giovedì, luglio 31, 2008

Contro gl'ismi




Gao Xingjian, premio Nobel 2000 per la letteratura, vive a Parigi.


E'stato perseguitato dal regime di Mao ai tempi della rivoluzione culturale, perché e' un uomo libero.


Alcune sue parole, oggi, ci paiono illuminanti sulla condizione dell'uomo e dell'intellettuale, quando la vita è condizionata quotidianamente dagl'ismi di qualsiasi specie.


Le ideologie incappucciano la testa degl'individui, per impedirgli di guardarsi attorno e pretendono che il comportamento di ognuno di noi sia modellato dall'alto, da uno schema pre-costituito, assiomatico, indimostrato, che dev'essere considerato verità, mentre invece è solo una bardatura ed un inganno al servizio del potere e non dell'assoluto, che si evita di cercare.


Gao ha scritto in un suo libro autobiografico parole che riteniamo condivisibili, dopo il tramonto delle ideologie, più presunto che reale, in molti paesi ed in altri, compreso il nostro, con tracce di sussistenza ancora evidenti.


Già Eliade aveva sostenuto che la desacralizzazione del mondo e della società aveva comportato l'adozione della fede nelle ideologie, in particolare in quelle marxiste, le quali avevano creato una nuova chiesa.




Egli dice a se stesso e a tutti gli spiriti liberi:




Oggi tu non hai una dottrina, un ismo, e un uomo senza dottrina somiglia di più ad un uomo. Un insetto o un filo di paglia non hanno dottrine, e tu sei un essere vivente che non viene più manipolato da alcun "ismo", preferisci qualificarti come un osservatore che vive ai margini della società, anche se non puoi fare a meno di avere un punto di vista, un'opinione, quello che si dice un orientamento, però in fondo non hai alcun "ismo".

domenica, luglio 27, 2008

Le leggi razziali


Il Prof. Guerri sostiene la tesi che le leggi razziali del 1938 furono determinate dal progetto mussoliniano del fascismo creatore di un nuovo tipo d'Italiano antiborghese e sostenitore della lotta e della battaglia per il rinnovamento della nazione.

Sulla scorta di quanto osservò sul tema del razzismo e della polemica contro gli ebrei Renzo De Felice, ho commentato nel modo seguente la teoria dello storico, esposta in un intervento scritto in occasione dell'anniversario della pubblicazione delle perfide norme.

Caro Professor Guerri, la sua tesi per quanto suggestiva non persuade. Nella ricostruzione dei rapporti internazionali che trovarono il loro culmine nel 1938, l'adozione da parte italiana delle leggi razziali fu sostanzialmente dovuto all'allineamento con la Germania, al termine di una lunga serie di tentativi di ottenere un "modus vivendi" più collaborativo con Francia ed Inghilterra portata avanti, senza positivi risultati, da Mussolini, il quale aveva, da tempo, con durezza ed irrisione, segnato la differenza tra la civiltà di Roma al tempo di Cesare, Virgilio ed Augusto e la "progenie di gente che ignorava la scrittura", "guardando a talune dottrine (come il razzismo e l'antisemitismo) d'oltralpe con sovrana pietà."

Il popolo italiano rifiutò nella sua grande maggioranza la propaganda antisemita, distaccandosi "psicologicamente" dal regime, benché l'adesione formale, frutto del conformismo imperante, non mancò.

"L'uomo nuovo ed antiborghese" si sarebbe, d'altra parte, potuto formare sui temi dell'anticapitalismo e della lotta tra nazioni ricche e povere, nella prospettiva mussoliniana di una più ampia "rivoluzione culturale e spirituale", cui il grave errore del manifesto della razza del 15 luglio 1938 avrebbe dato non un sostegno, ma un terribiile colpo - nella più profonda coscienza degl'italiani, tradizionalmente refrattari alla mostruosa ideologia hitleriana.

Fu proprio la delittuosa adesione all'antisemitismo del barbaro furher a innescare la prima seria opposizione al fascismo e a prepararne la caduta come fatale conseguenza di una innaturale e machiavellica alleanza.

lunedì, luglio 14, 2008

Abbasso i giacobini !


Per la contiguità culturale e gl'indubbi influssi del grande Napoleone, siamo abituati a festeggiare un po', anche noi fratelli d'oltralpe, l'anniversario della presa della Bastiglia, apoteosi della Rivoluzione francese, che pose fine alla monarchia degenerata e sancì l'avvento della borghesia al potere, ma soprattutto simbolo di autonomia dallo Stato, nel nome del cittadino singolo.

Non tutto rifulse nella sanguinosa storia della sostituzione di una classe sociale ad un'altra, perdente per aver abusato del propria funzione di governo.

Le stragi ed il soffocamento crudele delle opposizioni per stigmatizzare il trionfo illuministico della dea ragione, che di lì a poco avrebbe soppiantato il dio tradizionale, con un'altra forma di religione laica e fanatizzante, fecero percepire che un'era dell'intolleranza si faceva strada tra i popoli e che inevitabilmente questo avrebbe comportanto l'irrompere in Europa di totalitarismi e dittature protrattisi fino a pochi decenni fa.

Lo spirito giacobino contrapposto a quello della libertà rettamente intesa, come il raffronto con la rivoluzione inglese prima, e quella americana dopo, ha reso evidenti agli storici imparziali, che un confine sottilissimo separa la lotta per l'indipendenza e la libertà del popolo da chi - pretendendo di essere il depositario della verità - si autoproclama unico interprete dell'interesse generale e dispensa il terrore accompagnandolo con l'uso indiscriminato della ghigliottina contro gli avversari.

Allora, in questo giorno di tripudio per la sempre affascinante Marianna, ricordiamoci che l'anima della conquista della libertà non sono i giacobini e i fondamentalisti, i quali, oggi come ieri, attentano ai diritti del singolo e delle comunità intermedie.

Vive la France e la liberté pour tout le monde.

mercoledì, luglio 09, 2008

Giri di valzer al G8


Non c'è dubbio che se non ci fosse il G8 bisognerebbe inventarlo.
Ma quanto a decisioni produttive, pochi sono i risultati utili.
Prendiamo il tema universale del clima.
Pareva che si potessero mettere d'accordo per la lotta all'inquinamento; ma senza il consenso di Cina ed India, non si può fare un passo avanti.
E allora?
E' giusto che questi due paesi grandi inquinatori, per la vorticosa ed incontrollata crescita economica, entrino a far parte del club, magari con qualche altra nazione produttrice di ricchezza energetica?
E' indifferibile un allargamento del consesso e sarebbe utile che tutti i partecipanti decidessero una moratoria sulle produzioni industriali più dannose per il pianeta, prevedendo, nel contempo, la cessione di tecnologie avanzate a cura dei soggetti economici più progrediti.
Belle parole.
Intenti condivisibili.
Ma il demone della crescita a tutti i costi si è impossessato dell'anima del mondo.
Difficile trovare un equilibrio.
Tutto rimane in dubbio alla conclusione dei lavori. Perfino la sede del prossimo incontro. La Maddalena è in grado di apprestare le strutture ricettive e le altre opere necessarie al buon funzionamento del grande allargato meet del 2009?
Giri di valzer ci accompegneranno ancora molti mesi.