A rileggere "Il piacere" c'è da restare meravigliati dalla ricchezza del linguaggio e dalla capacità espressiva di Gabriele D'Annunzio.
Seppure ci s'impegni di trovare scrittori con gli stessi pregi, la forza evocativa di sensazioni, sentimenti, impressioni, emozioni, l'inconfondibile stile descrittivo di ambienti e persone e la penetrante analisi dell'animo umano, nella decadente società del novecento, non si trova l'eguale.
Beninteso, non considero il poeta pescarese un grande, un genio delle lettere, ma semplicemente un autentico artista della parola, vale a dire un maestro di tecnica dello scrivere, un talento che domina la lingua italiana, la forgia, adattandola a tutte le esigenze, con impareggiabile abilità, per raggiungere esiti formali di superba bellezza.
Tratte dalla sua vastissima produzione, rimangono nella mia memoria di ex liceale, in un tempo in cui l'antidannunzianesimo era la regola, come simbolo d'intensa sensualità le rime pagane della "Pioggia nel Pineto", ma ritengo che sarà doveroso riferirsi alle molte sue opere come testimonianza ineccepibile di un'epoca controversa e complessa della nostra storia.
A riflettere sulle donne descritte da Andrea Sperelli, nel romanzo citato, c'è da chiederesi se, ancora oggi, ci sia da scoprire qualcosa di nuovo dell'universo femminile più intimo, tante sono le sfaccettature della personalità muliebre, che
il vate ha saputo cesellare con dovizia di accenti, acutezza e perspicia di fine psicologo.
Al confronto la messe di manuali, saggi e scritti di vari specie e natura che affollano da decenni le librerie del mondo letterario o scientifico, non apportano alcuna originale idea sulle categorie dell'eterno femminino, visitate e rappresentate da questo inimitabile personaggio, che ha saputo incantare e stupire generazioni d'italiani ed europei, quasi fosse un novello Oscar Wilde o un intramontabile Capitano di ventura.
Quali altri esempi di letterati eruditi e creatori del mito fondato sul principio della vita come opera d'arte avete incontrato dopo di lui?
Chi ricorda "Les hussards"? C'era in Francia, negli anni sessanta,una cultura anti-ideologica, libertaire e joyeuse, irriverente verso le mode del tempo, dai gusti eleganti ed aristocratici,una compagine intellettuale lucida e brillante, acuta e valorosa, ardita e buissonière con fior di scrittori come Roger Nimier,Jacques Laurent,Michel Deon ed altri eminenti personaggi del calibro di Jean Giono, autore de "L'Ussaro sul tetto",una scuola di pensiero intramontabile.
mercoledì, aprile 11, 2007
D'Annunzio e poi?
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