venerdì, agosto 11, 2006

Ma le Prefetture non dovevano essere abolite?

Per conoscere quali siano le modalità per l'ottenimento della cittadinanza per gl'immigrati, secondo la nuova normativa predisposta dal Ministro Amato, ho voluto chiedere stamattina all'Ufficio di Polizia.

Molto cortesemente il funzionario addetto mi ha indirizzato presso la Prefettura, dandomi il nome dell'impiegato addetto al ricevimento delle domande e all'istruttoria delle pratiche

Ho telefonato, cercando della persona indicatami e, sono riuscito a parlare, dopo una buona attesa, con la responsabile della sezione immigrazione.

Alla donna chiedo se ci siano nuove direttive del Ministro per l'ottenimento della cittadinanza e, quella, per tutta risposta, con una risata sarcastica, mi risponde che la nuova legge non c'è.

Ovviamente si tratta di un disegno di legge, che dev'essere ancora approvato in aula, ma che comporta fin d'ora delle procedure innovative, per altri versi già introdotte, con provvedimenti regolamentari del Governo.
Peraltro, dal sito di Palazzo Chigi, cui necessariamente ritengo le Prefetture siano collegate, è stato diramato un inequivocabile comunicato, dal quale si ricavano le prospettate modifiche alla precedente disciplina della materia.

Anche se in senso atecnico, d'altronde, le nuove proposte vengono correntemente chiamate "Legge Amato".

Ecco in cosa consistono, nelle linee essenziali, come elaborato da www. governo.it:

"Il Consiglio dei Ministri ha approvato nella riunione del 4 agosto 2006, su proposta del ministro dell´Interno, Giuliano Amato, un disegno di legge - in linea con la direttiva europea 2003/109/CE istitutiva del "permesso di soggiorno CE" - che aggiorna la normativa sulla cittadinanza modificando la legge n. 91 del 1992. Tale disegno di legge prevede una serie di interventi che prendono in considerazione le varie situazioni che contraddistinguono la presenza degli stranieri nel nostro Paese e, in particolare, i nati nel nostro territorio, i minori che si ricongiungono ai propri familiari in età infantile o adolescenziale, gli stranieri extracomunitari maggiorenni.
Potrà acquisire il diritto alla cittadinanza italiana chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri, di cui uno almeno sia legalmente residente in Italia, senza interruzione, da cinque anni al momento della nascita, e in possesso del requisito reddituale previsto per il permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo. In tutti i casi, fatta eccezione per i bambini, la richiesta di acquisizione della cittadinanza italiana deve essere sottoposta all'accertamento della reale integrazione linguistica e sociale dello straniero nel territorio dello Stato. Tale requisito è esteso anche a chi sposa un italiano."

Ora, è possibile che questo testo non possa essere messo a disposizione del pubblico, in modo da mettere in condizione gl'interessati di sapere sattamente come stanno le cose?

No, non è possibile evidentemente, se per l'addetto al servizio nulla si muove.
Ovviamente l'iter da seguire è quello vecchio, con tutta una serie di documenti, attestazioni e legalizzazioni, che probabilmente la nuova disciplina non prevederà più.

Mi viene in mente la figura di quel soldato giapponese, che fu ritrovato non so più in quale località sperduta del teatro di guerra del '43- '45, che continuava ad aspettare l'ordine di arrendersi ancora in assetto di combattimento.

Ma poi, ragionando, mi dico: la notizia della recente riforma è conosciuta perfino dai bambini ; come mai quest'impiegata fa la spiritosa e mi snocciola a memoria tutta una serie di adempimenti, che alla fine saranno ritenuti superati e quindi inutili per chi li mette in atto oggi?

Ci dev'essere una sorta di crudeltà mentale, che si sviluppa nei cervelli dei burosauri ed impedisce loro di essere (come dovrebbero) al servizio del cittadino, con un minimo di buon senso e correttezza, nel rispetto dell'educazione e dello spirito civico, se non proprio dello Stato inteso come Istituzione al di sopra delle parti, compresi gli stessi burocrati.

Il lavoro forse viene inteso come un onere troppo pesante, per sentire il dovere di non infliggere vane sofferenze e stupide complicazioni ed ostacoli ingiustificati a chi voglia semplicemente ottenere un diritto.

E questo a prescindere dall'opinione che abbiamo di questa o quella legge, questo o quel regolamento, questa o quella circolare...

Colpisce quest'atteggiamento che farebbe inorridire qualsiasi europeo e che qui, in Italia, si deve subire con rassegnazione, come se l'ultimo usciere dell'ultimo Ministero fosse un viceré borbonico che, graziosamente, elargisce una concessione, magari secondo l’umore con cui si è svegliato la mattina.

Ma le Prefetture non dovevano essere abolite da decenni?

Lo chiediamo al Ministro Amato.