domenica, aprile 15, 2007

Caro Totò








Sono passati quarantanni dalla scomparsa del nostro più grande attor comico, multiforme talento dello spettacolo.
Tutto il mondo magnifica Chaplin?
Noi abbiamo Toto', che non invecchia e rappresenta vizi e virtù degl'italiani nella maniera più aderente alla realtà.
Sì, è vero, siamo un popolo alla ricerca della propria identità, ma inevitabilmente legato a quanto di autenticamente nobile e plebeo è presente da secoli nel nostro Dna.
Peccato che i decenni trascorsi dalla scomparsa del Principe De Curtis, figlio clandestino, ma genuinamente nobile, quanto a sentimenti, gusti, ironia e saggezza come un antico Borbone, siano stati terribilmente sconvolgenti per le nostre radici.
Quell' indimenticabile personaggio aveva avuto il merito di rappresentare i vari aspetti della nostra società, sia al nord che al sud, onesti o disonesti che fossero, riuscendo a darne un ritratto unitario, proprio come gli sforzi collettivi del secondo dopoguerra, negli anni della ricostruzione e del miracolo economico (e no) avevano modellato una struttura sociale complessivamente solida e ben caratterizzata dalla persistente distinzione tra bene e male.
Era chiara allora la differenza tra furbi e fessi, napoletanamente intesi e riportati scrupolosamente nel "Codice della vita italiana" da Giuseppe Prezzolini:la nostra comunità rimaneva ben ancorata a principi positivi, semplici, ingenui e chiari per tutti.
Oggi tra le rovine di quel tempo, si aggirano soprattutto volpi e iene pronte a ghermire, sghignazzando, qualsiasi preda, pur di raggiungere i miseri status symbol, a cui ci siamo fin troppo abituati, nel segno del compromesso e della confusione delle lingue.
Gli esempi portati nello schermo da Totò rappresentavano categorie umane eterne, indissolubili e soprattutto infungibili.
Oggi tutto questo sembra dimenticato ed ognuno è fungibile, in nome del successo fasullo, conquistato a qualsiasi prezzo.
Quelli che un tempo erano gli eroi, sono stati relegati ai margini della memoria comune, per lasciare il posto ai miti capovolti dello starsystem.
Non certamente alla maniera degli atleti greci classici, dediti con sacrificio alla conquista di traguardi di fama e considerazione generale, le generazioni attuali sembrano privilegiare, nei loro orizzonti, l'accesso al "Grande Fratello", come baluardo da possedere per raggiungere la celebrità senza fatica, fosse solo per un giorno, ed entrare trionfalmente nel tritatutto massmediatico.
Totò apparteneva ad un altro mondo, dove la nobiltà naturale aveva ancora un valore indefettibile.
Per questo che non tramonterà mai.
Nonostante l'evoluzione del costume, i suoi film attirano, divertono ed insegnano senza intellettualismi.
Forse un segno di sopravvivenza dell'originario genoma.


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