domenica, giugno 19, 2005

Unitari a parole?


L'intervista a Marcello Pera, rilasciata al "Giornale"e raccolta da Marco Taradash, per "Radio radicale", non costituisce di per sé nulla di eclatante.

Non va sminuita, né enfatizzata.

Credo che vada interpretata senza secondi fini e voglia riaffermare l'attuale posizione cattolico-liberale del Presidente del Senato.

Se ci sono, dietro le sue parole, nascosti disegni o strategie raffinate di potere, come da qualcuno viene maliziosamente ipotizzato, lo diranno i fatti.

Qui mi preme sottolineare che, in effetti, l'unione dei moderati, pur potendo consistere nell'incontro tra laici e cattolici, come da anni ormai ha dimostrato sia possibile sul piano culturale la fondazione "Liberal", questo non significa dare un'impronta filo clericale o teologica al movimento, importando da altre tradizioni politiche i suoi criteri informatori.

Direi, pertanto, che, con saggio realismo e lucidità intellettuale, occorra guardare all'interno della propria cultura (nazionale ed europea) per approfondire le idee destinate ad un comune progetto.

Che il partito unitario o la destra si richiamino ai neocon o ai teocon o ai neogollisti mi sembra poco producente sul piano dei principi e su quello dell'appeal nei confronti della società civile.

E' più costruttivo guardare a modelli di ampio respiro, dove siano presenti peraltro le motivazioni più vicine al nostro popolo e alla sua nuova identità europea.

In tale contesto, il laboratorio delle idee da sviluppare è già ampiamente attrezzato di strumenti critici affinati.

Discorso analogo vale per le analogie, a volte, rintracciabili con i radicali, i quali però peccano troppo spesso, a nostro sommesso avviso, di fondamentalismo alla rovescia, esasperando i toni ed esacerbando polemiche evitabili con atteggiamenti meno legati al patriottismo di partito e ad un certo spirito Komeinista.

Il fulcro del discorso unitario però riveste maggiore importanza nel dialogo tra Forza Italia ed AN (giacché la Lega persegue una linea propria rispetto agli alleati di Governo).

Si tratta, in buona sostanza, di vedere fino a che punto l'accelerazione in senso laico e libertario impressa da Fini negli ultimi tempi, con prese di posizione nette ed innovative, rispetto alla linea di Fiuggi, possano avvicinare il suo partito a quello di Berlusconi per confluire nel nuovo movimento.
Ovvero, se rimangano marcate alcune caratteristiche distintive, tali da preferire un patto federativo alla creazione di un altro soggetto politico.

A questo proposito, sarà preliminarmente necessario verificare quanto la cosiddetta destra sociale ed i cattolici tradizionalisti di vecchia ascendenza democristiana siano determinati a rivendicare un ruolo di guida, anche a costo di una scissione.

Non condividiamo la tesi di Renato Besana, secondo cui l'unità della destra non debba esser messa in discussione, per le conseguenze negative che comporterebbe sul piano elettorale.

L'esempio da lui citato della nascita negli anni settanta di democrazia nazionale e la sua sconfitta elettorale non fanno testo.
Oltretutto le tesi di quella corrente a conti fatti a decenni di distanza hanno vinto proprio a Fiuggi.

In ogni caso è meglio la chiarezza.

Essere unitari a parole non ha senso.
La diaspora permanente, alla lunga, logora programmi e volontà di rinnovamento.

Ben venga il partito unitario, se si fonda sulla condivisione profonda di principi e progetti e non su accordi di vertice, lasciando insoddisfatte le urgenti aspettative dell'opinione pubblica moderata.

Questo vale sia per Forza Italia sia per AN.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

non sono molto d'accordo con chi pensa subito ad un partito unico con AN, che secondo me dovrebbe fare prima chiarezza al suo interno(scissione? Fiuggi 2? ingresso nel PPE?)...io direi che bisogna partire da due binari diversi: la sezione italiana del PPE...e in prospettiva la federazione con chi di AN vorrà entrare nel PPE.
per il resto concordo su un punto: l'incontro tra laici e cattolici, credenti e non credenti, non vuol dire un appiattirsi tutti quanti su posizioni integraliste. Al contrario l'incontro e l'arricchimento deve essere RECIPROCO. Così come cerca di fare sul web Tocqueville. Evviva Tocqueville la città dei liberi!:)

Piero Sampiero ha detto...

Credo che si sia sostanzialmente d'accordo: La mia tesi è proprio quella di un movimento unitario che abbia l'adesione profonda non semplicemente formale ai principi ed ai programmi per il futuro dei moderati.
Quanto alla "Città dei Liberi": Hip, Hip, Hurrà!