giovedì, settembre 15, 2005

Pacs et bonum


L'Arcivescovo di Cagliari, Cardinale Pompedda, dall'estero, dichiara che è compito dello Stato regolare i rapporti delle coppie di fatto e gay.

Sarà stupefacente per qualcuno pensare che si tratta di un'opinione nettamente diversa dalla pronuncia della CEI sull'argomento, ma è così.
E a meno di smentite o rettifiche del giorno dopo, occorre tenerne conto per valutare con obiettività le proposte di Romano Prodi, dettate senz'ombra di dubbio, a parer nostro, a preoccupazioni elettoralistiche.

Il Cardinale sardo, personaggio di non trascurabile levatura intellettaule, colto e sensibile agli afflati e alle esigenze delle persone comuni, nella diaspora generata dalla modernità anche in materia religiosa, profondo conoscitore delle società arcaiche e tradizionali come quelle della sua terra, con la consueta chiarezza priva di pregiudizi e remore, assume una posizione equilibrata e saggia, cristiana e liberale. Certamente non zapateriana.

Solo chi ragiona in termini di mercato delle vacche, non solo come Prodi, ma come alcuni leader od aspiranti leader del centrodestra, possono dirsi contrari ad una disciplina giuridica dei rapporti, da numerosi anni contemplati de facto senza scandalo, tollerati ed accettati dalla maggioranza dei cittadini e tali da non poter minare più di tanto l'istituto matrimoniale e la famiglia tradizionale.

Sul piano legislativo non si tratta d'introdurre parificazioni complete, ma soltanto di riconoscerne l'esistenza con diritti ed obblighi reciproci.
Su quello sociale, poi, quale attentato possono determinare i pacs verso le relazioni formalmente celebrate con rito religioso o civile, laddove siano fondate su lealtà e stabilità, affetti profondi, scelta convinta, solidarietà autentica?

Crediamo che l'onerovole Fini, per quanto animato da legittime ambizioni personali, non solo esprima il suo pensiero, esponendosi, ancora una volta a critiche e strumentalizzazioni, ma interpreti anche la convinzione di larga parte dell'elettorato moderato e laico, non integralista, né confessionale.

Un atteggiamento peraltro condiviso dallo stesso premier, senza necessariamente doverne fare un cavallo di battaglia per le prossime elezioni.
L'attacco sferrato, a destra, da Marcello Veneziani contro Fini, è solo apparentemente coerente con la premessa di richiamarsi ai valori della famiglia, cercando di accomunare in questa difesa della tradizione cattolica un terreno comune per guelfi e ghibellini.

Il vivace ed acuto intellettuale neo-conservatore, non tiene conto proprio di questa fondamentale distinzione, nell'ambito della cosiddetta destra, la quale non può continuare a cavalcare la tigre dei teo-con importati d'oltreoceano per accantonare quel robusto filone culturale e politico che affonda le radici sicuramente in Gentile e Dante, ma anche in Marinetti, D'Annunzio, Pound, Montherlant, Junger, per citare solo alcuni esempi di libertarismo, da ricondursi a visioni religiose (nel senso più ampio della parola) dell'uomo e dell'esistenza, senza imporsi e predicare vincoli confessionali e tendenze filoclericali, che non appartengono, a ben vedere, né alla destra storica, né a quella moderna, ma soltanto al cattolicesimo sanfedista di ieri e di oggi.

Lasciamo al Centro cattolico, la volontà di estendere i princìpi più o meno temporali della Chiesa alla società civile.
Rispettiamo la loro scelta, ma non permettiamo che vengano trascurati e manomessi i diritti individuali, presidio di libertà nei confronti degli abusi di potere confessionali o statali che siano.
Non vogliamo pensare che, la bella destra di montanelliana memoria ignori la realtà ed innalzi la bandiera della discriminazione forcaiola per le coppie cosiddette irregolari.

Sarebbe un non senso, perché le volontà soggettive e le scelte personali, se non nuocciono al prossimo, vanno rispettate e tutelate dallo Stato, anche se non siano condivisibili alla luce della dottrina religiosa.

Un insuperabile maestro come Pareto aveva diffidato, già decenni addietro, del virtuismo, legato alle piccole questioni legate alla sessualità, per incoraggiare la pratica della grandi virtù, quelle di ascendenza antica , che costituiscono ancora il tessuto connettivo dell'Occidente.

Tra le virtù civiche c'è, in primo piano, la tolleranza e la difesa ad oltranza di questo permanente valore contro i suoi nemici.

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