martedì, giugno 13, 2006

"IL Ribelle"



Quest'ultimo libro del grande contestatore, Massimo Fini, costituisce un atlante ragionato dei temi più importanti della cultura del nostro tempo, vista con le lenti del passato, che ancora dura nel presente, e la speranza di una possibile salvezza per il futuro, liberato dal peso dei pregiudizi.

Un'opera che si legge facilmente, nonostante i concetti espressi siano piuttosto elevati.

Un'esposizione articolata con pensieri spesso incorrect dal punto di vista del politically corrente nel nostro paese, a beneficio di una comprensione disinteressata delle varie civiltà contemporanee, poste dall'autore su un piano paritario, in omaggio al relativismo multiculturale.

Una lettura da consigliare a quanti vogliano affrontare le problematiche del nostro tempo, senza la camicia di Nesso dell'ideologia e le lenti colorate delle superstizioni post-illuministe.

E' come immergersi nelle acque fresche di un fiume incontaminato, per rigenerare il proprio pensiero.

Una salutare operazione per ritrovare riferimenti limpidi ad una visione del mondo alternativa, in cui vi sia spazio per un pizzico d'ingenuità, come quando si accenna all'autoeconomia, come forma alternativa al marxismo e al capitalismo.

Fini però non si lascia trascinare nella nostalgia di un mondo iperboreo, la cui esistenza mitizzata, costituisce, in contrapposto all'utopia del futuro delle religioni della ragione e del paradiso in terra, un'utopia rivolta al passato astorico ed irrazionale.



Sono un estimatore di Massimo Fini, pur non condividendone tutte le impostazioni, forse un po' troppo influenzate da posizioni localiste.Il suo "Manifesto contro la modernità" contiene molte proposizioni sottoscrivibili ed anche questo che definirei un "Dizionario del ribelle", derivando concetti e riflessioni da alcuni maestri del pensiero aristocratico come F. Nietzsche o della rivoluzione conservatrice come E.Junger o addirittura anticapitaliste in quanto antiusuraie, come le poetiche invettive di E. Pound, contiene voci del tutto condivisibili contro il mondo moderno ed i luoghi comuni della democrazia.Ovviamente, solo un anticonformista di razza, che guarda alla validità di alcunii valori del passato, costantemente misconosciuti dalla società contemporanea, poteva fare l'elogio del "bandito", inteso come personaggio coerente con la propria dignità e le proprie regole liberamente scelte.

Si raccomanda l'uso del libro a chi ancora non voglia soggiacere alla sclerosi e all'intorpidimento intellettuale.

4 commenti:

Antonio Saccoccio ha detto...

Post segnalato su Razblog.org.

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Piero Sampiero ha detto...

Grazie della segnalazione. Apprezzo molto "Radio Alzo Zero". Cordialità.

Anonimo ha detto...

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