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mercoledì, febbraio 23, 2011

La globalizzazione della donna orizzontale




Il mondo moderno ha livellato tutto ed il matrimonio è un optional assai pericoloso, specialmente per chi pensa, da 'dolcestilnovista', che l'amore sia disinteressato e che le avventure per essere vere, da coniugati o no, debbano conservare un po' di mistero e farsi precedere da corteggiamenti alla Giacomo Casanova ( il quale di denaro, com'è noto, ne aveva sempre poco ed avrebbe considerato le donazioni in moneta all'altro sesso, oltre un certo limite, solo un riprovevole mercimonio).


Neppure il cattolicesimo è più quello di una volta. 

Oggi vedi salire sul palco di Ferrara perfino Formigoni (absit iniuria verbis), che, da casto qual è sempre stato, pur di difendere il suo cavaliere, si mette a discettare sui peccati veniali legati al sesso e agli atti impuri di bimbi e vecchietti, richiamando l'attenzione (come del resto gl'ineffabili Messori ed Amicone) sulla Chiesa universale di Roma, disposta a perdonare tutto, pur di ottenere pragmaticamente l'esenzione dall'Ici da parte del Governo ed altri concretissimi benefit.

Personalmente nutro ancora una profonda ammirazione per l'ineguagliabile A. de Cauteaubriand, cattolico reazionario e monarchico, ardente ed appassionato conquistatore di cuori e gonnelle femminili, fino al termine dei suoi giorni. 
Chi può essere paragonato, oggi, a questo fine intellettuale e brillante scrittore, il quale amava ripetere alle sue donne (peraltro meritevoli della massima attenzione, per mancanza di venalità): 'Il mio ultimo pensiero sarà per voi, madame!''

Tant'è. 'Così va il mondo', direbbe il prolifico e cattolicissimo Alessandro Manzoni.

Ma siamo proprio sicuri che questa globalizzazione della donna orizzontale sia veramente auspicabile?

venerdì, gennaio 02, 2009

La guerra del Capodanno



fuochi dAll'indomani del capodanno, è facile constatare come si sia allineati alla tradizione italica in quanto a numero di virttime dei botti: quattrocento feriti ed un morto sono il risultato della guerra di fine anno.



Esse si accompagnano alle ottomila degl'incidenti stradali nell'ultimo decennio, cui si aggiungono quelle della droga e della lotta di mafia.



L'alba del 2009, al di là degli auspici verbali che ciascuno di noi non rinuncia a formulare, non è fausta per nulla.



I superstiti delle classi medio-piccole ormai annaspano.



Dopo la tassazione predatrice, è giunta una crisi economica epocale, alla quale la politica, senza distinzione tra destra e sinistra, imprigionata dalla burocrazia e dal sistema bancario, non sa dare risposte adeguate, con tutto il rispetto per i provvedimenti minimi adottati a favore dei ceti più deboli, grottescamente invitando a consumare, magari indebitandosi...



L'esortazione ha avuto successo. Infatti le somme spese per cenoni e festeggiamenti hanno superato quelle dell'anno decorso, ma purtroppo anche questo fatto non è che un segnale di disagio.



Ormai una società come la nostra, priva di punti di riferimento, non trova altro modo di reagire che rifugiandosi nel più bieco materialismo egocentrico.



Le parole di Benedetto XVI hanno il suono della verità, per credenti e no, laddove denunciano i disastri di una globalizzazione che dimentica l' etica.



Al di là di alcune manifestazioni di solidarietà sociale, di rispetto dell'altro e di onestà individuale, il panorama generale è desolante.



Schiavi di bande di grassatori, impadronitesi della pubblica amministrazione, che gestiscono la burocrazia come un affare personale, ai cittadini è data soltanto la possibilità di esercitare la furbizia come sistema di vita, a danno dei pochi esemplari di gente onesta e di una corretta relazione tra istituzioni e soggetti privati, in un crescente degrado e disfacimento dello Stato e della massima noncuranza per l'interesse generale.



Basta guardarsi attorno per vedere come il mancato rispetto delle regole in ogni campo, il malcostume pervadente, sia divenuta l'unica norma da seguire. La lettura di "Cabaret Voltaire" di Pietrangelo Buttafuoco, pur con tutte le riserve in materia di salvaguardia delle libertà individuali e collettive, è un'utilissima disamina della desertificazione dell'Occidente e dell'Italia in particolare.



La perdita del Sacro coincide con la distruzione delle radici e delle idee, del patrimonio culturale e dell'identità spirituale del vecchio continente, che da decenni non ha più un'anima.



Ora, in un mondo di cartapesta come questo, non sono certamente i consumi a risollevare una comunità.



Ci vuole molto di più per una vera rinascita.

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lunedì, agosto 11, 2008

Solgenitsyn: riflessioni su Russia ed Europa





Ho letto una bella intervista al Prof. Victor Zaslavsky, docente alla Luiss, di Stefano Magni, su l'Occidentale (
http://www.loccidentale.it /) , nel quale si rievoca la figura di A.Solgenitsyn.
In essa vengono richiamati anche i rapporti dello scrittore con V. Putin ed alcune consonanze di pensiero sullo Stato russo.
Ho esposto alcune osservazioni che riporto di seguito.
E' certamente difficile districare, dal pensiero di Solgenitsyn, quanto di valido la sua visione del mondo sia destinata a mantenere nella dialettica contemporanea, soprattutto in rapporto a fenomeni problematici come la globalizzazione e l'assenza, sulla scena mondiale, dell'Europa come soggetto politico unitario.
Alcuni criteri di valutazione dello scrittore possono essere comunque utili ad una riflessione critica sulla "omologazione" in atto nei paesi europei ed extraeuropei e sui danni del "mercatismo", frutto (parrebbe) di un'alleanza tra politiche di sinistra e capitalismo senza regole.
L'aspirazione ad uno stato unitario, che non sia schiavo di una visione "economicista", attualmente prevalente, e mantenga al suo interno identità culturali differenti, ma non opposte, dovrebbe costituire un progetto politico per gli europeisti convinti e per i paesi dell'Est, che tardano a trovare un coagulo sia economico che politico, senza rischiare fughe centripete, dissoluzioni, disfacimenti, confusioni culturali e nuovi conflitti.
Quello che manca ancora alle sfere europea e post-sovietica è una "volontà comune di programma" per usare un concetto caro ad Ortega y Gasset.
In questo senso, mentre la concezione dell'intellettuale-simbolo della dissidenza conserva tuttora una forte valenza spirituale, pur con i suoi limiti di rigidità e di utopismo, all'occidente europeo difetta una lucida,organica e coivolgente idea del futuro da realizzare.






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