi respinge capziosamente quella individuale, ora si aggiungerà, presso l'opinione pubblica meno avvertita, quella del mercato, nuova astratta entità destinata ad assolvere i gaglioffi di tutte le specie, spinti a delinquere dalla sete di quattrini originata dalla satanica influenza capitalistica.


Senza minimamente considerare che "a certi individui i soldi affluiscono come se fossero una cloaca", come già osservava Seneca in tempi certamente non sospetti di liberismo.

giovedì, marzo 08, 2007

La festa della donna


Ebbene l'hai voluto tu, mia cara: ti contestualizzo e non se ne parla più !

Perché dovrei ricordarmi di te solo l'8
marzo, quando la mia vita è piena di te tutti i giorni,in tutti momenti della giornata dacché sono nato?


Tu sei la mamma, la zia, la sorella, la moglie, la compagna, l'amante, l'amica, la casa, la via, la delizia e la dannazione della mia esistenza.


Se ti contestualizzo, ti dimentico, non celebro le tue qualità, il mio conforto, la mia aspirazione all'assoluto.


L'eterno femminino vivrà sempre con me, prima, dopo e a dispetto dell'8 marzo.

mercoledì, marzo 07, 2007

Perché dovremmo difendere gl'insegnanti?


I recenti episodi di violenza nelle scuole non possono meravigliarci.


Sono decenni che la scuola si è progressivamente ridotta a luogo di brutture e diseducazione, senza la benché minima attenzione per la competenza e la qualificazione, la crescita culturale e sociale di chi la frequenta, sia esso docente che discente. Questo almeno nella stragrande maggioranza dei casi.



So di presidi che si sono trasformati in sindacalisti degli alunni contro i docenti che pretendevano un po' di disciplina e di maestri e professori trasformati in sgherri contro i loro colleghi, in una sfrenata e demagogica corsa a sostegno di allievi e loro genitori contestatori di tutto e di più, con prevedibili sfoci in denunce all'autorità di polizia, al solo scopo di guadagnare qualche punto in più per carriera o qualche incarico più remunerativo all'interno del proprio istituto.



Ora dovremmo provare un qualche spirito di solidarietà verso insegnanti che si esibiscono come veline o precettori che fanno a gara per elargire ottimi voti e promozioni automatiche, per paura di essere emarginati?



Neanche per idea.



Artefici del proprio destino conquistato con inserimenti di massa da parte di governanti al servizio delle clientele, questi personaggi si difendano da sé.



La scuola dovrebbe essere un opzione per chi vuole imparare e studiare e non un luogo di pratica della volgarità, oltretutto a spese dei contribuenti.


domenica, marzo 04, 2007

Viva Sanremo


Sanremo è il simbolo dell'Italia delle cicale.

Anche se si svolge alla fine dell'inverno prelude alla spensieratezza estiva, che connota indelebilmente il carattere del nostro popolo.

Dodici milioni di concittadini si sono assiepati davanti al televisore per sottolineare l'importanza dell'evento, magistralmente coordinato dal pontifex maximus Baudo e dalla sacerdotessa Hunziker, esemplari inimitabili della religione più sentita e praticata nella terra del bel canto: la musica o, meglio, la canzonetta.

Confesso di non aver visto né ascoltato alcuna esibizione.

Di sguincio ho intravisto le malferme entrate, sul palcoscenico dell'Ariston, di due vecchi fusti come Dorelli e Bongiorno, ed ho lestamente cambiato programma al primo muovere di labbra dei due personaggi, vere colonne della nazione dello spettacolo e della patria canterina.

Altro che santi, navigatori, poeti, esploratori...
Siamo un paese di canzonettari e non ci vengano a disturbare né le crisi di governo , né gli aumenti delle tasse.

Cio' che conta è sopravvivere cantando.

"L'italiano vero", come urlava uno dei celebri cantanti delle Sanremo passate, non si perde un gorgoglìo, anche se scoppiasse la terza guerra mondiale o strangolassero la propria madre.

Ciò che conta è non pensare, ma intrupparsi nelle folle smisurate che inneggiano in coro al divo (superpagato) di turno.

Tutto il resto non esiste.

Viva Sanremo. Come faremmo senza?