lunedì, giugno 13, 2005

E ADESSO?

Dopo il referendum, sarebbe bene che i partiti e gli schieramenti dei due poli riflettessero seriamente sulla maturità del popolo italiano, che avendo scelto di non votare in maggioranza ha manifestato almeno tre tendenze:

1 - Il referendum andrebbe riformato nel senso che il quorum, richiesto per la sua ammissione dovrebbe essere più elevato.
Sarebbe opportuno che venisse ammesso anche il referendum propositivo per l'approvazione di nuove leggi ad iniziativa popolare.

2 - Il distacco, non tanto dalla politica quanto dai partiti, è aumentato in maniera esponenziale, sottolineando, ancora una volta e sempre di più, il rifiuto dei giochi elettoralistici e del professionismo politico, che tende inevitabilmente ad espropriare il diritto di opinione liberamente espresso dai cittadini, senza l'irreggimentazione partitocratica.

La società civile reclama spazi più ampi e meno vincoli imposti dall'establishment dei nuovi feudatari, privi di adeguata legittimazione, ma autoinvestitisi di un potere privo di radici.

Fin dagli anni settanta il grande costituzionalista Giuseppe Maranini aveva diagnosticato il male della nostra democrazia nello strapotere di associazioni di fatto, quali sono in realtà i partiti, che hanno invaso ogni aspetto della vita pubblica.
E l'indimenticabile saggista Panfilo Gentile non aveva esitato a definire democrazia mafiosa la pseudo democrazia instaurata nel dopoguerra, dopo il miracolo economico, le nazionalizzazioni e la creazione delle industrie di Stato ed i grandi carrozzoni come la Rai, dove la legge clientelare aveva il sopravvento sulla competenza e la managerialità.
Anche i recenti avvenimenti per l'elezione del nuovo presidente dell'Ente radiotelevisivo testimoniano la persistenza di questo malcostume.

3 - Il tema dei valori infine non è un tema da affidare ai partiti e non si può affidare a tecniche e comunicazioni di tipo ideologico.
La gente non è insensibile ad argomenti vitali per il nostro tempo, come la difesa della vita o la libertà della ricerca scientifica, ma non accetta che siano degradati a polemica tra partitanti, abituati spesso a ricorrere a trucchi volgari per manipolare il consenso.
Un segnale netto ci pare provenga da queste consultazioni : la difesa dell'autonomia dei cittadini contro ogni strumentalizzazione.

Saranno capaci i cosiddetti poli a riflettere sulle indicazioni provenienti dal paese reale, a formulare programmi e riforme, che servano alla libertà del singolo e al benessere della comunità, e non a conservare i privilegi della nomenklatura ?

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