mercoledì, novembre 30, 2005

Una mossa inaspettata

A La Maddalena e a Cagliari nessuno se l'aspettava. Una decisione così rapida per smantellare la base USA è una mossa inaspettata.

Ha vinto la linea Luttwak ed i sommergibili se ne andranno nel 2006.

Che cosa resta da fare per un'isola nata con la Regia Marina, grazie alla sua posizione strategica nel mediterraneo, dopo che già la Difesa ha cominciato ad abbandonare le strutture militari da anni - nell'ottica di un trasferimento nelle altre basi navali nazionali?

Il Parco dell'Arcipelago non cre a posti di lavoro, tutt'al più conserva l'esistente.

Non c'è all'orizzonte un'imprenditoria a largo respiro guidata da uomini lungimiranti.

Si corre il rischio di buttar via con l'acqua sporca anche il neonato.

Duemilacinquecento persone stanziate con la nave appoggio ed i battelli nucleari, che incrementavano il piccolo commercio ed il mercato degli affitti e 200 occupati, che andranno a spasso insieme con 4,5 piccole ditte impegnate con i lavori con gli americani.

E' presto per fare previsioni basate sull'industria dell'ambiente (?) e sul turismo diversificato (?), ma è certo che sarebbe stato più saggio fondare le premesse per la rinconversione dell'economia locale, mentre si sollecitava l'allontanamento della base nucleare.

La gioia per ambientalisti ed antiamericani assomiglia ad una vittoria di Pirro più che ad una vera conquista.

Luttwak infatti aveva preannunciato l'estate scorsa l'attuale decisione del pentagono, ma nessuno se l'aspettava così rapida e determinata.

Ed ora, che fare per non ridurre l'arcipelago ad un luogo di pescatori e pensionati?

Mister Tiscali e l'Italia

Renato Soru, Presidente della Regione Sardegna è in guerra, non da oggi, con il Governo centrale, per una serie di problemi interni, legati ad un'economia locale finora assistita dalle finanze pubbliche ed ora in difficoltà per la congiuntura che colpisce indiscriminatamente, ma che con il federalismo e la legge finanziaria mette in luce le contraddizioni di un sistema d'indebitamento generalizzato e di clientelismi spinti all'eccesso a causa dell'imperversare della partitocrazia.

Stavolta la posta in gioco è veramente importante perché si tratta d'incamerare miliardi non versati fin dal 1991 dallo Stato alla Regione in materia d'imposte e tasse.Per sette decimi gl'introiti percepiti dalle finamze statali andrebbero infatti versati alle casse regionali, per un accordo stipulato ai sensi del vecchio statuto speciale sardo.
Senza voler entrare nel merito della diatriba e di norme, probabilmente da aggiornare in coerenza con i nuovi principi federalisti, quel che colpisce è l'atteggiamento aggressivo del Presidente nei confronti di una compagine governativa ritenuta politicamente avversaria e quindi da attaccare a testa bassa, con baionetta ed elmetto, in tempi difficili per la maggioranza della popolazione e del Paese.
Quel che stride con il comune buon senso ed i più elementari principi di teoria economica è piuttosto la pretesa di ottenere, dopo anni di silenzio ed inattività dei rappresentanti politici regionali, tutto e subito, a dispetto degli obiettivi ostacoli non agevolmente superabili, da qualsivoglia punto di vista si voglia osservare la situazione dell'Italia.
Ma l'italia che cos'è per Mr. Tiscali?
E o no il Paese che ha fatto per un certo periodo la fortuna della sua azienda?

Perché mentre si parla di federalismo sociale, non si riflette sulla solidarietà tout court per l'insieme delle Regioni, che compongono bene o male uno Stato unitario, anche con le autonomie e l'autogoverno regionale?
Quale esito può ottenersi da un scontro aperto, piuttosto che da una moderata composizione delle esigenze locali e generali?
E' sicuro il Presidente Soru che, in questo modo, faccia l'autentico interesse della sua Regione o non la esponga, piuttosto, ad ulteriori difficoltà, laddove non vi sia armonizzazione in materia economica e finanziaria tra la politica autonomistica e quella centrale?
Ci pare che il Governatore abbia assorbito dalla sua esperienza politica più lo spirito rivendicativo che non quello collaborativo, cardine dell'educazione cattolica che pure ha ricevuto, e confonda la solidarietà e la sussidiarietà in tema di federalismo con il giustizialismo postmarxista, tanto da pensare d'imporre ulteriori tassazioni a carico di chi abbia un'abitazione o svolga un'attività in Sardegna, quasi fosse una colpa investire nella sua terra o sia un abuso fissarvi il domicilio o la residenza.
E' la mentalità giacobina che preoccupa in Mr. Tiscali, il suo ostinarsi a considerare la ricchezza non come un traguardo da ampliare a beneficio della popolazione, ma un'anomalia da eliminare, e lo Stato come un nemico da contrastare e forse da abbattere.

lunedì, novembre 28, 2005

Il sogno e il divino

Il grande Nietzsche, nella sua Gaia Scienza, ci parla in maniera memorabile della forza del sogno ovvero dell'apparenza: con felice intuizione egli dice che non è una maschera inanimata, ma un fuoco fatuo, una danza degli spiriti, che prolunga l'esistenza, servendosi dell'uomo della conoscenza.
Non trovate questo pensiero una pietra miliare nella riflessione sull'umanità, condotta con incredibile maestria da chi credeva nella forza postiva del pessimismo, nutrito del potere divino potere dell'antica civiltà greca?