martedì, ottobre 04, 2005

L'Espresso liberale?


Nel ricordare il cinquantennio de L'Espresso, Simonetta Fiori intervista Scalfari, su Repubblica, che presuntuosamente titola "Un club di liberali, progressisti e libertini", riferendosi al carattere del settimanale di De Benedetti.

Ora, può darsi che in qualche modo quest'ultimo si fosse formato alla scuola crociana, ancora in auge al tempo della nascita del giornale, ma che esso si sia caratterizzato in senso liberale, mi pare revocabile in dubbio.

Lo definirei un periodico giacobino, piuttosto.

Tutto teso a combattere il cosiddetto clericalismo e l'iniziativa privata, fautore altresì delle nazionalizzazioni , in primis, quella dell'energia elettrica, con i risultati che ancora oggi sopportiamo sulle nostre spalle.

Alla ricerca di un blasone, si cerca l'ascendenza liberale, non avendo il coraggio di definirsi, oggi più che mai, marxisti o paramarxisti, questa mi sembra la motivazione autentica. Basti pensare all'educazione stalinista di D'alema, il quale oggi passa anch'egli per un liberale (ma perché?).

Del giacobinismo, L'Espresso ha mantenuto tutti i tratti più evidenti: la religione della ragione illuminista e scientista, la divinizzazione della psicologia da una parte e della classe operaia dall'altra, l'intolleranza nei confronti della chiesa e delle istituzioni tradizionali, lo scandalismo senza riscontri concreti, ma immaginati o costruiti, la coltivazione delle idee massimaliste, la demonizzazione e la mancanza di ogni rispetto dell'avversario.

L'ebdomario fu anche un trampolino di lancio per l'elezione in parlamento, nel partito socialista, di Scalfari.

E dunque altro che liberalismo.

Ancora oggi i degni eredi di Repubblica giocano - come si trattasse di una partita a briscola - con le parole ed i concetti nell'affrontare i temi importanti, dalla cultura alla politica, dalla società al costume, con una incredibile leggerezza, la stessa con cui, durante il Terrore, si mandavano alla ghigliottina i nemici del popolo.

Buon sangue non mente.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Un quadro semplice quanto preciso della penosa realtà culturale rappresentata dall'Espresso. L'aggettivo "giacobino" definisce perfettamente questi signori, se mi è consentito aggiungerei al sostantivo giacobinismo un'ulteriore precisazione: da mercati generali.

Bernardo