giovedì, settembre 01, 2005

Il richiamo della foresta


Non abbiamo nulla contro Follini in sé e per sé considerato.

Ha l'aria un po' svagata forse per i riflessi delle lenti da presbite - astigmatico, e rispetto ad altri personaggi politici porta quasi sempre cravatte eleganti: ha i modi un po' untuosi dei sagrestani stanchi, un eloquio pacato e a volte criptico, ma che cosa si può pretendere di più da un antico democristiano?

Il leader dell'UdC fa il paio con Tabacci, altro scalpitante stallone della vecchia scuderia centrista.
Entrambi si sono mostrati irrequieti, prima e dopo il congresso del partito, per scrollarsi di dosso l'investitura berlusconiana nel governo, ansiosi di raggiungere altri lidi, altre frontiere...
Essi paiono dire:"
Com'erano belli i tempi della proporzionale e come si aggiustava tutto con la vecchia DC".
Ovvero:"ognuno aveva la sua parte col voto di scambio, i favori piccoli e grandi, i clientelismi, i nepotismi, le manovre di corridoio per il cambio della guardia nelle lottizzazioni del sottobosco governativo e dei poteri locali o parastatali, a cura dei capataz di turno, asllorquando un'elargizione pubblica o semi pubblica non si negava a nessuno, per raccogliere consensi e prebende a spese del contribuente".

Peccato che i tempi delle vacche grasse siano finiti e ad ognuno tocchi assumersi le proprie responsabilità per far fronte alla voragine del deficit pubblico e restare in Europa.

Ma tant'è: la voglia di ritorno agli antiquati assetti è come il richiamo della foresta del celebre romanzo di J. London.

A nulla vale obiettare che oggi o si è per il bipolarismo (e quindi, o col centrodestra o col centrosinistra, senza mezzi termini ed acrobazie verbali come, anche sul Corriere in edicola, tenta di fare lo stesso Follini, per mascherare, dietro nuove ed irrealistiche leadership, il desiderio di altri miserandi ribaltoni) o si rischia di trasformare il parlamento in un suk ancora più barbaro e di guidare il Paese con la logica dei capi tribù.
La nostalgia del potere per il potere, comunque esercitato è più forte di qualsiasi esigenza di un vero spirito di servizio per la collettività, perché non si perda nei ricatti e nella corruzione partitocratica, alimentata dal proporzionalismo e da un Centro somigliante ad un mercato delle vacche, che qualsiasi persona di buon senso non ha certo voglia di rimettere in piedi a vantaggio esclusivo di una ristretta cerchia di mercanti, con buona pace della democrazia e della libertà.

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