sabato, giugno 25, 2005

Uomini in lacrime


Un'insigne commentatrice, all'interno di una discussione piuttosto complicata sul valore del pianto maschile, ha raccontato un episodio che di per sè non è degno di eccessivo rilievo, se non per l'interpretazione data all'insegna della psicologia più spregiudicata.

Questa gentilissima intellettuale, dal viso segnato da ineliminabili segni di sofferenze e macerazioni cerebrali e visibilmente indignata con l'egoismo e l'indifferenza degli uomini, narrava di un manager dal cuore di pietra, insensibile a tutto e a tutti, votato tutto intero alla carriera e al proprio interesse, che un bel giorno, alla vista di un cane agonizzante, incontrato casualmente per strada, e poi definitivamente trapassato, si mise improvvisamente a piangere singhiozzando, come mai aveva fatto nella propria vita.

Tale evento fu per lei una rivelazione, perché si trattava di un dolore disinteressato e le fece finalmente capire quanto quel rude personaggio fosse in realtà dotato di una profonda umanità.

Ora, ognuno in questo libero paese può pensarla come crede e le valutazioni di una femme savante sono sempre interessanti, specialmente se dette con gravità e convinzione dal bordo dei teleschermi, storcendo lievemente il labbro inferiore, in segno di disprezzo verso tutte le altre lacrimazioni maschili, che vantano, beninteso, un pedigree di tutto rispetto, fin dai tempi di Achille e Patroclo.

Finora ritenute universalmente compatibili con il concetto di virilità, qualora siano versate dai maschi in occasione di situazioni emotivante forti e coinvolgenti, le lacrime - comunemente intese una manifestazione di partecipazione intensa e spontanea al dolore di chi ci è vicino - devono quindi lasciare il passo di fronte al pianto "disinteressato", come quello che si può provare per la morte repentina di un cane sconosciuto.

Questo, nella sostanza, il ragionamento dell' austera rappresentante del mondo muliebre, la quale ha espresso, se non altro, un pensiero originale ed altamente educativo per i poveri cristianucci.

Uomini siete avvertiti: chi piange per la razza canina randagia lo fa disinteressatamente e, quindi, in maniera degna di considerazione per gli occhi femminili; chi lo fa per futili motivi, magari legati ad un affetto personale o al cospetto di tragedie che scuotono intimamente l'animo, per compartecipazione appassionata, è meglio che vada a nascondersi.

Il senso di umanità, insomma, o è generalizzato e canino o non è !

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