venerdì, ottobre 26, 2012

Dove sono le idee generose ?


La nostra politica è stata non solo piccola, ma miserabile ed ha distrutto la possibilità di coltivare idee generose nell'interesse della comunità. 


I valori di libertà sono stati interpretati ad usum delphini per permettere ad ognuno di fare i propri comodi e difendere privilegi ingiustificati.


Ora accade che tutti i partiti siano allo sbando, ma nell'area moderata pare prevalere il fine di conservare la tecnocrazia al potere, per salvarsi dal naufragio, mentre i tentativi di reagire alla decadenza della società civile si concentrano sull' economicismo e l'homo oeconomicus, in nome di un  liberismo portato alle conseguenze estreme, il quale considera lo stato (anche quello minimo)ciarpame o zavorra da buttare in mare, consentendo il risveglio di moti egoistici e separatisti nell'illusione di fare il bene del cittadino.


Ci avviciniamo ad uno stadio di sempre più avanzata schiavitù nei confronti di un Moloch, che s'identifica ormai come predominio di una partitocrazia, alimentata da una folle tassazione a carico dei ceti medio-bassi, per consentire al capitalismo finanziario di prosperare a danno della più elementare equità e delle delle persone più deboli.


Effettivamente sarebbe necessaria una reazione libertaria, la quale rivaluti i soggetti sociali intermedi e rifondi organicamente l'ordinamento generale all'insegna di un nuovo umanesimo.


Considerato l'attuale stato dell'arte ed i pronunciamenti dei leader, dubito che la cultura del nostro paese, considerata nel suo complesso, per lo più asservita da troppo tempo alle ideologie e al principe, riesca ad orientare le scelte dell'elettorato verso l'auspicabile grande politica ed un profondo rinnovamento del costume, lasciando campo libero a sacrosanti movimenti di protesta, purtroppo privi finora della necessaria competenza a governare per affrontare la complessità del reale, le sfide della modernità, favorendo le aspirazioni e le esigenze spirituali di uomini non ancora privi delle proprie radici.

Dove sono le idee generose ?

lunedì, ottobre 22, 2012

Votare Giannino e sperare in Grillo




Come non votare per Giannino e i suoi amici? 
Le cose dette al Teatro Quirino appaiono anche non stereostipate ( il welfare non si abbatte, si ricrea ) inducono al consenso elettorale dei moderati. 
Gli intervenuti hanno pronunciato parole appropriate sul piano tecnico ed economico, elencato fatti veri ed insopportabili e denunciato senza peli sulla lingua una classe politica decotta e parassitaria. 
Lo spettacolo è stato ben rappresentato ed ha avuto applausi sentiti e calorosi, ad indicare che finalmente qualcosa si muove in direzione di una buona politica. 
Eppure i maestri saliti sul palco, pur esprimendo argomenti eccellenti, lasciavano un po' la bocca asciutta. 
Mancava la visione di un avvenire non esclusivamente legato all'Homo Oeconomicus, che si ponesse un po' più in là dello stretto economicismo. 
Populismo tecnicista? Forse è proprio questo è il limite. 
Per lanciare il cuore oltre lo steccato, bisognerebbe aver appreso qualche lezione della 'Psicologia delle folle' di Le Bon
Non è sufficiente che l'amico Falasca invochi un anticipo dell'età scolare, il raddoppio dei progetti 'Erasmus' e la rivoluzione digitale. 
Una rivoluzione autentica,seppure non violenta, coinvolge ragione e passione; genera un fuoco rigeneratore ed una volontà di programma comune per uomini e cittadini che vivono la vita nella sua complessità, nelle più varie sfaccettature e rifiutano di riconoscersi in una sola dimensione. 
Dunque? 
Si può votare per i gianniniani (movimento non certamente all'altezza dell'antico e vivace 'Uomo qualunque'), augurandosi che prendano i voti dell'ex pdl, sperando peraltro che la battaglia la vinca Grillo, sbaragliando la vecchia e maleodorante partitocrazia con tutte le sue patetiche e pericolose lobby.

lunedì, ottobre 08, 2012

Teologia delle tasse

Crediamo che il clima ecumenico tra laicissimi atei e religiosissimi pacifisti, riuniti ad Assisi, abbia suscitato un'euforia ingiustificata nella mente di Monsignor Ravasi accorto commentatore de ''La domenica''de Il sole 24 h nella sua universalistica rubrica denominata il ''Breviario''. 

Alla presenza del Capo dello Stato e forse proprio per questo, dimentico delle profonde sottigliezze descritte da un Santo come Tommaso, sempre più dimenticato, dai sacerdoti di professione, ha parlato di tasse e di peccati. 

''Chi non paga le tasse è un peccatore'' ha detto angelicamente il robusto personaggio, dimentico dei numerosi suicidi e della disperazione di tanti imprenditori e no, che non sanno come raggiungere la seconda settimana per sopravvivere e delle innumerevoli scandalose dilapidazioni di denaro poubblico da parte di privati, regioni, comuni province e partitocrati di stato.

Peccato è il caso di dire, ma per altri motivi.

Ricordavamo una chiesa schierata dalla parte del cittadino contro il potere. 

Ora i rappresentanti del cristianesimo scrivono sui giornali confindustriali e fanno  propaganda per equitalia, dimenticandosi del travaglio infinito dell'Imu sui beni ecclesiastici e dei molti affari poco trasparenti con la cricca da parte dei finanzieri vaticani.