Come non votare per Giannino e i suoi amici?
Le cose dette al Teatro Quirino appaiono anche non stereostipate ( il
welfare non si abbatte, si ricrea ) inducono al consenso elettorale dei
moderati.
Gli intervenuti hanno pronunciato parole appropriate sul piano tecnico
ed economico, elencato fatti veri ed insopportabili e denunciato senza
peli sulla lingua una classe politica decotta e parassitaria.
Lo spettacolo è stato ben rappresentato ed ha avuto applausi sentiti e
calorosi, ad indicare che finalmente qualcosa si muove in direzione di
una buona politica.
Eppure i maestri saliti sul palco, pur esprimendo argomenti eccellenti,
lasciavano un po' la bocca asciutta.
Mancava la visione di un avvenire non esclusivamente legato all'Homo
Oeconomicus, che si ponesse un po' più in là dello stretto economicismo.
Populismo tecnicista?
Forse è proprio questo è il limite.
Per lanciare il cuore oltre lo steccato, bisognerebbe aver appreso
qualche lezione della 'Psicologia delle folle' di Le Bon.
Non è sufficiente che l'amico Falasca invochi un anticipo dell'età
scolare, il raddoppio dei progetti 'Erasmus' e la rivoluzione digitale.
Una rivoluzione autentica,seppure non violenta, coinvolge ragione e
passione; genera un fuoco rigeneratore ed una volontà di programma
comune per uomini e cittadini che vivono la vita nella sua complessità,
nelle più varie sfaccettature e rifiutano di riconoscersi in una sola
dimensione.

Dunque?
Si può votare per i gianniniani (movimento non certamente all'altezza
dell'antico e vivace 'Uomo qualunque'), augurandosi che prendano i voti
dell'ex pdl, sperando peraltro che la battaglia la vinca Grillo,
sbaragliando la vecchia e maleodorante partitocrazia con tutte le sue
patetiche e pericolose lobby.