giovedì, aprile 19, 2007

Divorzio con querelle


L'emerito giudice si occupa di un caso abbastanza frequente in tempi di crisi dell'istituto matrimoniale: "divorzio con querelle".

Vale a dire disputa su un assegno divorzile richiesto da Lei a Lui, all'atto della richiesta di scioglimento consensuale del matrimonio da parte del marito.


L'unione consacrata dalla legge è durata sei anni, la separazione dura da cinque, ma, anche se i due ormai s'impipano uno dell'altra, questi anni si sommano ai precedenti. In totale quindi sono undici anni di vincolo, che pesano sulla sentenza di divorzio, insieme con la dichiarazione dei redditi di ciascuno dei coniugi.


Orbene, la donna dopo aver perso il lavoro con una liquidazione di diecimila euro, ne ha trovato un altro da seicento euro mensili.

All'atto della separazione il marito le ha già donato la metà dell'appartamento acquistato in comunione per un valore di duecentocinquantamila euro (valore complessivo dell'abitazione, quindi, un miliardo di vecchie lire).

L'uomo (si tratta di una coppia eteresessuale) aveva il vizio di ammirare altre donne, sicché la moglie, indispettita, decise di metter fine al rapporto coniugale, chiedendo la separazione (ma non l'assegno di mantenimento, in quanto, al momento della prima decisione, ella lavorava e non riteneva dovuto né decoroso farsi mantenere dallo sposo).

Si sappia che ancora oggi chi ha tendenze eterofedifraghe ha il destino segnato.
Per sempre.

Chi guarda un uomo e si accorge di avere una certa omofilia è forse più giustificato di chi guarda le donne, e prova ad intrattenere una relazione biblica con loro?

Andatelo a chiederlo a Cecchi Paone, che ha lasciato la moglie per un compagno, magari senz'assegno di mantenimento per la sua ex, neanche a titolo d'indennizzo morale.


Il consorte, inoltre, svolgeva un'attività d'imprenditore edile
ed è un altro neo.

L'edilizia è un campo delicato, tanto che, per evitare il fallimento dell'azienda, fu costretto a chiuderla.

E' vero che diede le giuste liquidazioni agli operai e che divenne dipendente della ditta acquirente le sue proprietà, per non esser dichiato fallito e farla comodamente franca con creditori e collaboratori.

Ma, siccome titolare della nuova impresa è la sua attuale compagna (prossima madre di un figlio concepito in comune), l'ex imprenditore è gravemente sospetto, e cumula su di sé un altro fattore controproducente in questa complessa materia.

"Vuoi vedere che il furbetto si sta costruendo un'altra esistenza (non solo sentimentale, ma anche patrimoniale), in vista del divorzio?"
E' la domanda che sorge spontanea sulla bocca dei più.

Insomma:
questi comportamenti puzzano lontano un miglio di manovre diversive nei confronti della legittima (anche dopo anni cinque di vita separata) consorte e sorge impellente la necessità di castigare.

Non importano l'appartamento regalato e che la donna quarantaseienne abbia un cespite, non proprio misero, lavorando.

Interessa invece il ruolo dell' uomo, il quale pensava di avere il diritto di starsene tranquillo, dopo aver sistemato le proprie obbligazioni naturali verso la moglie, all'atto della separazione, ed, in procinto di diventare padre, riteneva di non dover versare il dazio per un nuovo matrimonio.

E No!

Vuoi scioglierti dai ferri? Ebbene paga.

La sentenza, considerando la prima moglie parte debole, nonostante una sinecura di cinquecentomila euro ed una retribuzione di seicento euro al mese, le attribuisce un assegno di ulteriori seicento euro mensili.

Così è deciso.

Ben fatto, così impari a divorziare, uomo ingenuo e speranzoso...

Eppure, il grande Pietro Germi l'aveva ben individuata, in uno dei film più famosi, la via italiana al divorzio...


Il matrimonio in Italia è, soprattutto, un'assicurazione contro la vecchiaia.

Occorre ricordarselo prima di sposarsi e prima di divorziare
.

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