domenica, maggio 15, 2005

Vorrei la pelle nera

Sì, lo so: il titolo riecheggia una celebre canzone dell'indimenticabile Nino Ferrer, ma è utile per indicare lo stato d'animo di un occidentale un po' scettico sulle sorti della propria civiltà, visibilmente in decadenza.

Confrontandosi con il viso depresso od enigmatico, gli occhi spenti, la testa bassa, per chissà quali nefandezze della storia passata, l'uomo europeo si sente insoddisfatto ed insicuro.

Nutre sensi di colpa indicibili e mentre afferma a gran voce che il relativismo la democrazia il pluralismo sono gli unici criteri corretti per la pacifica e civile convivenza tra i popoli, segretamente ammira le folle che si affacciano ai confini della sua vecchia patria.

Masse vitali, persuase di avere la forza di vincere, sicure dei propri convincimenti religiosi e politici, se non teocratici, destinati prima o poi a dominare il mondo.
Ecco perché vorrei la pelle nera.

Anche per gli europei stanchi, ridotti a soggiornare sulle rovine delle antiche vestigia, pascolando e brucando senza meta, in attesa di nuovi pastori, che sappiano guidarli o almeno tenerli in custodia per non dover pensare al futuro.

Nessun commento: