lunedì, luglio 11, 2005

Jefferson e gli islamisti



Carlo Lottieri, con argomentazioni non prive di logica, ha proposto una riflessione intorno al pensiero di Jefferson sulla non ingerenza negli affari politici altrui, nonché sulla tradizionale posizione neutrale della Svizzera, in ossequio al principio che i soldati devono servire alla difesa del proprio paese, garantendosi una sicurezza inconcepibile negli altri stati europei.

Si tratta di una meditazione sull'isolazionismo, che postulerebbe, se applicato anche da noi, un disimpegno dell'Europa dall'Irak e dalle mire di conquista dell'Arabia Saudita da parte di Al Qaeda.

L'articolo appare coerente con le proposte di Calderoli e della Lega, che pensano più alla difesa interna, che non all'esportazione della democrazia e alla lotta internazionale al terrorismo islamista, il quale - secondo Lottieri - verrebbe oltre tutto indebolito più dal disinteresse dei governi occidentali nelle questioni mediorientali e dei paesi a religione mussulmana, che dall'uso delle armi.

Ci chiediamo, dubbiosi, se questa tesi possa valere a salvaguardare l'occidente, dopo gli ultimi attentati a Londra.

Provenendo da un intellettuale abituato a soppesare le parole a far seguire le proposte da ragionamenti ordinariamente persuasivi, sentiamo maggiormente il peso delle perplessità nello sforzo di comprendere ed accogliere il suo atteggiamento e le sue ipotesi.

Pensiamo a ciò che, da qualche tempo un altro pensatore brillante come André Glucksmann va sostenendo: che l'offensiva fondamentalista, in realtà, non è nata con l'11 settembre, ma prima, nel periodo komeinista, mentre oggi è del tutto evidente l'offensiva nichilista del terrorismo internazionale islamista, con coperture incontestabili da parte di stati padrini.

Allora le nobili idee di Jefferson, sul mantenimento di ottimi rapporti con le altre nazioni, in nome della non ingerenza e del commercio, in un quadro mondiale radicalmente mutato, rispetto ai tempi del grande statista americano, possono ritenersi valide ed efficaci per difendere la libertà?

Non sarà opportuno considerare il problema del nuovo terrore da un punto di vista più ampio, meno ristretto agli ambiti economici e dei buoni affari di stampo svizzero, per valutare le lezioni che ci provengono dall'assalto del relativismo, esistente all'interno della stessa comunità occidentale, e dalla presenza del cosiddetto nichilismo muto, come lo definisce lo stesso scrittore francese, richiamandosi all'insegnamento di Machiavelli, il quale ammoniva sulla necessità di non dimenticare che il partito della pace è pure quello che non commette assassinii, ma permette il loro compimento?

Apprezziamo molto l'opera divulgativa sul libertarismo di Lottieri e la vivida, acutissima continuazione dell'opera di Bruno Leoni, meritoriamente collegata alla sua attività di studioso attento e perspicace, ma ci pare che il pensiero neo-jeffersoniano mostri, in questa circostanza, l’inadeguatezza e l’incapacità di governare la drammatica e complessa situazione attuale, al di fuori di un rischioso utopismo.

3 commenti:

a man ha detto...

Pur confermando tutta la mia stima a Lottieri per la sua opera di divulgazione, non posso che essere d'accordo con la tua analisi.

a.man.

Anonimo ha detto...

"E ancora, o Ateniesi, non deve sfuggirvi che ora avete la scelta se muover voi guerra a Filippo o lasciarvela muover da lui in casa vostra.
E non credo ci sia bisogno di dirvi che differenza ci sia tra il combattere qua o là". DEMOSTENE: Prima Olintiaca.
(Paolo di lautreamont)

Anonimo ha detto...

Vorrei ricordare che Thomas Jefferson fu anche il responsabile della prima azione dei Marine, il 3 Agosto 1804, quando mandò i soldati a bombardare Tripoli da cui provenivano i pirati che assalivano navi americane. Come dire, quando ci vuole, ci vuole.
James Madison