venerdì, luglio 29, 2005

Il parco di Caronte



Il Parco Nazionale dell'Arcipelago della Maddalena nasce da un'ottima idea, che si realizza male.

Succede spesso in Italia e in materia di ambiente i casi si sprecano.

E' probabile che uno solo tra i parchi marini d'Italia abbia finora funzionato, ma solo per ragioni geometriche.

L'Isola di Ustica, infatti, ricade in un'area protetta limitata e quindi facilmente gestibile come un parco giochi.

Ma anche là, ricordiamo che le difficoltà non mancarono all'inizio, per le proteste dei pescatori che si sentivano defraudati.

Affidato al Comune, poi, piano piano, la situazione si stabilizzò e crediamo che ora viva decorosamente a vantaggio del turismo.

Degli altri parchi, meglio non parlarne - perché sono semplici carrozzoni clientelari, con divieti, spesso non rispettati per mancanza di controlli adeguati, che impediscono iniziative economiche con ricaduta generale positiva per le popolazioni delle zone dove sorgono.

Ma alla cronaca di questi giorni è venuta alla ribalta la diatriba sul Parco Nazionale dell'Arcipelago della Maddalena, candida a divenire internazionale, con l'allargamento all'intera area delle Bocche di Bonifacio tra Sardegna e Corsica.

La polemica nasce da battibecchi tra politici di sinistra e di destra.

Il Presidente della Regione sarda Soru, in visita alla Maddalena, ha sparato bordate contro il Presidente del Parco, Cualbu, di nomina ministeriale, succeduto a sua volta ad altro designato di area diessina, il quale aveva tenuto a battesimo la nascita dell'Ente.

Soru ha contestato innumerevoli inadempienze e Cualbu ha rivendicato scelte buone e proficue.

Entrambi, nello svolgimento delle proprie argomentazioni sono stati più attenti alla guerra ideologica, che non all'interesse dell'arcipelago.
La realtà è peraltro sotto gli occhi di tutti.

Le isole sono solo relativamente protette, perché la pressione antropica continua incessantemente nei mesi estivi con le barche da traffico stracariche di persone, da riversare sulle spiagge per fare il bagno ed ammirarne le bellezze, creando in compenso stress e tensione ambientale ed una lenta, ma costante, distruzione del patrimonio naturale.

Personale di vigilanza non addestrato sufficientemente e il solito sistema di italico del lassismo congiunto alla volontà di guadagno indiscriminato, sui cui l'ente preleva una parte non indifferente per autofinanziarsi rendono grottesco lo spettacolo.

Il nuovo Presidente ha dovuto tirare la cinghia, per la diminuzione dei finanziamenti statali per i ripiani di deficit e porre rimedio a tutta una serie d'iniziative della sinistra ambientalista, la quale ha cercato di accontentare - con una politica di sperperi ed assistenza - i soliti clientes e nepotes.
Quest'ultimi si sono ridotti di numero, ma sono sempre in agguato, anche sotto la nuova gestione, a conferma del fatto che la destra- come purtroppo dimostrano molti esempi- ha proseguito nella stessa azione: interventi pubblici, che hanno accontentato gli appaltatori e che non producono ricchezza.

Opere e manufatti restaurati a fior di milioni e destinate a degradarsi nel tempo.

Il denaro pubblico impiegato è reso infruttuoso dalla mancanza di iniziative produttive.

La categoria dominante dei traghettatori, cui si unisce quella dei commercianti locali, costituiscono i ceti beneficiari di questo stato di cose, il quale non assicura neppure la tutela ampia ed articolata delle coste e delle isole, del mare e delle spiagge, dei porticcioli e della navigazione da svilupparsi, secondo l'intento originario del legislatore, in armonia con l'ambiente e la natura.

Può ben definirsi il Parco di Caronte, per il quale nessuna sostanziale innovazione si registra nel cambio di cavallo dal centrosinistra al centrodestra, sofferente, fra l'altro, per la dicotomia tra governo regionale di sinistra e gestione dell'ente parco di destra.

Vale anche qui la parafrasi della memorabile frase di Carl von Clausewitz : "L'ambiente è cosa troppo seria per lasciarla in mano ai politici".

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