venerdì, febbraio 25, 2011

Il polo della nazione


Vedo poco spazio per una reale alternativa all’attuale inadeguata ed impotente maggioranza, per attuare la rivoluzione liberale e le riforme istituzionali.
POLO-DELLA-NAZIONE-frecce_tricolori

Quello che manca è un progetto moderno e credibile, che raccolga il consenso dei riformatori e superi la cosiddetta seconda repubblica. Posto che il ‘nemico assoluto,’ per il pdl, è ormai rappresentato da Fini e Casini, ritengo che nello stesso centro-destra si paventi proprio un’affermazione consistente (o comunque determinante per la futura coalizione governativa) del ‘polo della nazione’, cioè il nuovo partito liberal- popolare ed europeo, potenzialmente capace di realizzare un altro assetto dell’ordinamento repubblicano, quella che il ‘berlusconismo’ (che è semplicemente l’involuzione partitocratica del modello moderato ed innovatore nato nel 1994)non riesce più a costruire, prigioniero com’è di troppi condizionamenti e ricatti e del viluppo inestricabile di conservazione della nomenklatura e delle varie lobby e corporazioni, del connubio tra bassa politica & affari.
La miopia che continua ad affliggere il Cavaliere e i suoi yes men, dopo aver causato la rottura con i finiani, porterà inevitabilente all’aumento dell’anti-politica e ad un rafforzamento della sinistra nel nostro paese.
Più saggiamente, il leader del predellino avrebbe dovuto ricucire lo strappo col presidente della camera, ridurre sensibilmente lo strapotere della lega e favorire un’alleanza con il centro, aprendo alle riforme istituzionali(che non significano ovviamente leggi ad personam, )nelle quali poter coinvolgere anche l’opposizione.
Indugiando invece sulla strada degli strappi istituzionali e della contrapposizione radicale, nell’illusorio tentativo di attuare, con colpi di mano (legati all’umore e alle pretese della platea dei transumanti,) quelle modifiche che servono a garantire la propria impunità, il premier non è convincente né persuasivo nei confronti del proprio vecchio elettorato e non dà l’impressione, di fronte all’opinione pubblica generale, di avere a cuore il bene comune.
Sono troppi ormai i sintomi di disagio e di ribellione, ai quali il ‘governo dei nominati’non presta la dovuta attenzione.

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