lunedì, giugno 20, 2005

La Lega e le Istituzioni


Non possiamo che vedere positivamente il rientro di Umberto Bossi sulla scena politica e non apprezzare il tono moderato con cui ha affrontato complessivamente gli argomenti più importanti non solo per la Padania, ma per l'Italia intera.

Non ci è sfuggito il passaggio encomiabile con cui ha auspicato il rafforzamento di una "lega del sud", per affrontare e risolvere in una più ampia visione economica gli annosi problemi delle regioni meridionali.

A parte il rifiuto di una compartecipazione alla creazione del movimento unitario ispirato da Silvio Berlusconi, le critiche all'Europa e all'euro, che possono servire da stimolo a tutti, opposizione e governo, per riflettere a fondo sul modello europeo più vicino agl'interessi delle popolazioni piuttosto che alla tecno-burocrazia di Bruxelles, ci è parso di notare, comunque, una linea solidale con gli altri partiti del centrodestra, in vista delle elezioni del 2006.

Quello che non ci è sembrato coerente con le funzioni del Governo e del rispetto delle Istituzioni, è stato invece il tono ed il contenuto del discorso del Ministro della Giustizia, il quale nell'occasione, ha smesso i panni di servitore della Repubblica e della Costituzione, per lanciarsi in una serie di anatemi, che con il suo alto ruolo avevano ben poco da spartire.

Se le parole arroventate pronunciate dall 'on. Castelli non fossero immediatamente e direttamente collegabili alla sua investitura e ai compiti delicatissimi di un Guardasigilli, nessuno avrebbe potuto obiettare alcunché, nel rispetto della libera manifestazione del pensiero, sancita da qualsiasi ordinamento democratico. Il quale, peraltro, è bene ricordare che - per un elementare senso dello Stato - reclama dai rappresentanti di Governo un'assoluto distacco, equilibrio ed equidistanza dalla disamina della corte Costituzionale in materia di grazia.

Poteva fare a meno, il Ministro, di pronunciarsi, prima di Pontida, sugli effetti "devastanti" che l'alto Consesso provocherebbe, se dovesse pronunciarsi a favore di una prerogativa "piena" del Presidente della Repubblica in tale materia.

Ed avrebbe dovuto astenersi, durante la manifestazione padana, dall'anticipare valutazioni e comportamenti da adottare all'indomani delle decisioni della Consulta, mescolando la propria funzione super partes con quella dei partitanti partecipanti al raduno.

Ne avrebbe guadagnato la credibilità del movimento leghista presso l'opinione pubblica moderata, e la stessa coalizione governativa, che, dalla dequalificazione dei ranghi istituzionali, ha tutto da perdere, sia all'interno che all'estero.

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