
Come si fa a criticare Fanny Ardant?
Se si fa è perché si è obbligati.
Un mito è difficile che crolli, nonostante gli errori commessi.
L’abbiamo fatto in passato, per essersi prestata all’interpretazione della protagonista del film “L’odore del sangue” di un celebre sconosciuto regista napoletano: mise a repentaglio il suo patrimonio d’intelligenza e di eleganza con scene insulse e volgarotte.
Oggi, che leggiamo le sue parole sul terrorismo, rimaniamo interdetti, soprattutto per gli echi fanatizzanti che può suscitare il suo dire un po’confuso.
Ma quando la vediamo sulle pagine dei giornali o in qualche replay televisivo, non possiamo fare a meno di passare sopra a qualche sua superficialità.
Come si fa a non sorvolare su imprecisioni, inesattezzea storiche o a qualche grossolana valutazione sfuggitale dalla bocca ?
Sì, Fanny rimane l’immagine peccaminosa ed accattivante della nostra adolescenza, la seduzione fatta persona, non bellissima, ma l’essenza stessa del glamour.
A lei si può perdonare tutto.
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