sabato, settembre 06, 2008

La fine del cervello non è la fine della vita


L'articolo della Prof. Lucia Scaraffìa, storica, sull'Osservatore Romano di pochi giorni fa, ha sollevato molte polemiche sulla definizione scientifica di morte cerebrale, soprattutto in rapporto al problema degli espianti per la donazione di organi.

Da un interessante dibattito, tra la stessa Scaraffìa ed il Prof. C.A.De Fanti, medico ed esperto in materia di trapianti, è venuta fuori una verità di cui sono in pochi a rendersi conto per le conseguenze dell'importanti sul piano biologico ed etico:"la morte cerebrale" non coincide con la cessazione delle" funzioni vitali"; la morte è un processo irreversibile, che non si compie con l'accertamento della fine dell'attività del cervello.

Tanto è vero che sono numerosi i casi di donne clinicamente morte, le quali hanno portato a termine con successo la gravidanza.

Il pubblico, nella stragrande maggioranza, non conosce questa semplice realtà, che pone interrogativi alla scienza sulla definizione di un concetto dato per scontato, ma che, invece, dev'essere ancora individuato con rigore accademico, per non destare confusioni pericolose tra la gente.

Sia dunque reso merito alla Prof. Scaraffìa per aver lanciato un sasso nello stagno, con il suo intervento sul quotidiano del Vaticano.

La sua argomentazione è un invito a riflettere sul tema, complesso ed articolato, per credenti e non credenti, laici e cattolici.

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