lunedì, maggio 16, 2005

Caro Emanuele

Caro Emanuele Macaluso,
non posso dire di non averti apprezzato spesso sia alla radio che in tv e sui giornali.

Credo tu sia uno dei pochi testimonial del crollo del muro di Berlino che non abbia perso la lucidità e la moderazione, transitando o all'estrema destra o all'estrema sinistra, a causa dello shock post comunista.

Nel darti atto di ciò, però devo dirti con tutta franchezza che il tono usato alcuni giorni fa, sul Riformista, a proposito della crisi del governo mi è parso un tantino saccente e poco ecumenico.

Non mi aspettavo soprattutto che rivolgendoti a Gennaro Malgieri, onesto organizzatore culturale dell'altra sponda, tu lo appellassi "povero", per lo sforzo che compie nell'alimentare un dialogo non banale con il politically correct incarnato da te medesimo e ciò che rimane della vecchia rivista Rinascita,da tempo introvabile perfino negli archivi più assortiti del nostro paese.

Non mi è piaciuta l'etichetta povero, perché suona classista ed antidemocratica e non dovrebbe mai essere pronunciata da un intellettuale della tua tempra che della bandiera della povertà ha sempre fatto un vanto.

Che avrebbe dovuto rispondere il direttore di Percorsi?
Povero sei tu, perché ormai non hai più che il libero e socialtraditore Riformista, quotidiano, né di destra né di sinistra, che ti ospita ed accoglie con generosità i tuoi ragionamenti da anziano leninista un tantino demodè.

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