mercoledì, giugno 22, 2005

Le profezie di Pansa


Su "L'Espresso" ancora in edicola, Gian Paolo Pansa profetizza l'apoteosi di Pierferdi Casini a Presidente del Consiglio, grazie alla "super potenza politica" di Papa Ratzinger e del Cardinale Ruini.
Egli batterebbe l'ambiguo Romano Prodi, frequentatore di amicizie poco raccomandabili, con la mobilitazione, alle urne del 2006, del partito degli astensionisti cattolici.

Su quali basi, l'illustre giornalista fondi tale previsione, non si sa bene.

Ma Pansa è imprevedibile e un po' umorale.

Magari a corto di argomenti in periodo estivo o in preda a qualche senso di colpa, accumulatosi pesantemente sulla sua coscienza progressista negli ultimi mesi, per essersi lasciato andare a raccontare alcune scomode verità - peraltro già note anche in ambienti non ufficiali della cultura di sinistra - su alcuni fasti della Resistenza a regia comunista, vuole rifarsi il trucco davanti ai suoi ex compagni, e quindi invoca un'assise dei Ds per esaminare tempestivamente i gravi, inquietanti problemi derivanti dal nuovo assetto clerical-referendario, che minaccia i destini d'Italia, a causa dell'interferenza del Vaticano nella politica attiva.

Ci saremmo aspettati di più da un personaggio intelligente e non conformista.

Perché non trovare il coraggio di dire alla platea laicista che è ora di pensare a nuove strategie e di non attardarsi sull'inesistente pericolo neo-temporalista da utilizzare come pretesto polemico?

E' possibile che ancora qualcuno possa pensare di alzare la bandiera di un anticleracalismo così stantio nell'era della globalizzazione?

Credo che anche tra i post-comunisti più pervicaci cominci a farsi strada l'idea che Benedetto XVI e Santa Romana Chiesa abbiano da curare affari spirituali più importanti delle beghe politiche e dei calcoli da bottegai.

Il quarantotto è finito da tempo.

Davvero non si è accorto Pansa che, anche tra gli eredi dei "trinariciuti" di guareschiana memoria, questa constatazione c'è stata?

Nessun commento: