C’è un grande turbamento in chi desidera cambiare veramente la struttura di questa società, pur non credendo più alla politica.
Si ha l’impressione di essere presi in una morsa da cui è impossibile fuggire.
I partiti sono alla ricerca disperata di consenso, pur avendo consapevolezza dello scontento generale e della propria incapacità a colmare il vuoto tra paese reale e istituzioni, ridotte ormai a proprietà dei ceti dominanti.
Si parla di sempre maggiori infiltrazioni della mafia nelle liste elettorali e tra gli eletti.
Al sud, al centro, al nord, nessuna differenza sostanziale.
La gente pensa di essere sotto scacco e di non poter essere più rappresentata.
La corsa alle candidature è sempre più appannaggio di persone nullafacenti o interessate ai traffici poco puliti, agli intrallazzi, al vantaggio personale.
E’ un paese che muore.
La crisi immobilizza tutti e si vive nella speranza che non accada il peggio.
I modelli sociali che imperversano sono improntati al cinismo e all’indifferenza.
Il culto idolatrico del denaro s’impone alle varie componenti sociali come l’unico ‘valore’ da perseguire.
Ormai è la guerra per bande che si è instaurata nelle stanze del potere e a nessuno interessa la cosiddetta investitura popolare, anche perché non c’è autentica democrazia, rispetto delle regole, delle minoranze, delle voci diverse.
Un vero e proprio sconvolgimento meteorologico, uno tsunami ha investito ogni parte del territorio e la pesona comune è confusa, disarmata, incredula, senza certezze né difese.
Un turbillon che colpisce financo le coscienze ancora lucide, che vorrebbero reagire, ma non sanno come.
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