Non ha alcun senso compiuto il termine ‘finiano’.
Si usa a vanvera.
Si può essere fascisti comunisti liberali, perfino qualunquisti, ma se si affronta seriamente un dibattito politico non significa nulla ricorrere ad un aggettivo discendente dal nome di un rappresentante di partito: sarà il programma, frutto di un’elaborazione per lo più collettiva, ad individuare le idee.
L’altro modo dà vita ad uno slogan privo di contenuto, buono per il bla-bla-bla o per la curva sud.
Almeno il berlusconismo, secondo i suoi avversari, è sinonimo di una crisi del sistema politico, indica la concezione del partito-azienda, le liste bloccate, le barzellette raccontate negli incontri con gli statisti, la dedizione al padrone, la banalizzazione della politica a velinismo, ovvero il sintomo della decadenza della società e del costume, attraverso la corruzione del linguaggio e dello stile di vita, l’imposizione di un modello plastificato, incentrato sull ‘apparenza e sul denaro come scopo principale dell’esistenza, l’icona della escort come veicolo di progresso e pacificazione sociale.
Ma il resto? E’ nebbia.
Se uno dice andreottiano, mastelliano, prodiano, vendoliano, veltroniano , etc., etc.,etc., sul piano della discussione tra persone di buon senso è come se pronunciasse la parola ‘grunt’, che fa solo scappar dal ridere…
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