mercoledì, aprile 04, 2012

Dante Troisi il magistrato che fu...


E’ stato ripubblicato da Sellerio ‘’Il diario di un giudice’’, edito per la prima volta da Einaudi nel 1956, con una postfazione poco accorta di Andrea Camilleri, il quale ha in mente una figura diversa di magistrato, un po’ più terra terra, immerso nella società civile, uomo tra gli uomini ed anche affetto da strabismo o partigianeria come un comune cittadino e non alieno dai richiami della politica, materia poco commestibile, a nostro parere per chi voglia esercitare un potere imparziale, servo solo della legge e del diritto.
Il fatto è che dopo Troisi, che pure fu un intellettuale aperto al mondo contemporaneo, sofferente per il ruolo pesante di chi deve emettere sentenze, che comunque incidono sull’anima e la carne dei nostri simili, si è persa nella nebbia la funzione un tempo definita, non senza ragione, sacrale del giudicare.
Oggi si parla tranquillamente perfino di un partito dei giudici o di una casta nel senso corporativo del termine e non nel senso teologico di un tempo.
Giudici come Troisi, esempio cristallino di onestà morale, di coscienza critica del sistema giudiziario, modello di servitore dello Stato, tormentato dal dubbio e dalla sensibilità della costante ricerca della verità, non esistono più: abbiamo solo burocrati.  

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