mercoledì, febbraio 01, 2006

Una stella gialla per Massimo Fini


Non sembri irriverente il paragone con gli ebrei perseguitati, ma il trattamento riservato al giornalista-scrittore Massimo Fini è paradossalmente simile, almeno sul piano dell'ostracismo intellettuale, a quanti subirono le restrizioni della propria libertà sotto i regimi totalitari in nome della discriminazione razziale.

Fini appartiene alla categoria antropologica degli eretici e dei rompiscatole, una specie umana, che, anche sotto i regimi cosiddetti democratici. non è gradita alla classe dominante e all'industria culturale.
Una stirpe destinata a scomparire nell'epoca del livellamento e dell'omologazione, del conformismo di massa.
Ebbene, un non meglio precisato direttore di rete, appartenente all'area leghista, a cui Fini non ha mai, fra l'altro, fatto mancare il proprio supporto culturale, difendendola ai tempi della più accesa contestazione giudiziaria e politica, gli ha negato la possibilità di partecipare ad un dibattito con Paolo Del Debbio sul tema, quanto mai cruciale, della globalizzazione, nella trasmissione di Gigi Moncalvo denominata "Il confronto".
La ragione?

Fini è in causa con la Rai, perché questa non ha mandato in onda il suo programma "Cyrano", non condividendone l'impostazione ideologica, sgradita ai padroni del vapore, ed è per pura ritorsione che gli è stato negato ora l'accesso alla Tv di Stato.
Quella televisione "al servizio del pubblico", dove perfino gli sproloqui di Celentano sono stati ammessi a suon di milioni e dove si prepara il rientro trionfale di Michele Santoro, una volta finita la campagna elettorale, grazie alla lobby degli ulivisti.
Se questo non è razzismo, che cos'è?