lunedì, dicembre 05, 2005

D'Artagnan? Un balente!

Non so se abbiate avuto la ventura di vedere il dialogo televisivo a distanza tra il Bandito Mesina e il Presidente Cossiga, tutto incentrato sulla balentìa ed i balentes di nobili ed antichissime ascendenze barbaricine.

Concetti non facili per chi non abbia avuto l'occasione di una frequentazione non turistica con la Sardegna e la Barbagia, e non abbia potuto quindi sperimentatre l'osservanza, tuttora diffusa, del secolare codice d'onore del Supramonte, che indimenticati studiosi del rango di Antonio Pigliaru, rinomato docente di dottrina dello Stato all'Università di Sassari, ed altri non meno valenti giuristi, avevano qualificato come un vero e proprio ordinamento giuridico, imposto dalla consuetudine, preesistente alla codificazione del Regno Sardo-Piemontese ed addirittura alla stessa "Carta de Logu" di Eleonora d'Arborea, fonte ispiratrice di diverse normative anche fuori dell'isola.

Toccò a Montanelli sperimentarne la vitalità, allorché durante la sua permanenza a Nuoro, il padre, Preside di liceo, lo affidò con la massima tranquillità alla tutela di alcuni ex ricercati, appartenenti all'aristocrazia dei fuorilegge, ovviamente per ragioni di faida e non per veri e propri atti deliquenziali, consentendogli così di conoscere per l'appunto la balentìa ( o valentìa, se preferite).

Il Presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga e l'ultimo dei Banditi gentiluomini, accomunati da una condivisone di valori, che va ben oltre la diversità dei ruoli e delle posizioni sociali, hanno pertanto spiegato in che cosa consiste questo paradigma culturale o questo imperativo etico, che non è stato ancora disperso dalla civilizzazione e dai modelli consumistici.

Ecco la definizione più semplice e completa, che racchiude peraltro svariate articolazioni e sfumature sul piano esegetico e pratico.

Balentìa significa "Combattere, con coraggio (non solo fisico), per una causa ritenuta giusta, seguendo le regole della lealtà".

Nulla a che fare con rapine sequestri violenze intimidazioni ed assassinii, che purtroppo da una certa data in poi hanno inquinato l'ambiente sardo, con modelli importati dal cosiddetto continente, con le bravate facinorose dei giovinastri o i traffici di droga.

Gli atti compiuti contro la legge nascono dalla faida o dalla vendetta, la più elementare, primitiva forma di giustizia privata.

Il balente rispetta le regole e l'avversario ed anche il rappresentante dello Stato se riconosce che agisce correttamente.

E' stata una conversazione molto interessante, che ha messo in luce i rapporti di amicizia tra due personaggi, che rappresentano due facce della stessa realtà culturale e sociale di una terra, avvolta ancora per mille aspetti nell'aura della civiltà classica, metapolitica ed universale.

Bastano due esempi per confermarlo.

Il miliardario rivoluzionario Feltrinelli che, non conoscendo per nulla l'etica barbaricina, tentò di guadagnare alla propria causa Graziano Mesina, ottenendo da quest'ultimo soltanto qualche sorriso di compatimento, prima del tragico episodio di Segrate, non avendo compreso che quel mondo pastorale si librava sopra lo spazio ed il tempo dell'ideologia ed era disciplinato autonomamente da princìpi a loro modo metafisici.

E poi, la leggendaria figura di D'Artagnan, simbolo della Guascogna e di quanti si pongono a difesa della dignità dell'individuo, contro le ingiustizie e le prevaricazioni del potere, impegnandosi nella lotta, con coraggio e senso di responsabilità personale.
Anche D'Artagnan è un balente!



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