E' cominciata la campagna elettorale e si susseguono le presentazioni di candidati e movimenti. Sono tutti dei ex machina, capaci, manco a dirlo, di risolvere i problemi del paese con l'appoggio del popolo e in nome della democrazia.
E' una specie di epidemia il dopo Monti: la fila dei candidati, personaggi pubblici provenienti da varie estrazioni (imprenditoria, partitocrazia, magistratura, mondo dello spettacolo, università, sindacati, professioni) è talmente lunga che si fa fatica a starci dietro, ma tutti danno l'impressione di essere convinti di proporre le scelte migliori per la comunità.
Ma chi ci crede?
Sì andiamo tutti a teatro per vedere questi nuovi protagonisti sulla scena pubblica, ma la gente sempre più avvertita dalle vicende degli ultimi anni non si lascia tanto incantare.
La politica e l'antipolitica sono in conrapposizione forte, ma ciò non vuol dire che ci siano motivi per lasciarsi ancora influenzare dagli aspiranti padroni del vapore o da vecchi manovratori.
Si parla di società civile, ma nessuno sa cosa sia questa società civile, che annaspa tra tasse e disgusto generalizzato per i partiti e che non ha più tabu', perche non crede più agli slogan e ai luoghi comuni.
Un magistrato, in vena di battute non troppo distanti dalla realtà, anziché commentare la nuova legge anti-corruzione, fa una denuncia ideologica affermando che la corruzione è fra tutti, pubblici enti e privati cittadini, e tra cittadini tra loro.
Il bel paese è tutta una corruzione?
E chi ci salverà?
Un nuovo Robespierre, un nuovo terrore?
Occorre diffidare in primo luogo dei giacobini.
La libertà è troppo importante per affidarci ai demagoghi, ai tribuni della plebe, ai giustizieri, ai politicanti vecchi e nuovi.
Pensiamo ad organizzarci come singoli e come comunità senza dare deleghe a nessuno, specialmente se sono deleghe in bianco.
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