martedì, giugno 21, 2005

Irak e Sudan


Ad una spassionata analisi della guerra in Irak, con tutte le ombre che qualsiasi conflitto produce, non potrà negarsi che - come in Afghanistan - sono state individuate le aree dove il terrorismo è allocato.

Rispetto all'11 settembre, nella lotta contro questo fenomeno criminale, si è fatto un passo avanti significativo.

Dal punto di vista politico, un altro progresso si è raggiunto con la costituzione di un governo eletto dal popolo, pur tra imperfezioni ed incertezze nella configurazione di un governo democratico, dopo la satrapia sanguinaria di Saddam Hussein.

Non si può dire che il sacrificio di chi è caduto sia stato inutile.

Né va dimenticato che Il nostro Paese ha svolto con dignità il suo ruolo e, forse per la prima volta, ha saputo assumere un atteggiamento chiaro in campo internazionale.

Altrettanto è a dirsi, in questi giorni, per la spedizione di un corpo militare italiano in Sudan, per incarico dell'Onu, a garanzia del mantenimento della tregua tra le parti in lotta.

E' un modo realistico per instaurare rapporti di collaborazione con quella nazione, con la quale possono realizzare proficue relazioni commerciali, a cominciare dall'auspicabile ripristino delle linee aeree dell'Alitalia.

Chi dice che i fondi per le forze armate non possano avere - oltre ad a un ritorno d'immagine per l'Italia nel mondo - anche un risultato economico apprezzabile?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma l'Irak è una zona pacificata o no ? .
Il problema sarà anche il ritorno delle nostre truppe in Italia .
Lo sganciamento dal paese arabo sarà una bella sfida .
Complimenti per gli articoli e per il blog .

Saluti
Alessio

Piero Sampiero ha detto...

Purtroppo la pacificazione non c'è ancora.
Il problema del rientro credo che sarà affrontato con realismo d'intesa con gli alleati ed il governo iracheno.
Grazie a te del commento. Cordialità.