
Chi ricorda "Les hussards"? C'era in Francia, negli anni sessanta,una cultura anti-ideologica, libertaire e joyeuse, irriverente verso le mode del tempo, dai gusti eleganti ed aristocratici,una compagine intellettuale lucida e brillante, acuta e valorosa, ardita e buissonière con fior di scrittori come Roger Nimier,Jacques Laurent,Michel Deon ed altri eminenti personaggi del calibro di Jean Giono, autore de "L'Ussaro sul tetto",una scuola di pensiero intramontabile.
giovedì, gennaio 29, 2009
Traghetti e poltrone

sabato, gennaio 10, 2009
Invito alla lettura di Simone Weil

Forse avete già letto qualcosa di Simone Weil. Se non l'avete fatto, ve ne consiglio la lettura. Adelphi offre un catalogo completo delle sue opere, che in rapporto alla sua breve vita sono un vero e proprio prodigio del suo genio. A me piace soprattutto ricordare "La Grecia e le intuizioni precristiane" e "L'amore di Dio"con un'introduzione di Augusto del Noce su "S. Weil testimone del nostro tempo".
Se penso alle tante "femmes savantes"del nostro tempo, non posso fare a meno di notare la differente statura intellettuale e culturale di questa giovane donna, febbricitante di passione per la mistica e per le fonti della civiltà occidentale, scomparsa prematuramente, ma stella splendente per l'eternità, nel cielo dei talenti di primaria grandezza.
Nelle sue "Lezioni di filosofia", che sto leggendo, ci sono indicazioni succinte, ma acute, sui concetti fondamentali e sulle conquiste del pensiero da parte dei grandi pensatori dell'umanità ascritti all' Occidente.
Molto perspicue le considerazioni sulla conoscenza di sé, attorno a cui, fin dai tempi di Socrate, ognuno di noi s'interroga.
E' semplicemente strabiliante come quest'autrice riesca cogliere l'essenza delle cose, attraverso una logica stringente ed una profonda analisi dell'anima del mondo, con un excursus affascinante e coinvolgente.
Buona lettura a chi voglia approfondire la sua scienza.
giovedì, gennaio 08, 2009
L'ingiustizia tributaria

Più che la terzietà del processo in tale materia, pare avere privilegio l’amministrazione finanziaria in tutte le sue svariate forme al solo scopo di evitare che il diritto di difesa, con lo specchietto per le allodole di una giurisdizione ad hoc, possa esercitarsi effettivamente ai sensi dell’art.111 Cost.
Si tratta solo di un escamotage per consolidare lo strapotere e gli abusi che l’applicazione di tributi esosi da parte della burocrazia continui indefinitamente, in barba allo stato di diritto e alla salvaguardia della libertà del cittadino (che tramite il potere di tassare può tranquillamente ritrovarsi in una condizione di schiavitù: se lo stato in maniera diretta o indiretta può appropriarsi a piacimento del reddito che ognuno produce, dove finisce l’autonomia della persona?).
L’amministrazione pubblica fa raro uso dell’autotutela per correggere i propri errori formali e sostanziali.
Si vede bene come le cartelle pazze siano diventate la regola nel nostro ordinamento e come pagamenti, divenuti inesigibili per termini scaduti, siano invece inflitti per l’eternità al contribuente, con aumenti dei costi e nessuna garanzia per il singolo.
Avete mai provato a seguire un procedimento di fronte alle commissioni tributarie non presiedute da un magistrato di ruolo?
Nel migliore dei casi si tratta di una pantomima vergognosa ed umiliante, che comporta spese indescrivibili per l’erario e serve unicamente a proteggere imposizioni arbitrarie ed illegittime.
Gli ammiccamenti tra componenti del collegio ed i funzionari, spesso incompetenti e fannulloni, incapaci di applicare correttamente le norme, i quali trovano molto comodo appuntare l’attenzione più sui soggetti onesti che sugli evasori, sono all’ordine del giorno.
Parecchi commercialisti fanno il gioco dell’ente impositore sotto la bandiera del tengo famiglia, soggiacendo al timore riverenziale ed ai ricatti morali degl’impiegati finanziari di ogni ordine grado e dei membri delle commissioni.
Ben venga dunque, anche in questo campo la riforma della giustizia, con parità di diritti per le parti com’è d’uso nei paesi civili, tranne il nostro, improntati a regole di autentica democrazia.
venerdì, gennaio 02, 2009
La guerra del Capodanno
Esse si accompagnano alle ottomila degl'incidenti stradali nell'ultimo decennio, cui si aggiungono quelle della droga e della lotta di mafia.
L'alba del 2009, al di là degli auspici verbali che ciascuno di noi non rinuncia a formulare, non è fausta per nulla.
I superstiti delle classi medio-piccole ormai annaspano.
Dopo la tassazione predatrice, è giunta una crisi economica epocale, alla quale la politica, senza distinzione tra destra e sinistra, imprigionata dalla burocrazia e dal sistema bancario, non sa dare risposte adeguate, con tutto il rispetto per i provvedimenti minimi adottati a favore dei ceti più deboli, grottescamente invitando a consumare, magari indebitandosi...
L'esortazione ha avuto successo. Infatti le somme spese per cenoni e festeggiamenti hanno superato quelle dell'anno decorso, ma purtroppo anche questo fatto non è che un segnale di disagio.
Ormai una società come la nostra, priva di punti di riferimento, non trova altro modo di reagire che rifugiandosi nel più bieco materialismo egocentrico.
Le parole di Benedetto XVI hanno il suono della verità, per credenti e no, laddove denunciano i disastri di una globalizzazione che dimentica l' etica.
Al di là di alcune manifestazioni di solidarietà sociale, di rispetto dell'altro e di onestà individuale, il panorama generale è desolante.
Schiavi di bande di grassatori, impadronitesi della pubblica amministrazione, che gestiscono la burocrazia come un affare personale, ai cittadini è data soltanto la possibilità di esercitare la furbizia come sistema di vita, a danno dei pochi esemplari di gente onesta e di una corretta relazione tra istituzioni e soggetti privati, in un crescente degrado e disfacimento dello Stato e della massima noncuranza per l'interesse generale.
Basta guardarsi attorno per vedere come il mancato rispetto delle regole in ogni campo, il malcostume pervadente, sia divenuta l'unica norma da seguire. La lettura di "Cabaret Voltaire" di Pietrangelo Buttafuoco, pur con tutte le riserve in materia di salvaguardia delle libertà individuali e collettive, è un'utilissima disamina della desertificazione dell'Occidente e dell'Italia in particolare.
La perdita del Sacro coincide con la distruzione delle radici e delle idee, del patrimonio culturale e dell'identità spirituale del vecchio continente, che da decenni non ha più un'anima.
Ora, in un mondo di cartapesta come questo, non sono certamente i consumi a risollevare una comunità.
Ci vuole molto di più per una vera rinascita.