giovedì, agosto 04, 2005

Le convulsioni di Ezio Mauro



In un fosco articolo di fondo su Repubblica, il direttore tenta un'analisi della situazione del gruppo editoriale L'Espresso, dopo l'ingresso di Berlusconi nella società di Carlo de Benedetti, destinata al salvataggio delle medie imprese in difficoltà.

Ezio Mauro non nasconde il proprio imbarazzo, la sua prosa è schizofrenica, nel compiere l'acrobatico tentativo per distinguersi dall’iniziativa del suo patron, con qualche timido e velleitario conato d'indipendenza ideologica dall'operazione finanziaria che ha messo d'accordo i due ex nemici, ma si capisce che il boccone amaro non lo digerisce: è in preda ad indomabili dolori di stomaco.

Mentre procede nell'esame del caso, sforzandosi d'introdurre delle ridicole spiegazioni del tipo De Benedetti ha creato la società, ma non ha chiesto a Berlusconi di parteciparvi... e cercando di accreditare l'idea che, a destra, sono esultanti per lo sdoganamento del salotto buono della finanza per imprenditori privi della benedizione della massoneria radicalchic e di sinistra, il Nostro si lancia in una sequela di affermazioni gratuite sulla classe di governo, degna del più becero repertorio propagandistico dei sindacati di base e dei disobbedienti d'estrazione ferroviaria-bolognese.

Ora, che Mauro non riesca a nascondere al suo pubblico gli attacchi di bile, e sia in preda profondo malessere all'idea che dovrà autodisciplinarsi nella gestione del giornale, per paura di perdere lo scranno, si capisce pure.

Non ha certamente l'autonomia di un politologo come Sartori, che, se non altro, si è dimesso dall'associazione Libertà e Giustizia, sodalizio affiliato allo stesso gruppo economico da cui dipende il direttore di Repubblica, il quale, al contrario, è convinto magari di potersi mantenere al comando del giornale, per una sorta di vitalizio affidatogli in nome dell'intellighenzia progressista e dell'elevazione delle masse operaie.

Come fa a presentarsi in pubblico, libero d'insultare questa destra, mentre il suo padrone non disdegna di affiancarsi, nel modo degli affari, all'odiato Cavaliere?

In realtà, l'area moderata guarda l'evolversi dell'accordo con commenti, anche critici, sulle pagine dei giornali, per l'esito che esso potrà avere sugli equilibri politici, e con argomentazioni ispirate a compostezza, frutto di mancanza di complessi.

Se il risultato sarà strategicamente apprezzabile per l'economia del paese, si sarà data la dimostrazione che l'era del guadagno privato e del deficit pubblico, alle spalle del contribuente, non è più di moda e che il connubio avrà portato qualche progresso al libero mercato, nonostante le convulsioni di Ezio Mauro e della sinistra capitalista.


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