martedì, febbraio 17, 2009

Soru, vittima di se stesso


Un giornalista di " Le Monde", non molto tempo fa, intervistò il Governatore della Sardegna.

Dopo una domanda, il Presidente della Regione cominciò a rispondere e subito s'interruppe, facendo calare il silenzio tra sé e l'interlocutore, il quale, dopo un'attesa che pareva interminabile, provò a sollecitare il completamento della risposta, rimasta a mezz'aria.


Immediatamente, a quella che gli pareva un'intrusione, Soru reagì stizzito, intimando all'intervistatore: non m'interrompa !




Perché riportiamo questa notizia riesumata da "Il Giornale" in campagna elettorale ?




Perché in questo aneddoto c'è buona parte del carattere dell'uomo e gl'indizi della sua debolezza come uomo politico.




Ora che ha perso con l'onore delle armi, dobbiamo riconoscergli, insieme ad alcune gravi gaffes, almeno l'onestà di essersi dimesso per chiedere all'elettorato un giudizio sulla sua azione di governo, a dispetto del dissenso espresso all'interno della coalizione che lo aveva scelto come premier.




L'apporto dato alla sua rielezione dai partiti movimentisti e radicali ha avuto il sapore di una tattica strumentale per trovare, per essi, spazi altrimenti non conquistabili, alienandogli le simpatie di parte dell'elettorato cattolico.




A nulla, inoltre, sono valsi sia il personale appoggio di Walter Veltroni, che l'uso indiscriminato dei mass-media.




La sua "Unità" e "Repubblica" , la terza rete della radiotelevisione e la 7, "la Nuova Sardegna", "il Sardegna" e le reti radio-visive create dall'amico Nicola Grauso, smentiscono la sua presunta minorità nel campo della comunicazione e non danno la spiegazione della sua sconfitta, la quale, benché sostenuta mediaticamente, è sostanzialmente frutto della sua incompatibilità caratteriale con il mondo della politica militante, traffichina e sleale, ipocrita e affarista, opportunista e miserabile nel decretare la sua fine, con ciniche pugnalate alla schiena ed accordi elettorali trasversali e sottobanco, nell'ambito del centro-sinistra, per favorirne la caduta.




Soru, come buona parte dei sardi di razza, ha perduto paradossalmente per alcune qualità che l'alchimia della patitocrazia trasforma in difetti e colpe irreparabili.




L'inventore coraggioso e geniale di Tiscali, una realtà tecnologica che ha modernizzato il nostro paese e l'Europa, costituendo una spina nel fianco di colossi telematici monopolisti, decise di scendere in campo, forse per sopraggiunte difficoltà della sua azienda, ma soprattutto per conquistare nuove “chance e quindi maggiore possibilità d'influire sulle scelte di un territorio difficile, qual è da secoli l'isola dei nuraghi.




Egli aveva capito che un buon imprenditore, prima o poi deve fare i conti con chi detiene un potere forte come quello dei partiti, i quali possono essere motore di sviluppo o palla al piede del progresso, con cui occorre, comunque, scendere a patti.




All'inizio, il “Progetto Sardegna” si pose come un movimento al di fuori delle “camarille”, con un programma che puntava principalmente su tre elementi importanti: - ricerca scientifica, con la creazione di un polo universitario competitivo a livello internazionale;


- rivalutazione delle risorse agro-pastorali, con l'adozione delle tecnologie più avanzate per la produzione e la commercializzazione diffusa dei prodotti tipici regionali, protetti e garantiti dalle imitazioni;


-potenziamento dell'imprenditorialità turistica da estendere alle zone interne dell'isola, nell'attenta salvaguardia della natura.




Idee buone che però dovevano perire nel mare magnum della burocrazia dei compromessi e dei giochi di corridoio, una volta stretta l'alleanza con il centro-sinistra.




Errori strategici gravissimi si evidenziarono ben presto nel corso della sua leadership, tutti derivati dall'impostazione salesiana della sua formazione culturale, ancorata al “cattolicesimo rosso” degli anni sessanta e influenzata pesantemente dagli istinti estremisti degli ayatollah del post-comunismo, con cui maldestramente strinse un'innaturale legame ( come possa un fautore del libero mercato entrare in sintonia con l'ideologia assistenzialista, demagogica, antimodernista di una certa sinistra resta ancora un mistero).




A ciò si aggiungano alcuni stravolgimenti dei connotati propri della cosiddetta “sardità”, forieri delle più perniciose conseguenze per l'economia e l'immagine della Sardegna.




L'insofferenza per i pretesi colonizzatori del territorio ed i rigurgiti “revanscisti” contro i nuovi ricchi, maleducati ed arroganti, si tramuta da sentimento d'indipendenza individualista e senso della giustizia sostanziale, l'amore per la natura e la propria tradizione, fortemente connaturati al costume dei sardi, in provvedimenti giuridicamente aberranti e di rozza impronta giustizialista con tasse ed imposizioni fiscali anticostituzionali, in un assurdo braccio di ferro con il Governo centrale ed in vincoli all'attività edilizia privi di logiche giustificazioni ed attinti dal peggior repertorio dell'ambientalismo isterico e fanatizzato.




Le conseguenze negative di simili deviati atteggiamenti non tardarono a manifestarsi in un pervasivo arretramento culturale ed economico.




L'opposizione alla permanenza americana a La Maddalena e alla base della Marina militare italiana, nonostante il pannicello caldo del G8, rischiano di provocare un tracollo economico senza precedenti per la comunità dell'arcipelago “più bello del mondo”, e nascono dall'utopia dissennata di poter attirare imprenditori seri, in grado d'investire e produrre ricchezza, dall'oggi al domani, imponendo una patria potestà burocratica che contraddice i più elementari principi della libera iniziativa.




La contestazione aprioristica della Costa Smeralda e la contemporanea ricerca successiva del sostegno dell'Aga Kan Karim, per importare turismo internazionale nella fascia meridionale dell' isola, con baricentro nella provincia di Cagliare è il grottesco risultato di un campanilismo senza senso né scopi apprezzabili sotto il profilo dell'interesse generale.




Il Presidente si è attorcigliato nei pregiudizi e nelle contraddizioni di una classe politica insipiente portandolo ad enfatizzare il proprio animo di sardo fiero e leale, fino a capovolgersi nel parossismo estremista e declamatorio, nei più nefasti ed autodistruttivi impulsi autarchici.



Il risultato negativo di tale discesa agl'inferi si poteva intuire.




Che cosa poteva portare il connubio tra un imprenditore tutto sommato ingenuo ed i vecchi marpioni dei professionisti della politica se non un abbraccio mortale?



(Pubblicato anche su "Il legno Storto" ed "Il Mascellaro")


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sembra una buona analisi, anzi lo è senz'altro!
Dall'esterno, io vedo un prossimo futuro di sfruttamento del territorio e depauperamento paesaggistico, oltre ad una decadenza di civiltà, in quanto la civiltà è direttamente legata all'ambiente e alle vicende di "giustizia" che in esso gli uomini sviluppano. Speravo che almeno la Sardegna si salvasse dal declino. Ci vedo anche un sogno altruistico infranto.
Bene, viviamo l'epoca dell'illusionismo. La maggioranza degli italiani ama osservare il gioco delle tre carte. Contenti loro, contenta anch'io, per forza!
Arialuce

Anonimo ha detto...

[url=http://tinyurl.com/y9qxher][img]http://i069.radikal.ru/1001/35/75e72b218708.jpg[/img][/url]



Related keywords:
Tramadol capsule
Tramadol 24hour
buy cheap Tramadol online no prescription
Tramadol cod search list
buy prescription Tramadol
buy cheap Tramadol online no prescription
cash on delivery Tramadol no rx
Tramadol without prescription cash on delivery
[url=http://www.zazzle.com/AlexanderBlack]Tramadol online without presciption [/url]
[url=http://seobraincenter.ru]http://seobraincenter.ru[/url]
Tramadol overnight delivery
aggrenox Tramadol finasteride
is Tramadol tested for in urinalysis
Tramadol c.o.d.
buying Tramadol online
Tramadol side effects
Tramadol affect on stomach