giovedì, giugno 08, 2006

Onore alla Brigata Sassari


La morte del giovane Pibiri ed il ferimento degli altri commilitoni della gloriosa Brigata Sassari, ci riempiono il cuore di amarezza e di dolore.

Vorremmo sperare che questi sacrifici, i quali si aggiungono a quelli già numerosi, compiuti - nella storia del nostro paese- dai valorosissimi sassarini, servano a qualcosa nel cammino impervio della difesa della libertà, dei valori nazionali e comunitari, contro il totalitarismo ed il terrorismo internazionale.

Purtroppo, temiamo che siano perdite preziose quanto inutili, in un contesto politico come quello italiano, dove la tradizione di "Caporetto" e de "La guerra continua" di badogliana memoria, pare abbiano messo radici ineliminabili, rafforzando la vocazione al disimpegno, all'ambiguità, al proprio particulare, alla furberia e al "Correre in aiuto del vincitore" ogni volta che il vento gira.

In una nazione dominata dalle banderuole, che cosa vi potete mai aspettare?

I conati pacifisti a senso unico della Menapace e gli strilli isterici dei rifondatori del comunismo e dintorni, che non avendo mai avuto una patria si affidano alle cimici dell'arcobaleno per colmare la perdita dell'unica festa che a loro importasse, quella dell'Armata rossa staliniana.

In questa situazione politica rabberciata a sostegno della partitocrazia strangolatrice della società civile, in nome della conservazione dei privilegi della I Repubblica, siamo tutti, o quasi, figli della sconfitta della seconda guerra mondiale e dominati pervicacemente dagli eredi di quelli che Papini chiamava i"luridi bastardi di una disfatta", che contrassegnò la perdita della dignità nazionale e il senso antico dell'onore, che le nostre forze armate e le nostre istituzioni pubbliche faticano a riconquistare, come senso della comunità e senso dello Stato, come appartenenza ad un'identità storica e culturale, la tanto vituperata nazione - unico pressupposto per la costruzione dell'Europa e per la permanenza dell'Italia quale soggetto politico protagonista nel contesto internazionale.

Finora, i corpi scelti, fiori all'occhiello delle nostre forze armate, e prima fra tutti la Brigata Sassari, sono stati i custodi silenziosi ed orgogliosi della generosità dei servitori della patria, mai abbastanza remunerati, né economicamente, né moralmente.
Ma che volete che gliene importi di questi valori - presenti in ogni comunità civilizzata, a garanzia della res publica, dell'intresse comune o collettivo, ai sagrestani stanchi e ai descamisados della sinistra estrema, verde o rossa che sia?
Loro sono pronti ad inneggiare alla guerriglia e al terrorismo, in nome della patria altrui, ma pronti a bruciare la bandiera nazionale e a sputare sui nostri morti, disertando da qualsiasi dovere di solidarietà e responsabilità in materia di diritti umani.

Ebbene che ci stanno a fare l'Esercito e la Brigata Sassari con il loro onore, consacrato dal sangue di giovani vittime, che avevano scelto l'ordine e la disciplina e lo spirito di servizio, in un'epoca in cui quel che vale è unicamente l'egoismo individuale, o quello di classe o corporativo?

Ha quindi ragione l' affranto padre del Caporalmaggiore Alessandro Pibiri a chiedere il rientro dei nostri soldati.

L' esempio elevato dei valenti dimonios non serve a nulla in un paese come questo.

Noi non siamo ( tanto per citare paesi a noi vicini) né la Francia, né la Germania, né l'Inghilterra, dove la dignità dei militari rappresenta quella di tutti i cittadini, al di sopra delle ideologie e dei partiti.

Onore ai sassarini, dunque, a dispetto di una nazione che non li merita.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

O bruttu calloni!! onore ai civili e leucemia ai sassarini, che definisci anche poco remunerati..funti pagaus po nudda e da su dinai de nos'attrus.
tu anarchico?

Piero Sampiero ha detto...

Povero di spirito.

Anonimo ha detto...

Keep up the good work » » »